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Ora solare 2022, quando cambia? Nella notte tra sabato 29 e domenica 30 ottobre finisce l’ora legale. Sarà abolita? Pro e contro

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Quando cambia l’ora solare 2022? Tra la notte di sabato 29 e domenica 30 ottobre, allo scoccare delle 3, si dovranno spostare le lancette dell’orologio indietro di un’ora e dovremo conviverci per circa cinque mesi. Si dormirà di più, ma si perderà un’ora di luce il tardo pomeriggio. Ma non c’era stata la proposta di abolire l’ora solare? ll dibattito, a livello europeo, è sempre molto acceso. La decisione? Sempre lontana anche se in epoca di crisi energetica, con le bollette di luce e gas alle stelle, l’opportunità di tenere l’ora legale tutto l’anno per molti si tradurrebbe in un risparmio di soldi ed energia.

Ora solare 2022: quando torna quella legale?

L’ora solare sarebbe quella “naturale”, per questo motivo domenica sposteremo le lancette dei nostri orologi di un’ora indietro. Ciò significa che il vero cambio dell’ora avviene a marzo, quando torna l’ora legale per sfruttare la maggiore luce diurna che c’è durante le belle stagioni.

Il nuovo cambio dell’ora – dalla solare alla legale – scatterà come di consueto l’ultimo weekend del marzo 2023, quindi tra sabato 25 e domenica 26 marzo. In quell’occasione dovremo spostare avanti di 60 minuti le lancette dell’orologio: dormiremo di meno per una notta ma avremo più luce di giorno.

L’ora legale fu introdotta in Italia nel 1916, con il decreto legislativo 631: con interruzioni tra il 1921 e il 1939 e poi tra il 1948 e il 1965. A livello Ue è in vigore dal 1976, anche se da tempo è al centro di diverse polemiche. Vediamo quali.

Abolizione ora solare 2022, il dibattito: ora legale tutto l’anno o mai?

Nel 2018 si è iniziato a discutere del cambio ora solare-ora legale. Nel 2019 il Parlamento europeo si è pronunciato, con l’84% dei voti, a favore dell’abolizione dell’ora legale; la decisione finale è stata però rimandata ai singoli Stati membri. Con la libertà di scelta è però emerso un secondo problema: se ogni Paese decide per conto proprio, in Europa si avranno orari diversi oltre ai fusi orari già presenti.

Al momento nessuno, incluso il nostro Paese, si è pronunciato in modo concretamente sulla questione. Contrari al mantenimento dell’ora legale per tutto l’anno, ovviamente, sono i Paesi dell’Europa del Nord, le quali in virtù della loro vicinanza al Circolo Polare Artico godono per loro natura di estati dalle giornate lunghissime. Invece, i Paesi favorevoli all’abolizione dell’ora solare sono quelli dell’Europa meridionale, anche se l’Italia vorrebbe mantenere la situazione attuale, con l’alternanza di ora solare e ora legale.

Abolizione cambio ora solare e legale: i pro e i contro

Abolendo l’ora solare si avrebbero davvero effetti positivi sulle bollette? Secondo molti non ci sarebbero tutti questi vantaggi perché le stime non tengono conto del maggior consumo di corrente di mattina che si verrebbe a creare con l’ora legale permanente.

Una delle ragioni per le quali alcuni Paesi sono invece sfavorevoli al cambio dell’ora è legata agli effetti negativi che questo ha sull’organismo: il cambio di ora ogni anno causa molto stress e disagi fisici che si registrano principalmente sui soggetti più sensibili, tra cui bambini e anziani. Tuttavia, altri esperti avvertono che l’ora legale si discosta dai ritmi circadiani del corpo umano in misura maggiore rispetto a quella solare: svegliarsi prima dell’alba è una delle cause alla base di disturbi metabolici, problemi cardiovascolari e insonnia. 

Conviene tenere l’ora legale tutto l’anno? I calcoli di Terna

Secondo i calcoli di Terna fatti a marzo, prima dell’impennata dei prezzi, i 7 mesi del 2022 in cui sarebbe rimasta in vigore l’ora legale dovevano portare a un risparmio pari a 420 milioni di kilowattora, l’equivalente al fabbisogno medio annuo di circa 150 mila famiglie, con un conseguente risparmio economico di circa 190 milioni di euro. Mentre Dal 2004 al 2022 il minor consumo di energia elettrica per l’Italia dovuto all’ora legale è stato complessivamente di 10 miliardi di kilowattora, per un totale di 1,8 miliardi di euro. Senza contare poi le 200mila tonnellate di CO2 non immesse nell’atmosfera.

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