Luccica l’oro, che stamane ha toccato quota 1,944 dollari l’oncia, demolendo il record storico (1.921 dollari) che resisteva dal 2011. Ma, dicono gli esperti, il primato è destinato ad avere vita breve. “Il superamento della soglia dei 2.000 dollari sembra solo una questione di quando, non di se”, scrive convinto Barani Krishnan, senior analyst di It Investing com. Il mercato gli dà ragione e snobba il pur robusto aumento dell’indice della fiducia tedesca.
A spingere il metallo giallo ci pensa l’attesa di nuove azioni di stimolo da parte delle autorità fiscali. Dopo l’approvazione del Recovery Fund europeo, infatti, toccherà al pacchetto Cares 4.0 del Tesoro Usa per il Covid-19. Nell’attesa che la Federal Reserve, mercoledì sera, confermi la linea morbida garantendo così nuovo alimento alle quotazioni dell’oro, indiscusso protagonista della scena. Da inizio anno l’oro ha guadagnato il 27% circa in dollari e il 22% circa in euro, confermandosi uno degli asset migliori di questo tormentato 2020.
A favorire la scommessa su quota 2mila contribuisce la debolezza della valuta Usa, in ribasso su tutte le principali controparti, a partire dall’euro, risalito per la prima volta dal settembre 2018 oltre 1,17 sul dollaro. Si tratta del settimo calo consecutivo per il dollaro, che scivola sui minimi da settembre 2018.
A meno di cento giorni dal voto per le presidenziali, anche Wall Street comincia a prendere le distanze da Donald Trump: un lungo report di Bank of America si conclude affermando che l’elezione di Joe Biden “potrebbe avere effetti positivi”.
L’accordo sul Recovery Fund, inoltre, ha ridato credibilità all’euro e costringe molti investitori, soprattutto anglosassoni, a riposizionare il portafoglio. La debolezza della valuta Ue, secondo i graficisti, è una buona occasione per diversificare in dollari, incrementare verso 1,19.
Nell’area Asia Pacifico, ci sono il cross dollaro-won coreano in ribasso dello 0,5% e il cambio con il dollaro australiano in calo dello 0,5%. Il dollaro-yen scende sui minimi da marzo a 105,6. Piatto invece il cross con il grande nemico, lo yuan cinese, fermo a quota 7.
Oltre all’oro a quota 2mila e all’euro verso quota 1,19, una terza scommessa tiene banco alla vigilia di agosto, mese per tradizione volatile: riuscirà il Btp a ridurre o addirittura azzerare la forbice nei confronti dei Bonos spagnoli?
Stamane, alla vigilia delle aste di fine mese, il Btp segna il passo dopo i guadagni dell’ultima settimana, in cui il rendimento del decennale è sceso a 0,99%, con un progresso dell’1,5%. Il Btp recupera credibilità anche nei confronti della Spagna, compagno di viaggio nel segmento dei periferici: lo spread Italia/Spagna si è chiuso a 65 punti base, livello più basso da fine marzo. A marzo era a 132 punti base. E l’effetto Recovery Fund potrebbe spingere il rendimento sul minimo storico, a 0,80% risalente al settembre 2019 e anche oltre, nel range 0,50%. Tre scommesse per un agosto che, tra tensioni geopolitiche e l’ombra del voto Usa che si avvicina. si annuncia movimentato.