La programmazione della Fondazione fiorentina Palazzo Strozzi continua a proporre mostre per la valorizzazione del patrimonio artistico di Firenze a fianco di progetti espositivi di arte contemporanea in un prolifico corto circuito tra antico e moderno. Dopo un 2017 di successi – grazie alla presenza di un peso massimo come Bill Viola, che ha messo in scena il suo Rinascimento elettronico attirando oltre 100mila visitatori – anche quest’anno lo storico palazzo fiorentino sta offrendo una stagione variegata e di alta qualità.
Fino al 22 luglio i visitatori potranno ripercorrere il viaggio tra arte, politica e società italiana tra gli anni Cinquanta e le contestazioni del Sessantotto grazie alla selezione di 80 opere tra cui svettano i nomi di Renato Guttuso, Lucio Fontana e Michelangelo Pistoletto. Si tratta di un itinerario artistico che, per la prima volta in Italia, riunisce le opere più emblematiche del fermento culturale dell’Italia del dopoguerra fino al 1968. Un ventennio in cui non soltanto avvenne il Miracolo economico del Belpaese, ma anche una rivoluzione artistica che tendeva verso nuove forme, materie e linguaggi.
Accanto alla rivisitazione storica di quegli anni, il palazzo simbolo del Rinascimento fiorentino offre anche elementi di rottura e di provocazione contemporanea. Fino al 26 agosto infatti i grandi protagonisti del palcoscenico artistico della città sono i due monumentali scivoli alti 20 metri situati all’interno del cortile di Palazzo Strozzi. Dal 19 aprile infatti va in scena The Florence Experiment curato dall’artista Carsten Holler e dallo scienziato Stefano Mancuso. L’affascinante installazione ha l’obiettivo di studiare il rapporto e l’interazione tra piante ed esseri umani stimolando così una nuova coscienza ecologica. Ogni settimana alcuni visitatori affrontano lo scivolo portando con sé una pianta di fagiolo che subito dopo viene consegnata al team di scienziati che ne analizzano la “reazione” alla discesa. La seconda parte dell’esperimento avviene invece dentro due piccole sale: in una è proiettato un film horror, mentre nell’altra i visitatori vedono scenette comiche. I due diversi tipi di composti chimici emessi dagli spettatori sono veicolati sulla facciata del Palazzo dove influenzano la crescita di piante di glicine rampicanti disposte per l’occasione.
La stessa miscela di antico e moderno sarà riproposta nella programmazione delle prossime mostre, presentata giovedì 31 maggio nella sede della Fondazione Palazzo Strozzi, da Artuso Galansino, il direttore generale premiato dalla prestigiosa testata “Il giornale dell’arte” come miglior direttore dell’anno 2017.
La protagonista del 2018 sarà Marina Abramovic in scena dal 21 settembre al 20 gennaio 2019 con una retrospettiva di oltre 100 opere che offriranno una panoramica sulla sua carriera. La mostra, come impone la caratura dell’artista, non sarà tradizionale e statica: proporrà video, foto, installazioni e riesecuzioni dal vivo di sue celebri performance attraverso un gruppo di artisti. Per la prima volta Abramovic, una delle principali esponenti dell’arte contemporanea, si confronterà con uno spazio espositivo storico caratterizzato da un’architettura rinascimentale.
A seguire Palazzo Strozzi proporrà un altro tuffo nel passato con una mostra dedicata ai capolavori di Andrea del Verrocchio, il maestro di Leonardo da Vinci e uno dei maggiori maestri del Quattrocento (da marzo a luglio 2019).
Durante la presentazione il direttore Galansino ha assicurato che la proposta artistica di Palazzo Strozzi resterà tarata sulla sperimentazione tra innovazione e tradizione, con un occhio di riguardo alla sostenibilità economica del complesso. Nel 2017 i proventi sono stati pari a 6,8 milioni, dei quali 2,6 milioni provenienti da biglietti e bookshop, 1,6 milioni di contributi pubblici e altri 2,6 milioni di privati. Altro importante risultato è l’impatto economico sul territorio fiorentino: secondo lo studio annuale elaborato da The Boston Consulting Group, la ricaduta della Fondazione è stata pari a 33 milioni di euro.
“Le nostre mostre – ha commentato Galansino – portano turismo di qualità da tutto il mondo, stimolano il dibattito internazionale per la loro originalità e infine possono vantare anche ricadute positive per tutta la città di Firenze”.