Una delle tante conseguenze del Covid (ma sicuramente non la più pesante…) è che non sappiamo ancora se quest’anno sarà l’ultimo con il passaggio dall’ora solare all’ora legale e viceversa. Ciò che per ora è certo è che nella notte tra sabato 27 e domenica 28 marzo, cioè nell’ultimo fine settimana di marzo come avviene ufficialmente dal 1996 in tutta Europa (e nel frattempo in 70 Paesi nel mondo), sposteremo le lancette in avanti di un’ora. Torna dunque (forse per l’ultima volta?) l’ora legale: si dorme un’ora meno, ma si guadagna un’ora in più di luce alla sera, con conseguenti risparmi sui consumi elettrici a discapito – secondo alcuni studi – di qualche impatto negativo sul sonno e sulla salute.
Proprio per quest’ultimo motivo (pare che l’alterazione dei ritmi circadiani siano fonte di depressione, di incidenti stradali, di danni al sistema immunitario e di minore produttività sul lavoro), e anche perché i risparmi energetici dovuti alla minore illuminazione artificiale non sono più così significativi (grazie alle lampadine led e al fatto che i maggiori consumi sono attribuibili a computer e climatizzatori, sui quali l’ora legale non incide o incide in peggio, allungando le ore di “caldo”), l’Unione europea da tempo caldeggia la soppressione del doppio cambio durante l’anno. Preso atto da un sondaggio che l’84% dei cittadini del continente è favorevole all’orario fisso per tutto l’anno, ora sta ai singoli Paesi decidere quale orario adottare.
Bruxelles, pur avendo deciso per “un approccio armonizzato e un’abolizione coordinata dei cambi semestrali dell’ora” (Direttiva del settembre 2018), ha infatti lasciato al contempo “a ciascuno Stato membro la facoltà di decidere in merito alla sua ora normale”. I singoli Paesi dovranno dunque decidere se tenere l’ora legale o quella solare, col rischio che le scelte possano essere diverse anche tra Paesi confinanti. In teoria, gli Stati avrebbero dovuto dare una risposta definitiva entro il 1° aprile 2020, ma come sappiamo hanno avuto cose ben più urgenti a cui pensare. Quindi quest’anno si procede come al solito e se ne riparlerà nel 2022, a pandemia (si spera) finita o quanto meno sotto controllo.
L’Italia per ora ha stabilito che lascerà in vigore l’attuale sistema, con l’alternanza tra ora legale e solare a marzo e ottobre di ogni anno. Lo ha deciso il Governo Conte nell’autunno del 2019, sostenendo che mancherebbero ancora prove scientifiche sui possibili danni psico-fisici (che invece ci sono) e che ci sono invece benefici comprovati sulla bolletta elettrica nel semestre dell’ora legale. Secondo Terna, la società che gestisce la rete elettrica, nel 2020 nei 7 mesi di ora legale abbiamo evitato l’immissione di 205 mila tonnellate di CO2 in atmosfera, risparmiando 400 milioni di kilowattora di elettricità, pari al consumo medio annuo di circa 150 mila famiglie. In termini economici, abbiamo risparmiato 66 milioni, un dato inferiore al passato sempre a causa del Covid.
Più sostanzioso il dato se si considera l’intero periodo monitorato da Terna: dal 2004 al 2020, il minor consumo di elettricità legato all’ora legale è stato di circa 10 miliardi di kilowattora, traducendosi in un risparmio per i cittadini di 1 miliardo e 720 milioni di euro. Nemmeno gli stessi cittadini italiani sono così contrari all’alternanza degli orari: del già citato sondaggio a livello europeo, la percentuale di italiani favorevoli all’ora unica era del 66%, molto meno dell’84% complessivo (in tutto hanno votato 6 milioni di persone). Infatti non tutti i Paesi stanno ragionando come noi. Senza scomodare le esigenze dei Paesi nordici, costretti dall’ora legale a giornate infinitamente lunghe e che non vedono l’ora di mantenere quella solare, anche i nostri vicini francesi stanno valutando di scegliere un’orario unico, optando per quello estivo.
La Francia infatti ha lanciato un ulteriore sondaggio interno, al quale hanno partecipato 2,1 milioni di cittadini e che ha confermato la percentuale quasi bulgara emersa a livello continentale: 83,71% vuole l’ora “normale” e quasi il 60% opterebbe per quella legale, con le giornate cioè più lunghe (ma di inverno significa che il sole sorge ancora più tardi). Persino il Parlamento si è già espresso, nel marzo 2019, ma non in maniera vincolante: una maggioranza bipartisan ha votato a favore dell’abolizione del cambio di orario. Sabato 27 marzo si cambia ancora tutti insieme, dal 2022 potremmo avere la stessa ora in Italia e in Spagna, per esempio, ma non in Francia.
io mi tengo l’ora solare (non spostero’ in avanti le lancette), fino a quando non approvano lora legale pure in Italia. Cosi’ le sposto solo per l’ultima volta e mai piu indietro. Per ora io mi tengo l’ora solare, me ne frego di Conte Dracula.