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Padoan: nel 2015 privatizzazioni Poste, Enav e Fs

Il ministro conferma l’obiettivo di circa 10 miliardi per l’anno prossimo – “Basterebbe una crescita dell’1% e un’inflazione vicina al 2% per riportare il problema debito entro limiti di tranquillità” – “C’è una scuola di pensiero secondo cui un petrolio stabilizzato a 60 dollari produrrebbe una crescita dello 0,5% del nostro Pil”

Padoan: nel 2015 privatizzazioni Poste, Enav e Fs

“Per il 2015 abbiamo tre opzioni: Poste, Enav e probabilmente Fs”, ma per il momento abbiamo in programma “soltanto un’altra quota di Enel”. Lo ha annunciato in tema di privatizzazioni il ministro del Tesoro, Pier Carlo Padoan, intervistato da Il Messaggero.

Il timing della quotazione di Enel “verrà deciso in considerazione del trend di Borsa”, ha proseguito il numero uno dell’Economia, aggiungendo che le cessioni in programma per l’anno prossimo riguarderanno “presumibilmente il 40% di Poste, il 49% di Enav e una partecipazione non lontana dal 40% di Fs”.

Padoan ha ricordato poi che quest’anno sono andate in scena le quotazioni di Fincantieri e Rai Way, e “la seconda in particolare – ha rivendicato – ci ha dato grande soddisfazione”, malgrado il mercato non presentasse una congiuntura “favorevole”.

Nonostante le difficoltà, il ministro ha confermato l’obiettivo di circa 10 miliardi da conseguire nel 2015 grazie alle privatizzazioni: “Naturalmente dovremo fare i conti con il mercato, ma siamo fiduciosi”, ha detto.

Sul fronte dei conti pubblici, Padoan ha sottolineato che il debito salirà probabilmente ancora per buona parte del 2015 e solo nel 2016 si avrà una significativa inversione di tendenza. Ma le privatizzazioni non sono la via maestra per ridurre il rapporto debito-Pil: “Basterebbe una crescita dell’1% e un’inflazione vicina al 2% – ha spiegato il ministro – per riportare il problema debito entro limiti di assoluta tranquillità”.

Quanto alla situazione internazionale, “se è vero che le criticità russe possono incidere temporaneamente sull’economia europea creando qualche difficoltà – ha continuato Padoan –, dalla caduta dei prezzo del greggio l’Italia potrebbe ricavare soprattutto benefici: c’è una scuola di pensiero secondo cui un petrolio stabilizzato a 60 dollari produrrebbe una crescita dello 0,5% del nostro Pil”.

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