Chi sta in mare naviga, chi sta a terra giudica, dice un proverbio che ben si adatta alla battaglia contro le pale eoliche a mare. È stato un tormentone estivo con ricorsi, accuse, balletti di responsabilità e dissensi. A giudicare male le installazioni offshore sono ambientalisti che difendono il paesaggio. Non le vogliono, nonostante Legambiente recentemente si sia schierata dalla parte delle imprese dell’eolico sostenendone le ragioni. Insomma, se ne parla tanto, c’è la solita confusione che descrive la politica italiana, con buona pace della presidente Cinquestelle della Sardegna Alessandra Todde, fiera avversaria dei nuovi parchi a mare.
Eppure quegli impianti possono essere funzionali anche alla navigazione, oltre che a produrre energia pulita. Opporsi a prescindere, suscita curiosità anche in chi non ha dimestichezza con il tema. Esempi ? La società belga Parkwind ha comunicato di aver installato su una piattaforma in mare un sistema di ricarica per barche elettriche e per impianti elettrici delle imbarcazioni classiche. Il sistema è stato progettato per ridurre le emissioni di gas serra delle navi e promuovere operazioni di ricarica senza rischi. La piattaforma è a 47 km di distanza dalla costa, non disturba niente e nessuno. A occhio nudo non si vede.
Pale eoliche a mare: sistema collaudato
Da tempo si parla di ridurre le emissioni delle navi sia in navigazione che nei porti. Ci sono progetti in corso e questo su una piattaforma nel Mare del Nord belga, viene definito pionieristico dalla stessa Parkwind. Di pionieri in Italia non se ne vedono da un pezzo, nonostante il bisogno che abbiamo di incentivare sempre più la ricerca e le tecnologie. Per le pale a mare, al contrario, abbiamo pionieri che frenano. Il parco belga si chiama Nobel, consente alle navi di utilizzare direttamente l’energia verde generata in loco con il vento. La tecnologia è stata sviluppata nel Regno Unito per essere poi applicata sulla piattaforma ma questo non conta per chi ha messo in atto una crociata.
Le navi si connettono con un cavo di ricarica e restano in posizione ferma, nonostante le correnti marine. “È un trasferimento di energia sicura dal parco eolico alla nave”, spiega la società che gestisce 50 turbine a mare in circa 20 Km quadrati e distribuisce energia a 190.000 famiglie nei Comuni del mare del Nord. Le turbine eoliche sfuggono alla vista da terra mentre le moderne imbarcazioni trovano al largo un punto di ricarica e stazionamento come una colonnina per le automobili. Per gli italiani è fantascienza?