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Oreficeria italiana: export in crescita a 2,1 Miliardi (+17,7%). Report Intesa Sanpaolo

Imagoeconomica

Il settore orafo italiano continua a crescere. Dopo gli ottimi risultati conseguiti nell’ultimo biennio, le esportazioni hanno raggiunto per 2,1 miliardi di euro, con un aumento sia in valore (+17,7%) che in quantità (+4,4%).

Sono i dati che emergono dall’ultimo report di Intesa Sanpaolo sul settore.

La domanda globale di gioielli in oro si mantiene stabile a 478 tonnellate, segnando un incremento marginale dello 0,5% rispetto all’anno precedente.

Usa principale mercato italiano

Gli Stati Uniti mantengono la loro posizione come il principale mercato di destinazione per le esportazioni italiane di gioielli in oro, rappresentando circa il 13% delle vendite all’estero con oltre 270 milioni di euro e una crescita del 7,7% in valore.

Gli Emirati Arabi Uniti e la Svizzera seguono con esportazioni di valore simile, intorno ai 250 milioni di euro. Da segnalare in questo primo semestre 2023, l’aumento delle esportazioni verso la Turchia (+65,1%), che diventa il quarto mercato di sbocco con un aumento di circa 3 punti percentuali sul totale delle esportazioni. Crescono notevolmente le vendite verso l’Irlanda (+21%), che negli ultimi anni ha svolto un ruolo sempre più importante come hub logistico per i gioielli Made in Italy.

Torna a crescere il distretto di Valenza, Bene Arezzo e Vicenza

Nel 2022, i principali distretti italiani avevano registrato una crescita del 20% per tutti e tre, ma al confronto con il periodo pre-crisi, il distretto di Valenza aveva ancora un ritardo del 17% (condizionato maggiormente dal ruolo e dalle policy di prezzo attuate dalle multinazionali), mentre Arezzo e Vicenza avevano superato nettamente il livello precedente con rispettivamente +49% e +53%.

Nel primo trimestre del 2023, i distretti hanno totalizzato esportazioni per 1,8 miliardi di euro, registrando un aumento di oltre 185 milioni (+11,7%) rispetto all’anno precedente, superando la crescita dei prezzi alla produzione estera (+5,9%).

Vicenza ha registrato esportazioni per 522 milioni di euro, con una crescita di circa 34 milioni di euro rispetto al periodo gennaio-marzo 2022 (+6,9%). Nonostante una diminuzione delle vendite verso gli Stati Uniti (-6,0%), che rimangono comunque il principale mercato di destinazione con 113 milioni di euro, questa riduzione è stata più che bilanciata dagli aumenti delle vendite verso gli Emirati Arabi Uniti (+13,2%). In aumento le vendite verso la Turchia, che ha più che raddoppiato il valore dell’anno precedente (+124%), posizionandosi come il quarto mercato di riferimento nel 2023 e superando persino Hong Kong.

Il distretto di Arezzo segna la cifra più elevata di esportazioni, con un totale di 790 milioni di euro e una crescita di 62 milioni (+8,4%). Principale artefice di questo risultato è la Turchia che è diventata il secondo mercato di destinazione con 134 milioni di euro, superando in valore di esportazioni anche gli Stati Uniti (in crescita del +3,5% nel semestre). Gli Emirati Arabi Uniti rimangono il principale partner commerciale con un aumento del +5,4%, dopo aver raggiunto una crescita a doppia cifra nel 2022 (+11,9%).

Il distretto di Valenza Po registra il tasso di crescita più elevato nel primo trimestre del 2023, con esportazioni per 459 milioni di euro, rappresentando un aumento di circa 90 milioni, pari al +24,4% (in linea con i valori del 2019). Crescono molto le vendite in Irlanda (+22,7%) e verso la Francia (+44,5%). Gli Stati Uniti seguono in ordine di rilevanza (+27,6%), mentre la Svizzera è in diminuzione (-27,2%).

Cina motore trainante del settore

Il mercato cinese è stato il principale motore trainante del settore, con oltre 200 tonnellate di domanda, segnando la cifra più alta dal 2015 e registrando un aumento del 14%. Ciò è stato favorito dal miglioramento dei consumi, non più vincolati dalle politiche zero-Covid, e sostenuto dalla ripresa del PIL e dell’aumento del reddito reale.

L’India, invece ha sperimentato una diminuzione del 17% nella domanda, raggiungendo 78 tonnellate, in linea con il 2020, anno dell’inizio della pandemia. Il principale motivo di questa diminuzione è stato l’aumento del prezzo locale dell’oro, che ha raggiunto il suo picco a gennaio dopo aver mostrato segnali di crescita a dicembre; anche se i prezzi sono diminuiti a febbraio, ciò non ha compensato il calo avvenuto nei mesi precedenti.

La domanda in Turchia è cresciuta in modo significativo del 20% in termini percentuali, ma ha subito un rallentamento congiunturale, influenzato anche dal terremoto devastante che ha colpito il paese all’inizio di febbraio.

Negli Stati Uniti, la domanda ha registrato una leggera diminuzione del 4%, mentre in Europa è rimasta stabile, grazie anche al supporto della ripresa del turismo.

Per il 2023 ancora incertezza derivata dal contesto mondiale

Per il 2023, il settore rimane condizionato da forte incertezza e rischi di rallentamento con preoccupazioni persistenti legate al conflitto tra Russia e Ucraina, all’elevata inflazione e a politiche monetarie restrittive ancora in atto. Nonostante queste problematiche il settore orafo italiano è riuscito comunque a dimostrare la sua competitività nei mercati internazionali.

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Categories: Economia e Imprese