Tutto pronto, o quasi per i Panda bond italiani. Il nome scelto (e il motivo della scelta si capirà a breve) farà sorridere molti investitori, ma in realtà si tratta di una cosa serissima. Parliamo obbligazioni emesse da Cassa Depositi e Prestiti che faranno dell’Italia il primo Paese del G7 a emettere titoli di denominati in Renminbi (la moneta di Pechino) e collocati presso investitori cinesi.
“I panda bond che verranno emessi tra qualche giorno saranno da 150 milioni per ora”, ha annunciato il 10 luglio il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, a margine di lavori del First China-Italy Dialogue. “Manca solo firma per completare la procedura di emissione. Saranno bond per finanziare le imprese”, ha spiegato il titolare di via XX settembre. Per avviare ufficialmente l’emissione c’è infatti da aspettare l’ok della Banca Popolare Cinese, ma data la sicurezza mostrata da Tria, l’autorizzazione dovrebbe essere alle porte.
PANDA BOND: COSA SONO
Partiamo proprio dal nome “originale” scelto per queste obbligazioni. Secondo quanto spiegato dalla società di consulenza EY2, la denominazione si deve ad un’abitudine internazionale in base alla quale le emissioni di bond in valuta locale da parte di emittenti stranieri, vengano chiamate con il nome della mascotte del Paese nel quale l’obbligazione viene emessa e collocata. Inutile dire quale sia uno dei simboli di Pechino.
La prima emissione di Panda bond risale al 2005, quando International Finance Corporation e la Asian Development Bank, collocarono obbligazioni per 4 miliardi di renminbi. Nel corso degli anni il mercato si è sviluppato e alla fine del 2017 l’importo totale dei Panda Bond emessi sul China Interbank Bond Market ha superato i 123,4 miliardi di yuan.
In Italia si era già parlato di Panda bond lo scorso marzo (dopo la firma di un protocollo d’intesa tra Cdp e Bank of China del 28 agosto), quando l’Italia, non senza polemiche da parte degli altri Paesi europei e degli Usa, è entrata ufficialmente nella Via della Seta, il piano di investimenti infrastrutturali a tutto campo riguardanti, porti, ferrovie, energia, strade, telecomunicazioni ecc. lanciato dalla Cina quasi 6 anni fa.
In quel frangente, Cassa depositi e prestiti e Bank of China Limited firmarono un accordo di collaborazione volto a supportare la crescita delle imprese italiane in Cina. Tra i vari strumenti di supporto, l’intesa prevedeva un programma di co-finanziamento per imprese italiane che investono in Cina da 4 miliardi di Renminbi e l’emissione di obbligazioni, denominate appunto Panda Bond, da 5 miliardi di Renminbi, pari a 650 milioni di euro.
PANDA BOND: VERSO LA PRIMA EMISSIONE
La prima emissione dei panda bond, secondo quanto specificato da Tria, sarà pari a 150 milioni di euro su un totale di 650 milioni (5 miliardi di yuan).
Questi titoli saranno destinati ad investitori istituzionali operanti in Cina – come assicurazioni o fondi pensione – e i proventi raccolti saranno usati per finanziare succursali o controllate di aziende italiane con sede a Pechino.
“In Cdp abbiamo circa 60 aziende italiane che operano in Cina in cui abbiamo una partecipazione diretta o indiretta e che generano 3,5 mld di fatturato. Cdp è pronta a compiere un importante salto di qualità con la Cina. Vogliamo realizzare un supporto finanziario più strutturato alle imprese italiane in Cina per affrontare la crescente domanda del Made in italy. Per questo lanceremo i Panda bond che finanziarenno le Pmi in Cina. Attendiamo l’ok all’emissione ma ci sono già manifestazioni di interesse”, ha annunciato Fabrizio Palermo, ad di Cdp, aggiungendo che “abbiamo anche avviato contatti con dei fondi cinesi e vogliamo sostenere il piano di ingresso e di espansione delle nostre partecipate in Cina. Penso a Snam e ad Ansaldo Energia”.