Ma quanto è lontana, vista dalle terrazze dello Yachting Club di Montecarlo, l’aria di tempesta che fa scricchiolare le strutture dello sport più bello: partigiani degli sceicchi contro i ribelli della Super League: lo shopping del Psg in dispregio del fair play finanziario (peraltro sospeso, ma con altre finalità) che ha messo in ginocchio le casse del Barcellona, costretto a rinunciare a Lionel Messi e quelle della Juventus, abbandonata in extremis da Cristiano Ronaldo. E forse non è finita qui: fino alla fine del calciomercato i procuratori che hanno uffici e casa all’ombra della Rocca del Principe seguono con attenzione febbrile la controffensiva del Real Madrid, alla caccia di Kylian Mbappé, probabile stella del Mondiale in Qatar, gioiello vivente da 180 milioni di euro sbocciato proprio qui al Monaco, a due passi dal centro de La Turbie, la Coverciano d’Oltralpe, culla dei talenti Bleus.
Insomma, il posto ideale per chi ha fatto dello sport un mestiere, oltre che una missione. Come Romy Gay, per 14 anni (dal 1991 al 2005) dirigente del marketing in una Juventus capace di vincere la Champions e salire sul tetto del mondo, poi consulente per le iniziative sportive di Pepsico e, su invito del governo, ad Abu Dhabi per organizzare il campionato degli Emirati Arabi Uniti (“siamo diventati la quinta federazione in Asia, ma tutto è saltato sei mesi dopo la mia partenza”). Oggi Gay guida Awe Sport, un’agenzia di marketing sportivo rivolta a coloro che desiderano investire nel mondo dello sport, nata grazie ad un club deal di imprenditori radunati da Antonello Sanna, tra i pionieri della progettazione di Banca Generali, oggi alla testa di SCM, una delle Sim più attive della piazza milanese nella gestione di portafogli e nella consulenza.
Il quartier generale di Awe sta a Londra, una sede importante sta per aprire i battenti in Arabia Saudita dove l’agenzia ha già messo a segno colpi importanti, dalla finale della Supercoppa italiana agli eventi con Ferrari e Giugiaro. Ma sembra un’attività fatta apposta per Montecarlo, terra di Grand Prix di Formula 1 e di grandi tennisti, che qui, con l’eccezione di Roger Federer e Rafa Nadal, hanno eletto domicilio a prova di fisco. “Ma il record è dei ciclisti – puntualizza Gay – Sono 56 i professionisti che qui hanno la residenza. Ma… ”. Ma? “Io a Montecarlo non ci sono finito per business, ma per amore. Mica ieri, ma 15 anni fa”.
Dopo la Juventus… ”Un capitolo chiuso”. Ovvero non si parla del passato, specie nei momenti più delicati. Con un’eccezione per la Super League. “Se ne parla da tanto tempo. Anzi, a fine anni Novanta era quasi fatta. Ma, all’ultimo momento il Real Madrid si tirò indietro. Allora fu più facile comporre il dissidio, perché non c’era stata eco sui giornali: la Champions venne allargata a quattro squadre per le leghe più importanti e la protesta rientrò”. E stavolta? “Sarà più difficile. Credo che si arriverà ad un compromesso a cavallo dei Mondiali in Qatar, un passaggio davvero innovativo nel calendario”. Sarà una rivoluzione? “Se guardiamo la storia, le rivoluzioni le fanno i poveri, mica i più ricchi”.
Insomma, il travaglio sarà ancora lungo. Assieme alle conseguenze del Covid che hanno drasticamente ridotto le potenzialità di un gruppo emergente (15 milioni il giro d’affari) di un’attività legata ai grandi eventi, decimati dalla sindrome dei contagi. Ma Romy Gay e soci (vedi il ceo Beniamino Savio, tra i 100 under 35 che hanno portato innovazione in Italia secondo Wired) non è gente che si tira indietro. E così, in attesa del rientro in grande stile con le finali Atp di tennis a Torino, Awe ha posto le basi per un approccio nuovo alle prospettive di crescita dell’industria sportiva. A partire dal rispetto dell’ambiente, oggetto di un progetto di lavoro quinquennale in collaborazione con il Politecnico di Torino che culminerà nella definizione di un certificato verde per le grandi manifestazioni. “Quello che è accaduto con la pandemia – dice Gay – ha cambiato i paradigmi e accelerato la necessità di un approccio sostenibile anche per i grandi eventi sportivi”.
Nell’organizzare gli eventi di massa del dopo Covid, è stato il ragionamento di partenza, non si potranno più trascurare gli effetti negativi dei grandi raduni. Al contrario, anche per lo sport si dovrà tener conto dell’impatto delle emissioni di CO2, dell’integrazione di fonti energetiche rinnovabili e della riciclabilità dei materiali come prevede l’economia circolare. Senza trascurare, ove necessario, il principio dei crediti compensativi per ripagare i territori dei danni legati alle migrazioni di massa del turismo sportivo.
Non meno impegnativi gli obiettivi che si propone Sport Horizon Holding, un club deal per investire in startup legate allo sportech, un progetto messo a punto con Scm con l’obiettivo, nel medio termine, di traghettare le novità più interessanti dello sport all’Aim Italia. Senza trascurare una puntata nell’economia virtuale, a metà strada tra il gaming e l’educational: “Play your future” è un prodotto che si rivolge ai giovani che vogliano avviarsi ai mestieri legati agli eventi e a tutto gli aspetti che riguardano il business dello sport. Un progetto internazionale, per ora in inglese ed in portoghese. “Ma Ronaldo non c’entra” precisa Romy, il manager dello sport verde.