La privatizzazione di Poste Italiane è “una riforma strutturale strategica per il Paese”. Lo sostiene il ministro del Tesoro, Pier Carlo Padoan, che questa mattina ha presentato la quotazione della società in conferenza stampa al ministero dell’Economia.
Al termine del collocamento, che si è chiuso ieri, lo Stato ha venduto complessivamente 453 milioni di azioni ordinarie, pari al 34,7% del capitale, quota che salirà al 38,2% in caso di esercizio integrale dell’opzione greenshoe. Il 30% dell’offerta è stato destinato al retail, mentre il restante 70% è andato agli investitori istituzionali (rispettivamente il 27,3 e il 72,7% considerando la greenshoe).
Il prezzo di collocamento si è attestato a 6,75 euro per azione, a metà della forchetta inizialmente definita (tra 6 e 7,5 euro). In un momento di alta volatilità dei mercati, evidentemente, il Tesoro ha preferito non forzare la mano, collocando il valore a un livello che dovrebbe consentire al titolo di mantenere il prezzo dell’Ipo da martedì prossimo, 27 ottobre, giorno in cui Poste Italiane farà il suo esordio alla Borsa di Milano. “Il prezzo lo farà il mercato, che ha sempre ragione – ha commentato Francesco Caio, amministratore delegato di Poste –, ma noi siamo molto contenti”.
In base al valore di 6,75 euro per azione, l’incasso totale per lo Stato ammonta a 3 miliardi e 50 milioni, ma raggiungerà i 3 miliardi e 364 milioni in caso di esercizio integrale della greenshoe. La capitalizzazione della società arriva invece a quota 8 miliardi e 816 milioni.
“L’introito sarà destinato alla riduzione del debito, che per un Paese come l’Italia è una strategia economica fondamentale – ha continuato Padoan –, anche se lo strumento principale per abbattere il rapporto debito/Pil continua a essere la crescita”.
Quanto alla domanda totale, ha superato di 3,35 volte l’offerta. Dal retail è arrivato il 25% delle richieste, pari a 387 milioni di azioni, 2,85 volte il quantitativo minimo destinato al pubblico e ai dipendenti. Il restante 75% della domanda è arrivato dagli investitori istituzionali, che hanno richiesto un miliardo e 134 milioni di azioni, 3,6 volte in più rispetto alla quota loro riservata.
Tra i nuovi azionisti più rilevanti – secondo quanto risulta a Radiocor – figurano i fondi sovrani cinesi China Investiment Corporation (Cic) e Safe (State Administration of Foreign Exchange), il Kuwait Investment Office e Norges Bank. Nessun investitore istituzionale, in ogni caso, avrà una partecipazione superiore alla soglia rilevante del 2%. Forte la domanda anche da parte degli operatori internazionali, a cominciare da Blackrock e George Soros.
“Abbiamo un libro di altissima qualità – ha sottolineato il direttore generale del Tesoro, Vincenzo La Via – sia in termini di tipologia di investitori istituzionali che di distribuzione geografica”. Il capo della segreteria tecnica del ministero, Fabrizio Pagani, ha aggiunto che “è presente tutta la tipologia di investitori e c’è grande soddisfazione per la riposta degli investitori internazionali, ma anche degli investitori italiani, non solo retail, che hanno risposto a questa importante chiamata”.
Dopo aver ricordato che il piano di privatizzazioni continuerà nei prossimi mesi con Enav e Ferrovie dello Stato, Padoan ha fatto notare che “quella di Poste è la più importante quotazione dell’anno in Europa e una delle più importanti degli ultimi anni. I mercati hanno premiato l’operazione strategica compiuta dal management di Poste – ha concluso il ministro –, confermando di avere fiducia non solo nel piano industriale dell’azienda, ma anche nel nostro Paese”.