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Oscar 2017: tutti contro La La Land

Tutti contro La La Land.

Sembra essere questo il tema della notte degli Oscar del 26 febbraio. Il musical di Damien Chazelle ha raccolto ben 14 nomination e ha vinto quasi tutti i premi principali assegnati negli ultimi mesi, che storicamente rappresentano un ottimo indicatore per prevedere a chi andranno le statuette più ambite.

Miglior Film

Ci sono nove candidati, ma un solo, grande favorito: La La Land, per l’appunto. La pellicola con Ryan Gosling ed Emma Stone, oltre ad essere stato il vero fenomeno di questa stagione cinematografica (il film di cui tutti parlano, a torto o ragione) è quotato intorno a 1,15 (per i meno avvezzi, una quota molto simile a quella della vittoria del Real Madrid in casa contro l’ultima in classifica: vittoria ritenuta quasi ovvia).

I due outsider sembrano essere Moonlight (6 a 1), che, anche se è brutto dirlo, potrebbe giovare di “motivazioni politiche” e Manchester by the Sea, staccato a 13 a 1.

Tutti gli altri, da Arrival a Lion passando per Barriere, La battaglia di Hacksaw Ridge, Hell or High Water e Il diritto di contare, sembrano non avere molte possibilità.

Miglior Regia

Qui la vittoria di La La Land, e nella fattispecie del suo regista Damien Chazelle, sembra ancora più scontata. Le quote per Chazelle, che diventerebbe il più giovane regista a vincere la statuetta più ambita, sono 1,05 a 1, ovvero una scommessa che non vale la pena di fare, a meno di non puntare cifre pesantissime.

L’unico outsider credibile sembra essere Barry Jenkins. Il regista di Moonlight, che invece sarebbe il primo nero a vincere l’Oscar alla Regia, è dato 10 a 1. Qualche possibilità anche per Kenneth Lonergan, mentre Denis Villeneuve e Mel Gibson sembrano tagliati fuori.

Miglior attore protagonista

Uno degli scontri più incerti. Secondo i bookmaker si tratta di una lotta a due tra Casey Affleck e Denzel Washington. Entrambi hanno vinto molti premi nel percorso di avvicinamento agli Oscar e le loro quote sono vicinissime. Per Washington si tratterebbe del terzo Oscar. L’unico outsider degno di nota, dato tra i 15 e i 18 a 1, è Ryan Gosling, sempre per La La Land.

Miglior attrice protagonista
 
Anche qui tutto sembra dire La La Land, ovvero Emma Stone, data a 1,16 da bookmaker. Per la Stone si tratterebbe della prima statuetta. Statuetta che, dunque, non dovrebbe andare alla Donna degli Oscar: Meryl Streep, giunta alla sua ventesima candidatura, ma senza possibilità di vittoria.

Qualche possibilità, invece, sembrerebbero averla Natalie Portman, per Jackie, e Isabelle Huppert per Elle, anche se la Stone sembra avere un margine di sicurezza rispetto alle due.

Miglior attore non protagonista

Grande favorito è Maershala Ali, già visto in House of Cards e quotato intorno a 1,20 per la sua interpretazione in Moonlight. In questo caso, però, nessuno degli altri concorrenti all’Oscar sembra del tutto escluso. Il primo inseguitore dovrebbe essere Dev Patel, per Lion, ma anche lo straordinario Michael Shannon di Nocturnal Animals, Jeff Bridges e Lucas Hedges potrebbero avere qualche speranza.

Miglior attrice non protagonista

Forse il premio più scontato dell’anno, almeno stando alle quote. Viola Davis, praticamente una coprotagonista in Barriere, non dovrebbe avere nessun problema a sbarazzarsi delle sue rivali e portarsi a casa, dopo due nomination andate a vuoto, la sua prima statuetta.

Solo Michelle Williams ha qualche, sparuta, possibilità di insidiarla.

Miglior film straniero

Lo scontro, in questo caso, si preannuncia serrato. Tre i contendenti: lo svedese A Man Called Ove, il tedesco Toni Erdmann e l’iraniano Il cliente. Quest’ultimo è stato diretto dall’iraniano Asghar Farhadi, una delle persone colpite dal “muslim ban” di Trump. Farhadi ha deciso di boicottare la notte degli Oscar: premiarlo potrebbe essere il modo scelto dall’Academy per mandare un messaggio chiaro al neopresidente degli Stati Uniti.

Italia

In corsa c’è anche una pellicola italiana: Fuocoammare, di Gianfranco Rosi, candidata come miglior documentario. Aldilà della polemica sulla scelta, apparsa molto poco lungimirante, di proporlo come Miglior Film Straniero (con conseguente, e piuttosto prevedibile, esclusione dalla cinquina), Fuocoammare ha raggiunto un grande risultato anche solo ad essere incluso nelle nomination, ma la vittoria del torrenziale O.J: Made in America, che dura dura 7 ore e 47 minuti, sembra essere scontata.

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Categories: Cultura
Tags: CinemaOscar