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Oreficeria e ottica resistono nonostante l’export in tempesta

Quest’anno sono state positive le vendite oltreconfine del settore orafo grazie alla crescita dell’export (+39,2%) per un valore di oltre 9,7 milioni. L’ottica si mantiene stabile a 3,6 miliardi nonostante le insidie che arrivano da guerre, recessione tedesca e possibili dazi Usa

Oreficeria e ottica resistono nonostante l’export in tempesta

Le elaborazioni effettuate dal Centro studi di Confindustria Federorafi confermano il trend positivo del settore orafo nei primi otto mesi del 2024 grazie alla crescita dell’export (+39,2%) per un valore di mercato globale pari a oltre 9,7 milioni di euro.

Oreficeria, i numeri

La produzione orafa italiana è leader in Europa ed è la terza forza a livello mondiale dopo India e Cina. La crescita è stata sostenuta non solo dai rialzi delle quotazioni dei metalli preziosi, ma soprattutto dalla performance della Turchia salita dal quinto al primo posto con un +568,3% sullo stesso periodo dello scorso anno. L’evoluzione turca è riconducibile a guerre, inflazione e aumento della tassazione locale sull’oro che ha incentivato l’importazione di prodotti finiti.

Al secondo posto, gli Usa con una flessione delle vendite pari al -3,9%, mentre al terzo posto si conferma la Svizzera, nonostante il calo del -22,4%.

Le importazioni invece restano in calo con il -18,8%, per un totale di 1,4 milioni. Il saldo commerciale di comparto risulta pari a 8,3 mln, in aumento del +59,5% (3,09 mln) a confronto con il surplus archiviato nel corrispondente periodo del 2023.

Ottica, i numeri

Un altro caposaldo dell’eccellenza Made in Italy, l’ottica, ha registrato vendite oltreconfine da gennaio ad agosto pari a 3,6 miliardi di euro, in calo dello 0,2% sullo stesso periodo del 2023. Un risultato in linea ai primi sei mesi, archiviati con un export a -0,3%.

I dati di Anfao sottolineano la congiuntura internazionale scandita da guerre, incertezza globale e costi alti dell’energia in Italia.

In un’ottica di più ampio respiro, a preoccupare è non solo il calo degli Usa (-12%), ma anche le conseguenze di possibili dazi americani che potrebbe abbattersi sui prodotti europei l’anno prossimo. Inoltre, l’economia tedesca è in crisi soprattutto per l’automotive e la mancanza del potere d’acquisto potrebbe trascinare al ribasso anche le imprese italiane del comparto.

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