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Pa e tagli agli sprechi, per Consip boom di gare nel triennio: si passerà da 10,2 a 32 miliardi

Migliorare la spesa pubblica. Nei piani del commissario Paolo Cottarelli, la strategia è chiara: colpire chi spreca di più, salvando i servizi al cittadino. Quindi migliorare gli acquisti, aggredendo la montagna dei 129 miliardi serviti nel 2013 per comprare beni e servizi, cominciando dagli enti locali. È una scommessa che la Consip ha deciso di giocare fino in fondo: all’attivo ci sono i 4,6 miliardi di risparmi ottenuti nel 2013 su 36 di spesa «presidiata». Quest’anno non solo il «presidio» si allargherà su altri 6 miliardi, ma per le gare è previsto un vero e proprio boom. La centrale di committenza del Tesoro ne ha bandite per 10,2 miliardi nel 2013, l’obiettivo non scritto che circola nel quartier generale della spending review è di triplicare il risultato nei prossimi tre anni portandolo a 32 miliardi.

«Gli inglesi lo chiamano smart public procurement spiega l’amministratore delegato di Consip, Domenico Casalino – e non c’è dubbio che un sistema intelligente, coordinato, per gli acquisti pubblici sia oggi la vera sfida sulla quale impegnare i migliori funzionari dello Stato. È così, oltretutto, che si recuperano spazi preziosi di politica industriale, i soli forse realisticamente ancora praticabili». Con quali strumenti? Il decreto Irpef in discussione in Parlamento aggiunge nuove leve per rilanciare la lotta contro gli sprechi.

Spinte e resistenze.Il valore complessivo dei bandi Consip è cresciuto da 3,7 miliardi del 2011 a 12,8 miliardi lo scorso anno. Triplicare è dunque possibile. «Con la programmazione triennale degli acquisti unita all’obbligo di centralizzarli e con il potenziamento dei controlli da parte dell’Avcp, l’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici – aggiunge Casalino – è possibile ottenere importanti risultati. Il decreto disegna un nuovo sistema nazionale degli acquisti pubblici». La prima regola dunque, è la programmazione che bloccherà la vecchia e pessima abitudine delle proroghe sine die dei contratti, alcuni datati anche 1995.

Acquisti centralizzati. Ma è sull’obbligo di concentrare gli acquisti presso Consip e le Centrali acquisti regionali, soprattuto, che si giocherà la vera partita: le stazioni appaltanti oggi sono 32.000 in Italia, dovranno ridursi a 35 «aggregatori» per i grandi contratti, che sono poi quelli che contano. La soglia la fisserà un decreto del Presidente del Consiglio, ma è realistico ipotizzare un percorso graduale che consenta di potenziare il sistema. Su 1.200.000 acquisti pubblici annui, infatti, sono 62 mila quelli superiori alla soglia europea di 200.000 euro. Se questo fosse il valore di riferimento, occorrerebbe indire 62.000 gare in un anno, più o meno. Per avere un’idea, Consip oggi ne gestisce 1.200 sopra e sotto la soglia. Si pensa dunque ad un valore iniziale sui 10 milioni di euro (circa 3.000 bandi l’anno) da ridurre progressivamente.

Molte distorsioni.La Guardia di Finanza ha portato alla luce 1,3 miliardi di frodi e truffe sugli appalti, lo scorso anno, attraverso verifiche mirate sui quattro settori in cui si concentra l’80% della spesa per il funzionamento della Pa: energia, telecomunicazioni, buoni pasto, pulizia e gestione degli immobili. Nella sanità, settori “sensibili” sono quelli dei rifiuti sanitari ospedalieri, della vigilanza armata (Consip ha in cantiere una gara da 500 milioni), della ristorazione e del noleggio biancheria lavata (vale da solo 627 milioni l’anno). «Le gare costano da 50.000 a 500.000 euro – prosegue ancora Casalino – è un processo complesso. Ci vogliono fino a 25 mesi dalla preparazione della gara al contratto. Concentrare gli sforzi è dunque una necessità».

I Comuni. Il ricorso alla Consip e alle centrali di committenza sarà perciò la discriminante per valutare trasparenza e efficienza della spesa negli enti locali. Oggi i Comuni mostrano un tasso di utilizzo del 5% del canale Consip-centrali d’acquisto contro il 50% dei ministeri e delle Regioni (con punte del 100% in Toscana e vicine allo 0% in Calabria). Chi si muoverà al di fuori da questo binario sarà penalizzato (fino al 10% di tagli in più) e un primo test si avrà entro il 30 giugno quando saranno distribuiti i sacrifici chiesti dal decreto per finanziare il bonus Irpef. Sempre a giugno, dovranno essere comunicati all’Avcp tutti i contratti in essere, da confrontare con le nuove tabelle in corso di pubblicazione sui prezzi di riferimento. La stretta sui Comuni ha un suo perché. Qui sono possibili i recuperi maggiori: oggi su 39 miliardi spesi, solo 13 sono presidiati dalla Consip. Rimangono fuori controllo 25 miliardi: ipotizzando un miglioramento del 24%, pari allo “sconto” certificato dall’Istat sugli acquisti centralizzati, si otterrebbero 5 miliardi di risparmi.

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