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Parco d’Abruzzo: la centrale idroelettrica rinasce e tre fotografi le dedicano un libro

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Il Parco Nazionale d’Abruzzo è uno dei più antichi d’Italia. I primi a riconoscerne il valore paesaggistico e ambientale furono i Savoia negli anni ’20. Poi è entrato regolarmente nella rete nazionale dei Parchi italiani, ma dentro il suo perimetro -nel Comune di Villetta Barrea- c’era una centrale idroelettrica inattiva. I

ll prossimo 30 marzo la centrale sarà rimessa in funzione. È stata ferma molti anni ed è riconosciuta patrimonio architettonico e storico risalente al 1910. È un esempio di architettura industriale, memoria di un tempo agreste con i pastori della transumanza e i “cafoni” attaccati alle tradizioni. Sono proprio i cafoni e la privazione della corrente elettrica i protagonisti di Fontamara, il bellissimo libro dello scrittore antifascista Ignazio Silone. La centrale di Villetta Barrea ha ispirato un progetto fotografico oggi ricco di partecipazione per la rigenerazione in chiave sostenibile e come simbolo di un’epoca in cui i bisogni delle persone diventano strumentali all’affermazione del potere. No, non c’è nessun cenno a Silone e a Fontamara nell’invito per il 30 marzo.

La storia della centrale

La centrale ha avuto una funzione determinante per le popolazioni. Il 30 marzo sarà ri-inaugurata e con l’occasione sarà presentato il libro fotografico “Acqua Corrente”, che racconta per immagini le sensazioni dei cittadini, portate allo scoperto grazie all’esperienza di tre fotografi. Chi sono ? Alfredo Corrao, docente di fotografia, specializzato nella documentazione di beni culturali; Yvonne De Rosa, artista originale nella ricerca di immagini come occasione di scambio culturale; Simona Filippini, già allieva a Parigi del maestro Paolo Roversi.

Il libro è stato commissionato dalla Società EnergRed che ha rilevato la vecchia centrale. “È stato pensato come omaggio a una comunità che sa di essere bella e ha l’orgoglio di mostrarsi come tale. Il recupero della centrale idroelettrica ha un’armonia con il territorio, per la sua funzionalità operativa e per la sua sostenibilità ambientale” ha spiegato Moreno Scarchini, fondatore e CEO dell’azienda.

L’impianto si è fermato una prima volta durante la Seconda guerra mondiale. I tedeschi lo distrussero e l’Enel lo ripristinò nel 1952 e poi ancora negli anni ’90, finché nel 2015 un’alluvione ne interruppe nuovamente il servizio. EnergRed l’ha portata a nuova vita mediante un moderno revamping. Sulla base del rilancio dell’impianto come progetto di transizione energetica, si è sviluppato il progetto fotografico e il libro. L’azienda energetica ha voluto rafforzare la sua presenza valorizzando la memoria locale. Come dice il sindaco Giuseppina Colantoni la comunità ha i suoi ricordi. “Per tutti noi villettesi è “la centralina”, da sempre”- spiega. “Pochissimi borghi possono vantare di possederne una: è un bene prezioso per il forte valore sociale che ha per la comunità”. Eh si, andava rimessa in funzione.

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Categories: Cultura