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Panetta (Bankitalia): “L’Europa deve puntare sull’innovazione per far decollare crescita e produttività”

Al 20° Foro di Dialogo Spagna-Italia, il governatore di Bankitalia Fabio Panetta ha evidenziato la necessità di un’azione collettiva europea per ridurre il divario produttivo con gli Usa e puntare su innovazione e investimenti strategici

Panetta (Bankitalia): “L’Europa deve puntare sull’innovazione per far decollare crescita e produttività”

Fabio Panetta, governatore della Banca d’Italia, ha partecipato al 20° Foro di Dialogo Spagna-Italia, lanciando un avvertimento sulla situazione economica dell’Europa. Dalla crescente disuguaglianza negli investimenti rispetto agli Usa, al nodo del debito pubblico, fino alla proposta di creare una “capacità di bilancio comune” per sostenere il futuro del continente, Panetta ha delineato la strada da percorrere. Il suo messaggio è chiaro: per superare le crisi, l’Europa non può più fare piccoli passi, ma deve adottare un piano coraggioso e collettivo: “Collocare l’innovazione al centro delle politiche economiche come motore della produttività̀ e della crescita, mobilitando a tal fine risorse pubbliche e private”.

Il divario produttivo con gli Stati Uniti

Il numero uno di Via Nazionale, ha affrontato il tema della produttività europea, sottolineando il crescente divario con gli Usa. Ha osservato che la “debolezza strutturale” dell’economia europea è legata alla bassa crescita della produttività, dovuta alla scarsa capacità di innovare. “Se l’Italia o la Spagna fossero uno degli Stati della federazione americana, si collocherebbero nel quintile più basso in termini di Pil pro capite”, un dato che, sebbene preoccupante, serve come spinta per migliorare. Panetta ha inoltre criticato il ritardo degli investimenti europei in ricerca e sviluppo, che sono solo il 60% di quelli statunitensi, e ha sottolineato il gap crescente negli investimenti in intelligenza artificiale, con l’Europa ben lontana da Cina e Stati Uniti. “Rimanere ai margini del processo tecnologico sarebbe miope”, ha concluso, lanciando un monito sulla necessità di un cambio di passo: “L’innovazione deve essere messa al centro delle politiche economiche” per aumentare la produttività e stimolare la crescita.

Panetta: “Il gap negli investimenti in R&S sta aumentando”

Panetta ha posto l’enfasi sulla scarsità di investimenti in Europa. Secondo lui, “negli ultimi dieci anni, in Europa gli investimenti produttivi sono stati sistematicamente inferiori a quelli degli Stati Uniti; il divario, che negli anni precedenti la pandemia sembrava essersi ridotto, ora sta nuovamente ampliandosi.” Questo, ha spiegato, riguarda non solo gli investimenti in infrastrutture ma anche quelli in “ricerca e sviluppo,” che “segnalano problemi di qualità e composizione della spesa”.

Panetta ha proseguito facendo riferimento alla necessità di ingenti risorse per garantire “una crescita sostenibile e l’autonomia strategica dell’economia europea”. A tale proposito, ha citato diverse analisi che stimano che la doppia transizione verde e digitale, insieme al rafforzamento della difesa, richiederanno un impegno di “800 miliardi di investimenti pubblici o privati aggiuntivi ogni anno fino al 2030.” Questo ammonta a circa il 5% del Pil dell’Ue all’anno. Tuttavia, il governatore di Bankitalia ha sottolineato che “questo importo non include tutte le spese necessarie per migliorare la capacità innovativa, come quelle per la formazione di competenze legate alle tecnologie emergenti”.

Tre aspetti chiave per gli investimenti

Panetta ha poi esplorato tre aspetti fondamentali che devono guidare gli investimenti strategici europei. Il primo riguarda la necessità di progetti a livello europeo, poiché “gli investimenti risulterebbero troppo onerosi per i singoli Stati membri, anche i più solidi finanziariamente.” Solo interventi comuni, ha spiegato, possono migliorare “il funzionamento del mercato unico, sfruttare economie di scala, evitare le duplicazioni che si avrebbero con azioni a livello nazionale e scongiurare i problemi di free riding tipici dei beni pubblici”.

Il secondo punto riguarda la provenienza dei fondi: “Interventi di questa portata richiedono un contributo congiunto di risorse sia pubbliche sia private.” Panetta ha ricordato che “quattro quinti degli investimenti produttivi europei sono stati finanziati da privati, mentre la parte restante è stata realizzata dal settore pubblico.” Tuttavia, ha aggiunto, “è ragionevole attendersi un aumento della quota pubblica, poiché molti interventi – come la produzione di tecnologie innovative, la transizione digitale, la sicurezza energetica e la difesa – riguardano beni pubblici europei”.

Infine, il numero uno di Via Nazionale ha sottolineato l’importanza di “spiegare con chiarezza ai cittadini europei che i costi elevati degli investimenti saranno bilanciati da benefici anch’essi elevati.” Questo approccio, ha aggiunto, è fondamentale per “tutelare le fasce più deboli della popolazione, che potrebbero risentire maggiormente dei cambiamenti,” e per “ridurre eventuali resistenze sociali e politiche, rafforzando il sostegno al progetto comune”.

Il ruolo delle risorse pubbliche e il debito comune europeo

Panetta ha continuato ad analizzare la situazione economica dell’Europa, parlando del debito pubblico: “Da un lato, alcuni paesi presentano un alto debito pubblico – un problema rilevante per l’economia della Spagna e ancor più per quella dell’Italia. Dall’altro lato, il debito comune europeo è esiguo.” Gran parte di questo debito è legato al programma Next Generation Ee (Ngeu), con “650 miliardi di euro” destinati al “Dispositivo per la ripresa e la resilienza.” Tuttavia, ha avvertito che “il programma terminerà nel 2026,” e che, a partire dal 2028, la “consistenza dei titoli comuni inizierà a diminuire, fino a diventare pressoché nulla nei successivi tre decenni”.

Panetta ha fatto appello a una “capacità di bilancio comune per finanziare beni pubblici,” chiarendo che questa proposta “non implica la creazione di una fiscal union né richiede un ministro delle finanze europeo o meccanismi di trasferimenti sistematici tra paesi.” L’obiettivo è “istituire un programma di spesa comune per finanziare investimenti indispensabili per tutti i cittadini europei, realizzando un productivity compact a livello continentale”.

Infine, ha esemplificato come un piano di investimenti di 800 miliardi all’anno, con un quarto finanziato da debito comune, porterebbe il debito europeo al “6 per cento del Pil della Ue nel 2030,” sottolineando che l’aumento di passività sarebbe “contenuto e finalizzato esclusivamente ad accrescere la produttività dell’economia europea”.

Creare un mercato dei capitali europeo

Un altro tema fondamentale trattato da Panetta è stato la creazione di un mercato dei capitali europeo. “Uno dei maggiori ostacoli all’innovazione in Europa è la mancanza di un mercato dei capitali efficiente e integrato su scala continentale,” ha affermato. Secondo Panetta, questo mercato dovrebbe essere in grado di “selezionare gli imprenditori più capaci e di sostenere progetti ad alto rischio e alto rendimento sin dalle loro fasi iniziali”.

Ha aggiunto che un mercato dei capitali europeo richiede la collaborazione di “intermediari e investitori privati” non solo per il finanziamento, ma anche per “vagliare e monitorare i progetti.” Inoltre, ha sottolineato che “il ruolo del mercato azionario e di altre forme di finanziamento specializzate, come il private equity e il venture capital, sarà fondamentale”.

Per costruire questo mercato, Panetta ha evidenziato due problemi principali: il primo è la mancanza di un “titolo pubblico europeo privo di rischio,” che “faciliterebbe la determinazione del prezzo di prodotti finanziari” e stimolerebbe lo sviluppo del mercato. Il secondo problema riguarda “l’incompletezza dell’Unione bancaria,” che costringe le banche a operare principalmente su mercati nazionali. “L’istituzione del Meccanismo di vigilanza unico e del Meccanismo di risoluzione unico ha rappresentato un importante passo in avanti, ma non è bastata a creare un mercato bancario europeo pienamente integrato”.

Panetta: “L’Europa si forgerà nelle crisi, serve un’azione unitaria”

Concludendo il suo intervento, Panetta ha citato Jean Monnet, ricordando che “l’Europa si forgerà nelle crisi,” esortando i paesi membri a cogliere le sfide come opportunità per un cambiamento profondo. Panetta ha ribadito che “nessuno Stato membro può riuscirci da solo” e ha sollecitato un’azione unitaria a livello europeo per “rafforzare la sovranità tecnologica, creare posti di lavoro e migliorare la qualità della vita dei cittadini”. In poche parole: “L’Europa deve puntare in alto” per trasformare le difficoltà in opportunità di crescita e progresso, facendo squadra.

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