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Orrori Gastronomici: dopo la pizza all’ananas arriva la carbonara al pollo. A quando gli spaghetti alla marmellata?

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Non c’è più limite agli orrori gastronomici che offendono la grande tradizione della cultura culinaria italiana e i suoi prodotti iconici che hanno reso celebre il Made in Italy nel mondo. Dopo la Pizza all’ananas, un vero e proprio sfregio a quella che è stata giustamente eletta dall’Unesco a   Patrimonio immateriale dell’umanità ora arriva la Carbonala al pollo sintetico: un duplice affronto.  Innanzitutto, all’identità di un piatto della tradizione gastronomica italiana fra i più amati in tutto il mondo, al punto che gli è stato dedicato un Carbonara Day celebrato rigorosamente il 6 Aprile in tutti i continenti da sette anni a questa parte su proposta dell’Unione Italiana Food e dell’International Pasta Organisation. Ma anche affronto al gusto per l’accostamento con una carne sintetica generata in provetta che poco ha a che vedere con i sapori e il gusto della patria della cucina mediterranea. Ora c’è da aspettarsi solo gli spaghetti alla marmellata, e forse non è una boutade.

Il “delitto” consumato in un ristorante di Singapore, ma l’agropiratria della cucina italiana è praticata in tutto il mondo

La storpiatura delle ricette italiane è diventata un fantasy horror a tavola nel quale tutto pare permesso dalla carbonara con panna o besciamella al tiramisù senza mascarpone, dall’olio di semi per la cotoletta alla milanese alla caprese servita con formaggio industriale al posto della mozzarella di bufala o del fiordilatte fino alla pizza nelle versioni più inimmaginabili e immangiabili, da quella con l’ananas a quella di pollo. La Coldiretti in occasione dell’assemblea nazionale a Roma dove è stato aperto il primo salone della falsa cucina italiana ha lanciato un vero e proprio allarme contro i menù acchiappaturisti diffusi in tutti i continenti che sfregiano i piatti della tradizione nazionale, messi in tavola e smascherati per l’occasione con l’aiuto di esperti cuochi contadini per il focus sulla candidatura a patrimonio immateriale dell’Unesco della cucina italiana ed il suo impatto su economia, lavoro, salute e turismo.

La vera cucina italiana è minacciata nel mondo da una selva oscura di ricette tarocche o quantomeno improbabili con il 60% dei turisti italiani si è trovato nel piatto maccheroni con il cheddar, spaghetti con le polpette di carne, rigatoni con pollo e pesto, pasta al pesto proposta con mandorle, noci o pistacchi al posto dei pinoli o spaghetti allo bolognese con ragù e prezzemolo diffusi in tutto il mondo tranne che nella città emiliana.

Il danno recato al settore agroalimentare italiano dall’agropirateria internazionale nei confronti dell’Italia valutato in 120 miliardi di euro.

La mancanza di chiarezza sulle ricette Made in Italy offre purtroppo terreno fertile alla proliferazione di falsi prodotti alimentari italiani all’estero dove le esportazioni potrebbero triplicare se venisse uno stop alla contraffazione alimentare internazionale che è causa di danni economici, ma anche di immagine. Il presidente della Coldiretti Ettore Prandini ha quantificato il danno recato al settore agroalimentare italiano dall’agropirateria internazionale nei confronti dell’Italia in 120 miliardi di euro. In testa alla classifica dei prodotti più taroccati, anche con nomi e grafiche che ricordano l’Italia, ci sono i formaggi a partire dal Parmigiano Reggiano e dal Grana Padano con la produzione delle copie che ha superato quella degli originali, dal parmesao brasiliano al reggianito argentino fino al parmesan diffuso in tuti i continenti. Ma ci sono anche le imitazioni di Provolone, Gorgonzola, Pecorino Romano, Asiago o Fontina. Tra i salumi sono clonati i più prestigiosi, dal Parma al San Daniele, ma anche la mortadella Bologna o il salame cacciatore e gli extravergini di oliva o le conserve come il pomodoro San Marzano. Ma tra gli “orrori a tavola” non mancano i vini, dal Chianti al Prosecco che non è solo la Dop al primo posto per valore alla produzione, ma anche la più imitata.

il presidente della Coldiretti Ettore Prandini chiede misure concrete: “Per sostenere il trend di crescita del vero Made in Italy serve ora agire sui ritardi strutturali dell’Italia e sbloccare tutte le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti tra Sud e Nord del Paese, ma anche con il resto del mondo per via marittima e ferroviaria in alta velocità, con una rete di snodi composta da aeroporti, treni e cargo. È importante lavorare anche sull’internazionalizzazione per sostenere le imprese che vogliono conquistare nuovi mercati e rafforzare quelli consolidati valorizzando il ruolo strategico dell’ICE e con il sostegno delle ambasciate. L’obiettivo è far crescere l’export agroalimentare dai 61 miliardi attuali ai 100 miliardi nel 2030”.

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