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Osservatorio Agici: utilities settore in ripresa, ecco le nuove sfide

Martedì a Milano l’Osservatorio Agici, fondato e diretto da Andrea Gilardoni della Bocconi, organizza un convegno sul tema “Utilities: la digitalizzazione come leva di sviluppo in un mercato in crescitanità di rilancio” che farà il punto sulle concrete opportunità, con l’occhio alla green economy, alla Circular economy, alla convergenza banda larga-enegia, alle reti e alle aggregazioni

Osservatorio Agici: utilities settore in ripresa, ecco le nuove sfide

Martedì 23 febbraio a Palazzo Clerici a Milano si terrà il convegno annuale dell’Osservatorio sulle utilities di Agici. Il titolo è indicativo: Utilities: la digitalizzazione come leva di sviluppo in un mercato in ripresa.

Il mondo delle utilities italiane ha oggi l’opportunità di uscire dal tunnel di una crisi che risale ormai a quasi un decennio. Lo shock del 2008, affrontato con ritardi ed errori, è stato metabolizzato e oggi il dibattito ruota sulle strategie di superamento della lunga impasse. Il rilancio parte dalla presa d’atto che il mercato non tornerà più come quello durato per decenni; tuttavia, si dischiudono chiare opportunità di crescita, spesso non facili da cogliere, frutto di sviluppi tecnologici e dinamiche normative.

Vediamo il primo punto. Tutti gli operatori sono preparati ad un trend stabile o in lieve declino dei consumi e se la realtà si dimostrerà più generosa ciò costituirà un upside. I dati relativamente confortanti del 2015 (+1,5 consumi elettrici e +9% consumi gas) non illudono gli operatori più attenti che hanno però avuto l’opportunità di trarre ”una boccata di ossigeno” utile anche a sostenere il cambiamento. Una qualche possibilità di crescita può derivare dalla elettrificazione dei consumi, soprattutto, però, a scapito del gas.

Diverso e più articolato è il tema delle opportunità. È  ben noto che le scelte politiche e regolatorie sono assai rilevanti. Un tema politico di grande respiro è quello della green economy soprattutto dopo gli esiti della COP 21. Si dovrebbe attendere una forte spinta al rilancio degli investimenti con ricadute ambientali positive; ciò, grazie anche ai 100 miliardi di dollari annui che dovrebbero essere resi disponibili per i paesi in via di sviluppo dal 2020 in avanti. Tutti i settori di nostro interesse hanno opportunità di sviluppo internazionale sia per le tecnologie che per le competenze gestionali che nel nostro Paese certo non mancano; si apre un mercato di dimensioni consistenti che necessità tuttavia di una adeguata capacità industriale a livello globale. E qui si riapre una vexata questio: se nell’energia la nostra presenza all’estero è decorosa o buona, questo non è vero nei rifiuti e dell’idrico e ciò è paradossale poiché abbiamo competenze per gestire le problematiche in ambienti anche molto differenziate. È necessario promuovere un grande operatore nazionale, un Campione come si diceva una volta, che sappia sviluppare una presenza forte anche avvalendosi della rete ad esempio delle ambasciate.

Un’altra opportunità nei rifiuti è nella cosiddetta Circular Economy, di cui alla proposta di direttiva europea formalizzata a fine 2015. In vero, nel nostro Paese molto si è già fatto (senza che la chiamassimo Circular Economy). Ma altro si può fare. Ad esempio, sviluppare meglio tecnologie di recupero e riciclo, intercettare filiere di rifiuti più piccole ma di valore significativo (come quelle nei materiali che convergono nell’elettronica), rafforzare e ottimizzare le tecniche di raccolta differenziata. Qui il ruolo del pubblico appare significativo nell’indirizzare gli impegni delle imprese poiché non è per nulla pacifico che molte di queste attività siano immediatamente remunerative.

La convergenza banda larga-energia apre spazi di sviluppo di rilevanza straordinaria, se si sapranno cogliere. Si va dalla realizzazione della rete a banda larga FTTH (Fiber To The Home), che vale una decina di miliardi di euro, alla sua gestione e manutenzione, fino al suo sfruttamento per generare ulteriori business; si pensi solo alla domotica o al demand side management. Enel avrà un ruolo importantissimo ma anche le grandi ex municipalizzate giocheranno una partita significativa. La sfida è epocale per recuperare il ritardo del nostro Paese nella digitalizzazione, e sbagliare avrà impatti rilevanti sul suo sviluppo economico e sociale nei prossimi decenni. Ancora una volta il Governo ha un ruolo centrale nel tenere la barra dritta verso l’indirizzo più logico ed economico che vede le imprese di distribuzione elettrica con funzioni pivotali almeno per la rete fisica. Certo, per esse si tratta di un balzo culturale notevole che richiede anche non modeste risorse finanziarie e nuove competenze. Tuttavia, da anni si sta parlando di smart grids e molti di questi temi presuppongono l’uso di reti a banda larga: si tratta di passare dalla teoria alla pratica e qui sono essenziali le capacità gestionali e anche uno spirito imprenditoriale delle imprese.

Dunque, anche nelle reti – ben lungi dall’essere rese obsolete dai nuovi modelli di generazione-distribuzione-consumo soprattutto nell’energia – si aprono nuove sfide e nuove opportunità proprio derivanti dalla applicazione di sistemi e logiche avanzate. Le reti idriche, quelle del gas e anche i sistemi di raccolta (si pensi al cassonetto intelligente di cui si parla da almeno un ventennio) possono diventare molto più smart con impatti in termini di risparmio gestionali, di più lunga vita, di efficienza energetica.

Va poi segnalato che la remunerazione delle reti varata dalla AEEGSI non può dirsi certo poco generosa e stupiscono i brontolii di talune imprese operative che sono tuttavia ridotti al silenzio dalle valutazioni positive del mondo della finanza. In un quadro in cui la redditività degli investimenti privi di rischio (o ipotizzati tali) si è azzerata o è addirittura diventata negativa, tassi superiori al 5% sono certamente interessanti se non generosi. Tuttavia, bene ha fatto l’Autorità a largheggiare un filo. Sia ben chiaro che, a questo punto, spetta alle imprese realizzare tutti i progetti di ammodernamento di cui s’è sommariamente detto garantendo che gli investimenti siano veramente utili ed efficaci sul piano dei costi-benefici.

Ma opportunità di crescita sono date anche dalla frammentazione dei settori in esame che non consentono a molte aziende di fronteggiare le sfide. Vi sono spazi per aggregazione in grado di generare benefici per le economie di scala e di scopo. Ciò è vero nell’idrico, dove la dimensione delle imprese è sempre troppo piccola, ma anche nella distribuzione del gas, nelle rinnovabili, nei rifiuti. L’avvio delle gare gas apre nuove opportunità di favorire la concentrazione; in corso è un processo di M&A nel fotovoltaico e nell’eolico con alcuni grandi player che attivamente ricercano acquisizioni anche di realtà non grandi. Insomma, spazi e opportunità non mancano spinti anche dal Governo che vede di buon occhio la riduzione delle aziende pubbliche latrici di inefficienze quando non di corruzione. Di rilievo sono state nel 2015 le operazioni che ha toccato A2A e LGH nonché quella che ha riguardato SEL e AEW Alto Adige; in quest’ultimo caso, la società che emerge, Alperia, ha dimensioni veramente significative per giocare ruoli rilevanti anche al di là della Regione.

Riteniamo che nel complesso l’assetto legislativo sia favorevole, quello regolatorio pure; il mondo della finanza è quasi sempre pronto a sostenere ragionevoli progetti di investimento. Insomma, le imprese, il loro management e le pubbliche amministrazioni che lo nominano non hanno più scusanti: le cose da fare sono molto e impattanti sul Paese e vanno certamente realizzate!

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