L’annuncio ufficiale arriverà solo domani ma ormai non ci sono più dubbi: Carlo Ancelotti sarà il prossimo allenatore del Bayern Monaco. “Domenica renderò pubblica una decisione che il club conosce già” ha spiegato Guardiola, confermando di fatto il suo addio al calcio tedesco dopo tre stagioni. La notizia è di quelle grosse e non solo perché siamo a dicembre: il modus operandi bavarese, infatti, non è certo una novità. Già nell’inverno 2012 il Bayern annunciò l’arrivo di Guardiola in piena era Hitzfield, mossa che non pregiudicò affatto il proseguo della stagione tanto che poi, a maggio, Marienplatz festeggiò Bundesliga, Coppa di Germania e Champions League. In attesa di sapere se la storia potrà ripetersi (Guardiola vorrebbe tanto salutare con un trionfo europeo) ci ritroviamo a commentare una vera e propria rivoluzione, peraltro destinata ad estendersi in tutti i maggiori campionati.
L’effetto domino, già di per sé probabile, diventa addirittura scontato dopo l’esonero di Josè Mourinho, scaricato dal Chelsea e pronto a rientrare sul mercato. Difficile, se non impossibile, stabilire con certezza la prossima “mappatura” delle panchine europee anche se, a dire il vero, qualche indizio c’è. Guardiola, una volta ceduto il posto ad Ancelotti, dovrebbe accasarsi al Manchester City mentre il Chelsea, temporaneamente affidato a Hiddink, pare intenzionato a corteggiare Simeone e Conte, guarda caso i più simili a Mourinho come stile e personalità. E lo Special One? Per ora si lecca le ferite ma c’è da scommettere che tornerà presto in trincea. Dove è difficile a dirsi, di certo non sono molti i club che possono permettersi il suo faraonico ingaggio (12 milioni netti a stagione) e le sue richieste sul mercato. Uno di questi è sicuramente il Paris Saint Germain: due anni fa lo sceicco Al-Thani gli offrì ponti d’oro, lui declinò preferendo tornare dall’amico (?) Abramovich. Ora la storia potrebbe cambiare e pensare a Mourinho all’ombra della Tour Eiffel (magari assieme a Cristiano Ronaldo) non è affatto un’utopia. Occhio però al Manchester United: Van Gaal traballa pericolosamente e Alex Ferguson, si sa, è da sempre un ammiratore del portoghese. C’è poi la suggestione Real Madrid, peraltro alimentata da Florentino Perez in persona (“nessuno può prevedere il futuro”), che però sembra destinata a rimanere tale.
Il presidente della Casa Blanca stravede per Mou ma lo stesso non si può dire della piazza, ragion per cui il dopo Benitez (difficile che Rafa venga confermato) vede Zidane in pole position. Zizou è un vero e proprio totem del madridismo e pazienza se il suo curriculum da allenatore si limita al Castilla, seconda squadra del Real attualmente in terza divisione: il Bernabeu freme e Perez, già molto contestato per l’esonero di Ancelotti, sembra intenzionato ad assecondarlo. Tutto questo bailamme di nomi non riguarda l’Italia, almeno non direttamente. I top manager sono fuori portata per la Serie A ma anche da noi le panchine ballano, eccome se ballano. Ad oggi colui che rischia di più è sicuramente Garcia, il cui futuro giallorosso è davvero appeso a un filo. Una vittoria col Genoa potrebbe prolungargli la “vita” ma non è nemmeno detto che basti, tanto che nella Capitale si fa già il nome di Marcello Lippi. “Domenica allenerà lui” ha glissato Sabatini, una conferma debolissima che sa tanto di commiato. Un po’ più sereno (ma neanche poi tanto) Mihajlovic, rialzatosi dopo la vittoria sulla Sampdoria. Al momento non rischia nulla ma la partita col Frosinone sarà molto delicata: l’ennesimo passo falso, infatti, autorizzerebbe qualsiasi tipo di scenario.