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Palestre e piscine chiuse: SOS di Barelli, Malagò e lavoratori al Governo

FIRSTonline - Lorenzo Gennari

Uno dei primi ad avvertire l’imminenza della crisi del settore a seguito degli stop alle attività per far fronte a quella che all’epoca era “solo” un’epidemia, è stato Paolo Barelli, presidente della Federazione Italiana Nuoto, che ha chiesto, in una lettera aperta, misure urgenti per sostenere l’economia dello sport su base nazionale. Ora è Giovanni Malagò, presidente del Coni, a farsi interprete delle istanze di tutti gli operatori del settore chiedendo al Governo di inserire anche il comparto sport, sia professionistico sia dilettantistico, nell’annunciato piano di sostegno economico pensato per compensare i disagi e le emergenze dovute al Coronavirus.

Il rischio è altissimo, perché, a causa dello stop prolungato, il funzionamento degli impianti è messo in discussione dagli ingenti costi di gestione. Tanto i piccoli, quanto i grandi centri, temono il fallimento. L’ipotesi non fa che aumentare le paure di tutti i lavoratori del settore, molti dei quali precari o con partita IVA.

Eppure, senza il contributo di personal trainer, istruttori, allenatori, tecnici addetti alla manutenzione, nessun impianto potrebbe funzionare. Il personale e lo staff tecnico di piscine e palestre è la materia prima indispensabile per poter mandare avanti ogni attività didattica o ricreativa. Per non parlare del ruolo formativo nell’avviamento allo sport che svolgono gli insegnanti delle varie discipline. In tal senso, questi lavoratori sono parte integrante della cultura italiana.

Tra l’altro, gli operatori del settore sportivo non sono a tutt’oggi tutelati a livello previdenziale né dalle società sportive, né tantomeno dallo Stato. Il loro unico sostentamento è la prestazione lavorativa.

Sarà per questo che online è partita un’iniziativa volta alla sensibilizzazione della politica nei confronti di una categoria di lavoratori troppo spesso trascurata. “Capiamo perfettamente l’emergenza sanitaria in atto – si legge nell’appello – chiediamo però al Governo che si faccia promotore di azioni che aiutino la nostra realtà sportiva a perseguire serenamente quello che è stato sino ad oggi il nostro principale lavoro, svolto con qualsiasi atleta di qualsiasi livello”.

Nello specifico, i firmatari chiedono: 

  • L’istituzione presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze di un “fondo utenze” per la ripresa economia degli impianti sportivi
  • La riduzione del pagamento dei canoni per l’impiantistica pubblica e privata
  • L’istituzione di un fondo per risarcire i costi sostenuti per la copertura assicurativa dei tesserati (infortuni e RC) da parte delle società iscritte al registro nazionale del CONI, relativamente al periodo d’emergenza
  • La riduzione dei costi delle utenze (luce, acqua, gas) per associazioni ed imprese che gestiscono impianti sportivi
  • La sospensione temporanea dei canoni TARI e TASI per le sedi sportive
  • La sospensione temporanea degli obblighi fiscali per le partite Iva impiegate nel settore
  • La sovvenzione di un minimo mensile in tutti i casi in cui il compenso sportivo rappresenti l’unica fonte di reddito dimostrato
  • La sospensione dei mutui delle associazioni sportive e delle partite Iva

Spesso si dice che chi lavora nel mondo dello sport lo faccia solamente per pura e profonda passione e questo è verissimo, ma – ci tengono a precisare i promotori dell’iniziativa – non può e non deve esistere una così lampante disparità di trattamento tra lavoratori, qualora tutte queste figure professionali fossero tenute fuori dai programmi di tutela che il Governo vorrà pensare e mettere in atto.

Un altro appello, nel frattempo, è quello che arriva dalle cosiddette SSD, ovvero le Società Sportive Dilettantistiche, che chiedono di essere trattate come gli altri operatori economici.

Al momento, il Ministro per le politiche giovanili e lo sport, Vincenzo Spadafora, è informato sulla questione e, tramite il suo ufficio stampa, ha dichiarato: “Stiamo lavorando per estendere la cassa integrazione e prevedere un contributo per gli autonomi, i collaboratori e le partite Iva, ma ancora dobbiamo verificare i numeri”.

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