Non si ferma. I picchi di ieri (oltre 1.829 dollari l’oncia) e di stamani potrebbero essere soltanto delle fermate provvisorie per l’ascensore che sta portando alle stelle il prezioso giallo. Secondo diversi analisti, se la soglia dei 2.000 dollari dovrebbe rimanere intatta nei prossimi mesi, si potrebbe però sconfinare quella dei 1.900 dollari. Il meccanismo è classico, rilanciato poderosamente dalle nubi di recessione mondiale. Tutti fanno incetta di oro, bene rifugio per eccellenza.
E poi ci sono i giganti d’Oriente, a sostenere, al di là della congiuntura, la domanda. India e Cina trainano la corsa all’oro, nonostante i prezzi. “L’incertezza macroeconomica, la perdurante crisi del debito sovrano e le pressioni inflazionistiche dovrebbero far sì che la domanda di oro rimanga forte”, affermava ieri Marcus Grubb, managing director del World Gold Council. Secondo le stime diffuse giovedì dal Wgc, gli acquisti in Cina e India sono saliti del 25% nel secondo trimestre 2011.
L’India, in particolare, è il maggiore importatore mondiale di oro (copre un terzo della domanda globale) e tra gennaio e giugno ne ha acquistate 540 tonnellate (+21% rispetto allo stesso periodo 2010). I dati diffusi dal World Gold Council evidenziano come il secondo trimestre 2011 ha segnato, nonostante i rincari, un incremento nei consumi del 4,6%: pari a 44,5 mld di dollari, appena sotto i 44,7 mld toccati nell’ultimo trimestre 2010.