I dipendenti pubblici tornano in ufficio. La pubblica amministrazione si prepara a dire addio allo smart working dopo un anno e mezzo di applicazione della normativa emergenziale istituita dal Governo Conte 2 per contrastare la diffusione dei contagi da Covid-19.
PA: ADDIO ALLO SMART WORKING
Con le nuove regole, che potrebbero arrivare con un correttivo al decreto Green Pass attualmente allo studio dei tecnici del Governo, il lavoro da remoto diventerà l’eccezione, mentre la maggioranza dei lavoratori tornerà alla propria scrivania, lavorando in presenza. Parallelamente l’obbligo di green pass, attualmente valido per il personale sanitario e per i docenti di scuole e università, sarà esteso anche ai lavoratori della Pa. Secondo quanto rivelato da Il Sole 24 Ore, lo spazio e le modalità di lavoro agile saranno stabilite dai dirigenti in base alle esigenze organizzative dei singoli uffici.
Le nuove regole dovrebbero entrare in vigore da inizio ottobre, ma prima bisognerà trovare un accordo con i sindacati, contrari all’uso estensivo della certificazione verde e per questo criticati dal presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, che ha definito la posizione di alcune associazioni sindacali “una fuga dalla responsabilità”.
Tornando ai dipendenti pubblici, l’emendamento al decreto green pass andrebbe incontro alle richieste del ministro per la Pa, Renato Brunetta, che in più di un’occasione aveva parlato della necessità di riportare in ufficio i dipendenti pubblici. Proprio ieri, martedì 31 agosto, commentando il forte aumento del Pil italiano registrato nel secondo trimestre, il ministro ha affermato che commentando “la crescita potrebbe essere addirittura superiore se si ripristinerà la modalità ordinaria di lavoro in presenza, tanto nel pubblico quanto nel privato”.
Ricordiamo che lo scorso aprile, con il decreto proroghe, il Governo Draghi ha cancellato le percentuali minime di smart working allo scopo di far tornare in ufficio molti lavoratori della Pa. I monitoraggi effettuati nel corso di questi mesi hanno tuttavia indicato che l’eliminazione del limite minimo non ha modificato l’organizzazione della Pubblica Amministratore, i cui dipendenti hanno continuato nella maggior parte dei casi a lavorare da remoto.
DA GOOGLE A ZOOM
Il tema del ritorno in ufficio dei lavoratori è al centro del dibattito internazionale. Sono moltissime infatti le aziende, grandi e piccole, pubbliche e private, che stanno cercando di trovare un punto d’equilibrio tra smart working e lavoro in presenza. Basti pensare che poche ore fa l’amministratore delegato di Google, Sundar Pichai ha comunicato ai propri dipendenti che il ritorno del lavoro in presenza slitterà da ottobre 2021 a gennaio 2022, a causa della diffusione della variante Delta. Il Ceo ha spiegato che dopo il 10 gennaio gli uffici nei diversi paesi determineranno quando far rientrare i lavoratori in base alle diverse esigenze. Altre società, al contrario, hanno già richiamato i loro lavoratori in ufficio, una scelta che sta avendo forti anche ripercussioni in Borsa. Nella seduta del 31 agosto, il titolo Zoom, l’ormai celebre app di videoconferenze, è crollato del 16,69% dopo una trimestrale positiva in termini di utili e ricavi che ha mostrato però un rallentamento della crescita dovuto proprio alla riapertura degli uffici che sta allontanando i lavoratori dalle costanti riunioni su Zoom a cui si erano abituati durante i lockdown, riducendo di fatto la richiesta di servizi della piattaforma. Nel 2020 le azioni Zoom avevano registrato un rialzo di oltre il 600%, mentre da inizio 2021 l’aumento è solo del 3%.
un Paese medioevale con l’arrogante pretesa di essere moderno . La dipendente residente a Frascati che per compilare un certificato di nascita viaggia per 3 ore fino al centro di Roma
Un Paese senza nessun futuro