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Orologi, esemplari senza tempo esposti al Quirinale

FIRSTonline - Rinaldo Gennari

La preziosa e bellissima collezione degli orologi del Quirinale è in mostra a Palazzo fino al primo luglio ed è un’occasione irripetibile per vedere da vicino ben 47 fra i più significativi esemplari delle pendole d’epoca appartenute ai Savoia che a Roma consta di oltre 200 pezzi.

Si tratta, per la più gran parte, di orologi da mensola francesi, a ribadire una predilezione stilistica in chiave con quell’affinità culturale e politica che ha sempre legato la corte sabauda ai cugini d’Oltralpe. Il percorso di visita, accompagnato e illustrato dai Volontari del Touring Club Italiano che ormai da anni assicurano il loro presidio e affiancamento anche al Palazzo del Quirinale, si snoda secondo un percorso cronologico che va dalla fine del XVII secolo alla fine del XIX.

E’ difficile dire se il fascino che esercitano questi preziosi oggetti derivi dall’essere strumenti scientifici della misurazione del tempo di valore storico oppure dalle forme e dalle decorazioni che si esprimono con armonia nei materiali, negli intarsi, nei temi scelti dall’artigiano che ha composto l’opera.

Sarà l’occasione per rivisitare racconti mitologici, allegorie e temi suggerite di sala in sala da volenterosi accompagnatori, che sveleranno anche piccole curiosità nascoste. Lungo il percorso di visita, una breve sequenza video ci fa conoscere i competentissimi orologiai di Palazzo che, con gli ebanisti, si prendono cura della costante manutenzione dei preziosi strumenti e, quando necessario, anche del loro restauro.

Oggetti esclusivi dell’arredamento di prestigio dei nobili, sono essi stessi una testimonianza del tempo e del gusto, così che l’ornato passa dagli elaborati intarsi dell’epoca di Luigi XIV, dallo Stile Reggenza e dallo Stile Luigi XV, allo Stile Impero di gusto neoclassico, fino alla ripresa dei motivi dello Stile Luigi XV.

Se fin qui tutte queste pendole d’epoca si sono offerte come una componente degli arredi dello storico palazzo del Quirinale, e quindi rischiavano di perdersi perché sommerse nella ricca scenografia degli arredi del palazzo e delle sue decorazioni, fra arazzi, stucchi e straordinaria mobilia a corredo degli ambienti del piano nobile, ora hanno l’occasione di mostrarsi in forma monografica a tema per essere viste, finalmente, da vicino.

Gli orologi si riprendono dunque la scena lasciandosi accompagnare, questa volta, da interessanti incisioni di una antica edizione a stampa italiana dell’Encyclopédie di Diderot e D’Alembert, con numerosi spaccati e versioni aperte dei meccanismi e delle componenti interne degli orologi, quel tanto che basta per richiamare l’osservatore al rigore scientifico dei complessi meccanismi che sono al servizio di un orologio dopo le più immediate seduzioni estetiche dei diversi allestimenti.

E’ bene sapere che tutte le pendole esposte nella mostra sono riconducibili a quella che è stata una sorta di “vestizione” della Reggia dell’Italia Unita voluta a Roma dal Parlamento e realizzata attraverso una serie di “contribuiti” sollecitati alle diverse regge preunitarie, ormai solo residenze secondarie. E tuttavia non manca perfino un esemplare, del tipo a torre, tralasciato dal Papa, nell’esodo dalla sede del Quirinale, e che ornava una sala da pranzo.

C’è indubbiamente, e sempre, un rapporto del tutto personale che lega ogni individuo al suo orologio, sia da polso o da tavola, e non è poi un legame così misterioso, atteso che l’orologio è il metronomo della vita di ciascuno, di ogni momento vissuto, quale che sia il suo pathos, e basta questo per comprendere e non stupirci di quanto questa passione per gli orologi sia tanto diffusa, fino a scoprire come anche molti Presidenti della Repubblica abbiano avuto i loro marcatempo preferiti.

Un puntuale e completo catalogo, curato da Marco Lattanzi, rende giustizia a quanti vogliano andare oltre la visione del bello e disporre di schede storiche e riferimenti rigorosi, oltre ad un’accurata documentazione fotografica.

Fino al primo luglio, ma qui, fra questi meravigliosi misuratori del tempo, è proprio il caso di dire “chi ha tempo, non aspetti tempo”.

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