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Oro e Brasile le star del primo trimestre 2016

Il metallo giallo approfitta della discesa del dollaro e mette a segno la miglior performance trimestrale degli ultimi 30 anni – Riscossa del Brasile: bene anche Messico e Argentina – I cinesi si ritirano da Starwood – A Piazza Affari banche nel mirino – Saipem sotto il prezzo dell’aumento – Riflettori su Vivendi-Mediaset

Oro e Brasile le star del primo trimestre 2016

Grande finale di settimana per i mercati finanziari. Oggi arriveranno i dati Usa più attesi: nuovi posti di lavoro e indice manifatturiero, due segnali che dovranno confermare la ripresa della locomotiva americana. Ma ben pochi si aspettano un’imminente svolta sui tassi, visto l’andamento dei mercati valutari.

La conferma arriva dalla marcia dell’euro, che stamane ha infranto la barriera di 1,14 sul dollaro. Dai primi di marzo, la moneta europea si è apprezzato sul dollaro di quasi il 5%.

Intanto, anche la Banca centrale del Giappone deve prender atto che la politica dei tassi negativi non ha portato i benefici sperati: il Tankan, superindice di Tokyo, segnala i dati peggiori dal giugno 2013, prima dell’avvio dell’Abenomics: urgono nuovi stimoli monetari, nonostante l’enorme debito pubblico. Lo yen, però, prosegue la sua ascesa (112,26 sulla moneta Usa).

I CINESI SI RITIRANO DA STARWOOD

In questa cornice Wall Street ha archiviato l’ultima seduta del primo trimestre con variazioni modeste: S&P 500 e Dow Jones -0,2%, Nasdaq invariato. Di rilievo la prima battuta d’arresto nello shopping cinese in Usa: l’offerta di Anbang International di 14 miliardi di dollari per la catena alberghiera Starwood è stata ritirata perché il gruppo guidato da Wu Xiaochui non ha raccolto i quattrini necessari per battere l’offerta di Marriott, che si accinge così a creare un colosso forte di 5.500 alberghi. Immediata la discesa di Starwood -5,3% a Wall Street. Si tratta del primo stop per la finanza di Pechino, strettamente legata al potere politico, dopo la raffica di acquisti di Chem China e Wanda.

RALLENTA IL GIAPPONE, PECHINO RIALZA LA TESTA

La crisi dell’economia giapponese ha colpito non solo la Borsa di Tokyo, in calo del 2,8% a un’ora dalla chiusura, ma anche gli altri listini asiatici. Arretra anche Shanghai (-1,4%) nonostante il primo, confortante segnale positivo. L’indice PMI sulle aspettative dei direttori degli acquisti delle aziende manifatturiere cinesi è salito in marzo a 50,2 da 49 di febbraio, è il primo incremento dopo sette mesi in discesa ed è anche il ritorno sopra la quota dei 50 punti che segna il confine tra contrazione ed espansione. In compenso è arrivato l’outlook negativo di Standard & Poor’s: per l’agenzia di rating le riforme cinesi procedono a ritmo troppo lento.

SULL’EUROPA IL PESO DELL’EURO FORTE. MILANO -1,4%

L’avanzata dell’euro (“non è certo quello che sperava Mario Draghi”, commenta stamane il Financial Times) ha condizionato l’ultima seduta di marzo delle Borse europee. Debole secondo le previsioni anche l’apertura di oggi. In mattinata usciranno gli indici Pmi delle principali economie europee.

Milano ha subito un calo dell’1,4%. L’indice Ftse Mib è comunque risalito sopra il supporto posto a quota 18.000 punti dopo aver toccato un minimo intraday a 17.971 punti. Il bilancio di marzo resta positivo: +2,802%. Pesantemente negativo, invece, il primo trimestre: -15,414%. Male ieri anche Madrid (-1,6%) e Parigi (-1,3%). Si sono difese Francoforte (-0,81%) e Londra (-0,46%).

In Europa le vendite hanno colpito in particolare le società petrolifere (l’indice Stoxx è in calo del 2%). In discesa anche il comparto media (Stoxx -1,8%), le banche (Stoxx -1,7%) e le utility (Stoxx -1,6%).

SORPRESA. I LISTINI MIGLIORI SONO IN SUD AMERICA

Il bilancio del primo trimestre finanziario offre alcune soprese. Il dato più inatteso è la riscossa dei listini emergenti, provocata dal ritorno dei flussi finanziari verso i mercati periferici, già colpito dalla caduta delle materie prime e dalla frenata cinese: a marzo secondo l’Iif metà dei movimenti di capitali hanno interessato il sud del mondo.

La Borsa del Brasile, in piena crisi istituzionale, è stata la migliore, con un balzo del 20%, seguita da Buenos Aires e dal Messico. Anche sul fronte delle valute spicca la ripresa del real, assieme al dollaro canadese ed al rublo, già grandi vittime della discesa delle commodities.

Altro vincitore a sorpresa l’oro: il metallo giallo, favorito dalla discesa del dollaro (peggior trimestre negli ultimi cinque anni) ha messo a segno la miglior perfomance on tre mesi degli ultimi trent’anni.

POPOLARI, MPS E UNICREDIT: LA FRANA NON SI FERMA

Ancora nel mirino il settore bancario, penalizzato anche dall’approssimarsi di due delicate ricapitalizzazioni, quella di Veneto Banca e di Banca Popolare di Vicenza.

Paga un prezzo pesante Unicredit (-3,06%), cui tocca garantire l’aumento della banca vicentina. Unicredit, secondo Reuters, potrebbe cercare di rinviare l’aumento di capitale di Pop. Vicenza, per il quale ha fornito una garanzia, rispetto ai tempi attualmente previsti di fine aprile se le condizioni di mercato non miglioreranno, riferiscono alcune fonti. Ubs ha annunciato di avere avviato la copertura del titolo con una raccomandazione Neutral e un target price di 3,70 euro.

Sale invece Intesa Sanpaolo (+0,66%), che dovrà garantire l’aumento della Popolare di Montebelluna. Monte Paschi chiude in ribasso del 4% a 0,5060: nel primo trimestre dell’anno la perdita s’aggira intorno al 60%. Bofa-Merrill Lynch ha tagliato la raccomandazione a Hold da Buy, target price a 0,65 euro da 1,10 euro. Gli analisti del broker statunitense sono convinti che i margini resteranno sotto pressione anche per la probabile debolezza del trend di crescita dei ricavi.

Sempre in sofferenza Banco Popolare (-6,42%), al nuovo minimo storico dopo aver perduto fino all’8%.Gli investitori rimangono molto cauti in vista dei provvedimenti di rafforzamento patrimoniale da un miliardo di euro che l’istituto dovrà assumere allo scopo di rispettare i dettami imposti dalla Bce. In caduta anche Banca Popolare Milano (-3,8%), la banca candidata a fondersi con l’istituto veneto. Forti ribassi pure per Ubi (-4%) e Bper (-3,2%).

Chiusura in picchiata anche per Carige (-4,04%). Ieri l’assemblea ha rinnovato il consiglio di amministrazione premiando la lista di Malacalza Investimenti (55% delle azioni presenti) che ha ottenuto 10 posti nel nuovo Cda: Giuseppe Tesauro, ex presidente della Consulta e dell’Antitrust, è stato nominato presidente, Vittorio Malalcalza è il vicepresidente. Guido Bastianini, verrà indicato come ad.

In assemblea l’avvocato Vincenzo Mariconda, intervenendo per conto di Malacalza, ha espresso “sconcerto e inquietudine per le modalità di divulgazione della proposta di Apollo”. Malacalza Investimenti non crede che l’offerta del private Usa, che punta a rilevare le sofferenze e diventare primo socio della banca ligure con un aumento di capitale riservato, sia sponsorizzata dalla Bce, contrariamente a quanto ipotizzato dalla stampa. Si profila così un “piano B” da opporre al private Usa, che dovrebbe passare dal ricorso al Gacs (Garanzia per la cartolarizzazione delle sofferenze), con l’obiettivo di valorizzare di più l’istituto in vista di una futura aggregazione.

SAIPEM SCIVOLA SOTTO IL PREZZO DELL’AUMENTO

Il petrolio Wti ha chiuso ieri sera le seduta a 38,3 dollari il barile, poco mosso (in marzo ha guadagnato il 14%). Cresce l’attesa per il 17 aprile, quando a Doha si potrebbe arrivare a uno storico accordo tra paesi produttori di idrocarburi.

Deboli ieri i titoli petroliferi: Eni -1,8%, Tenaris -0,1%.Continua la frana di Saipem, che ha chiuso l’ultima seduta del mese a ridosso della parità a 0,3540 euro, una quotazione leggermente inferiore al prezzo di emissione delle nuove azioni dell’aumento di capitale che era stato fissato a 0,3620 euro. E’ la peggior blue chip del primo trimestre inizio 2016 con una perdita del 62% .

Sull’andamento deludente del titolo pesa il timore che le banche, che hanno dovuto acquistare i titoli inoptati (ovvero non sottoscritte dal mercato in sede di aumento di capitale), cedano le azioni sul mercato pur accettando sacrifici sul prezzo.

Invertono la rotta le utilities: Enel -2,2%, Snam -0,4%, Terna -0,9%.

DEBOLI INDUSTRIA E LUSSO. RIFLETTORI SU VIVENDI-MEDIASET

Telecom Italia ha ceduto nel finale lo 0,63% all’indomani della nomina di Flavio Cattaneo ad amministratore delegato. Indiscrezioni di mercato danno, dopo il cambio della guardia, per prossima l’accelerazione delle trattative tra Videndi e Mediaset (-1,31%).

La ripresa dell’euro ha condizionato industriali e lusso.  Hanno perso terreno Finmeccanica (-1,4%) e StM (-0,3%). Fiat Chrysler -2%, Cnh Industrial -2,3%. Nel lusso, Luxottica -2,6% e Moncler -1,8%, miglior blue chip da inizio 2016 con un +15%.

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