I progetti della Lega sulla pace fiscale cambiano ancora. L’ultima versione del condono targato Carroccio si articola in due tempi e tre interventi fondamentali. Il primo atto andrà in scena con il decreto fiscale collegato alla legge di Bilancio e prevede due misure: il potenziamento della sanatoria sulle liti pendenti e la terza rottamazione delle cartelle esattoriali. Il secondo tempo della pace fiscale sarà invece più laborioso, perché non arriverà con il decreto connesso alla manovra – ma con un provvedimento successivo – e soprattutto perché su questo capitolo va ancora trovato l’accordo con il Movimento 5 Stelle. L’obiettivo finale dei leghisti è rendere più conveniente il meccanismo del ravvedimento, quello che permette ai contribuenti autocorreggersi sulle annualità ancora accertabili.
PACE FISCALE, STEP 1: SANATORIA SULLE LITI PENDENTI
Ma torniamo al primo passo della pace fiscale, quello che riguarda la sanatoria sulle liti pendenti. Il vantaggio sarà duplice: oltre alla cancellazione di interessi e sanzioni arriverà anche una riduzione forfettaria della somma pretesa dal Fisco. Lo sconto potrebbe arrivare fino al 50% per chi ha già vinto in primo grado.
PACE FISCALE, STEP 2: ROTTAMAZIONE DELLE CARTELLE ESATTORIALI
È quasi certa anche la terza rottamazione delle cartelle esattoriali. La novità principale riguarda i tempi, che si allungano di parecchio: le rate saranno spalmate probabilmente su cinque anni, cioè due volte e mezza il termine previsto per le prime due edizioni. In questo modo il governo punta a rottamare non solo i carichi affidati alla riscossione nel 2019, ma anche quelli dei contribuenti che avevano aderito alla prima rottamazione, ma poi avevano desistito per l’impossibilità di saldare il debito nell’arco di due anni.
PACE FISCALE, STEP 3: RAVVEDIMENTO PIÙ CONVENIENTE
L’ultima colonna su cui si regge la pace fiscale è il potenziamento del ravvedimento operoso, cioè la dichiarazione integrativa con cui i contribuenti possono far emergere autonomamente i redditi non dichiarati in annualità che possono ancora essere oggetto di accertamenti da parte del Fisco (2013-2017). In sostanza, l’idea è di applicare una flat tax del 20% su queste somme, ma con un limite massimo a quota 500mila euro.
IL GIUDIZIO DI CONFINDUSTRIA
Secondo un’analisi del Centro Studi di Confindustria, “l’utilizzo regolare del condono fiscale finisce per creare problemi all’erario, compromette le entrate future aumentando il rischio di dover adottare misure una tantum anche negli anni successivi: un circolo vizioso in cui l’autorità fiscale perde il controllo di una parte delle entrate”.