Condividi

Padova accoglie i Phenomenes, il capolavoro di Jean Dubuffet, all’Orto botanico

Dopo 51 anni, tornano in Italia i «Phénomènes», il capolavoro di Dubuffet ispirato ai fenomeni della natura e del suolo. Gli ampi spazi espositivi del nuovo Giardino della biodiversità dell’Orto botanico di Padova, Patrimonio Unesco, accoglieranno dal 26 giugno al 31 ottobre la grande mostra Jean Dubuffet.

Padova accoglie i Phenomenes, il capolavoro di Jean Dubuffet, all’Orto botanico

Il Teatro del Suolo. L’esposizione, promossa dall’Università degli Studi di Padova con il contributo di UniCredit, è curata da Nicola Galvan. Riunisce i 324 lavori litografici di Dubuffet e ripropone, a 51 anni dalla sua prima esposizione italiana, l’eccezionale ciclo dei Phénomènes, realizzato tra il 1958 e il 1962.

Nel 1964, Jean Dubuffet scelse proprio l’Italia e gli spazi di Palazzo Grassi a Venezia per presentare al mondo il risultato di questa sua imponente, per certi versi irripetibile, avventura creativa, che il pubblico italiano da allora non ha più potuto vedere nella sua totalità.
Accolti nelle collezioni permanenti di alcuni dei più importanti musei del mondo, quali il Centre Georges Pompidou di Parigi, il MoMA e il Solomon R. Guggenheim di New York, i 22 portfolio che custodiscono l’intero ciclo giungono a Padova grazie alla collaborazione della Fondation Dubuffet e della Galerie Baudoin Lebon di Parigi.

Nel corso degli anni Cinquanta, Dubuffet ha dato vita a una lunghissima sequenza di opere, in seguito ricondotte al tema della celebrazione del suolo, finalizzate a indagare la terra, l’acqua, la vita vegetale e minerale dal punto di vista simbolico, estetico, fenomenologico. L’evocazione di questa dimensione primaria della materia ha costituito il “segno” dominante la sua ricerca artistica nell’intero decennio, caratterizzando sovente anche i lavori aventi quale soggetto la figura umana. Dubuffet non si è limitato però ad offrire del suolo una rappresentazione convenzionale. Imitando idealmente l’opera della natura stessa, ha fatto sì che le immagini, veri e propri “luoghi” o porzioni di mondo, si generassero in modo quasi spontaneo dall’assemblaggio di elementi botanici o in virtù di processi operativi d’ordine sperimentale, in cui l’autore ha unito alla perizia dell’artigiano quella del chimico. Quest’ultimo aspetto si dispiega con esiti sorprendenti proprio nei Phénomènes.
In questi lavori, oltre a raccogliere sulla carta le impronte di diverse superfici individuate nell’ambiente che lo circondava, Dubuffet ha fatto ricorso a procedimenti quali la polverizzazione, l’irrigazione e l’emulsione di liquidi sulla pietra litografica, orientandoli verso il raggiungimento di possibili analogie visive con i fenomeni relativi alla natura e alla terra in particolare. L’esito, ancora oggi da ritenersi un unicum assoluto nel campo delle arti, è uno spettacolare “atlante” di immagini a colori e in bianco e nero, apparentemente astratte eppure verosimili; una classificazione puntuale, quanto poetica, di avvenimenti grandi e impercettibili, visibili e invisibili, in cui l’autore sembra osservare e reimmaginare il mondo attraverso gli occhi del geologo, del botanico, dell’agrimensore, dell’artista.

Il Teatro del Suolo è un progetto pensato appositamente per il Giardino della biodiversità all’Orto botanico di Padova, e viene realizzato in coincidenza con il periodo di apertura di EXPO 2015, manifestazione che ha per titolo Nutrire il pianeta e che vede l’Università di Padova impegnata in qualità di partner.

Il suolo esplorato da Dubuffet rappresenta, in questa particolare occasione, la dimensione narrativa in cui si incontrano il mondo vegetale, che l’Orto botanico racconta dal punto di vista storico e scientifico, e quello agricolo e alimentare, implicato nel tema dell’Esposizione Universale ospitata a Milano. Di entrambi costituisce il presupposto, il luogo in cui essi affondano le loro radici. Del suolo Dubuffet ha sottolineato, come nessun altro artista prima di lui, l’assoluta centralità nella vita e nell’immaginario degli esseri umani.

La mostra è accompagnata da un catalogo, ed è realizzata in collaborazione con Arcadia Arte di Venezia e Maco Arte di Padova.

Commenta