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Oro e argento: la paura dei dazi allarga lo spread

Mark Herpel on Flickr

Sui mercati torna ad aleggiare il fantasma dello spread. Stavolta non si tratta di quello fra Btp e Bund, ma di un differenziale più significativo per l’economia globale: quello tra le quotazioni di oro e argento. La paura di una guerra commerciale tra Usa e Cina ha fatto aumentare la forbice tra i due valori, innescando una tendenza che in passato ha spesso preceduto una fase economica di affanno.

Ma passiamo ai numeri. Dall’inizio del 2018, il prezzo dell’oro è aumentato di circa il 3%, mentre quello dell’argento ha subito un calo nell’ordine del 3,5%. In questo modo la forbice del gold-silver ratio è salita fin sopra quota 80, il valore più alto degli ultimi due anni, superiore di quasi un terzo (27%) alla media dell’ultimo decennio.

Il legame con la guerra commerciale Cina-Usa è presto spiegato. Il 55% dell’argento in circolazione nel mondo è utilizzato a scopi industriali (elettronica, fotovoltaico e altro), perciò la domanda è collegata direttamente al ciclo economico. Al contrario, l’oro è il bene rifugio per eccellenza, quello su cui si concentrano gli acquisiti nelle fasi di instabilità o di incertezza (quando non di aperta crisi).

Per intenderci, l’ultima impennata dello spread oro-argento sopra quota 80 risale all’inizio del 2008, quando c’erano timori di un forte rallentamento nell’economia cinese. Non solo: era accaduto anche nel 2008, in piena crisi finanziaria.

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Categories: Finanza e Mercati