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Ops Intesa: voce agli azionisti. E il patto si incrina

FIRSTonline

L’Ops di Intesa Sanpaolo su Ubi Banca entra nel vivo. Oggi, lunedì 6 luglio, inizia il periodo di adesione, che terminerà alle 17.30 di martedì 28. Venerdì il Cda dell’istituto bergamasco aveva bocciato l’offerta e oggi è arrivata la replica di Carlo Messina: “Fermo restando il massimo rispetto per il consiglio di amministrazione e il management di Ubi – ha fatto sapere l’amministratore delegato di Intesa – confermo che la nostra attenzione è rivolta agli azionisti di Ubi: l’approvazione da parte di Consob del Documento di offerta e l’apertura del periodo di adesione fanno sì che da lunedì 6 e fino al 28 luglio saranno loro a esprimersi su un progetto volto a creare un gruppo ai vertici europei del settore, rafforzando al contempo il contesto domestico”.

Il Cda di Ubi ha bocciato le nozze giudicandole “non convenienti” per i propri azionisti. Inoltre, il vertice della banca ritiene che l’operazione “consentirebbe a Intesa di creare una posizione di leadership dominante in Italia, anomala tra i grandi Paesi europei e potenzialmente dannosa per il tessuto economico e sociale dei territori in cui opera Ubi”.

Messina, tuttavia, considera il no del Consiglio “prevedibile” e sottolinea che dall’operazione nascerà “una nuova realtà bancaria che trarrà la sua forza proprio dal solido rapporto che già esiste con le comunità con cui opererà: le famiglie, gli imprenditori, le Fondazioni”.

Intanto, la Fondazione Monte di Lombardia ha aperto a una valutazione dell’offerta, incrinando  il fronte del Comitato azionisti di riferimento (Car), che controlla il 19% di Ubi e da subito si è detto contrario all’offerta. Venerdì, inoltre, sono arrivate le dimissioni di Mario Cera, autorevole presidente del Car. Le motivazioni ufficiali sono di carattere personale ma in molti le hanno interpretate come un messaggio indiretto e una presa di distanze rivolta alle personalità che siedono nel patto.

Intesa Sanpaolo ha precisato inoltre che “l’allocazione del valore e delle sinergie derivanti dall’operazione a favore degli attuali azionisti Ubi Banca – si legge in una nota – è superiore all’ammontare stimato dal Cda di Ubi, pari al 10% del valore attuale delle sinergie complessive al netto dei costi di integrazione”, vale a dire circa 320 milioni di euro rispetto a un totale di 3,2 miliardi, calcolati considerando che gli attuali azionisti di UBI Banca verrebbero a detenere una quota pari a circa il 10% del capitale del gruppo risultante dall’operazione. Tuttavia, precisa Intesa, considerando anche il premio riconosciuto agli azionisti in fase di Offerta !,1 miliardi), “l’ammontare delle competenze per gli azionisti Ubi Banca arriva al 40% delle sinergie complessive”, al netto dei costi di integrazione.

Inoltre, secondo il Cda di Ubi la fusione non garantirà alcun premio agli azionisti di minoranza che non hanno aderito all’offerta, ma “Intesa Sanpaolo fa presente che la legge e la prassi impongono di determinare il concambio di fusione (e quindi di valutare incorporante e incorporata, ovviamente senza premio di controllo) con criteri e metodologie che si ispirano anzitutto al principio di omogeneità e comparabilità degli elementi considerati, principio, questo, che garantisce la correttezza e la congruità del concambio”.

Piuttosto, il Cda di Ubi “avrebbe dovuto ricordare agli azionisti che, ove gli stessi non aderissero all’offerta, si troverebbero con un’azione contraddistinta da un prezzo che non conterrà il premio implicitamente riconosciuto nell’ambito dell’offerta in favore degli aderenti (pari a circa il 28% sulla base dei prezzi al 14 febbraio 2020)”, scrive ancora Intesa.

Inoltre, per quanto riguarda le valutazioni del Cda di Ubi sulla non congruità del rapporto di cambio dell’offerta, “non è stato adottato un approccio omogeneo per Intesa Sanpaolo e per Ubi Banca: infatti, per Ubi Banca si è fatto riferimento al piano industriale aggiornato, mentre per Intesa Sanpaolo si è fatto riferimento alle stime degli analisti di ricerca pubblicate a seguito della comunicazione dei risultati al 31 marzo 2020”, prosegue la nota di Intesa, che prevede un aumento del 60% dei dividendi distribuiti nel triennio rispetto al pIano elaborato prima del lancio dell’Ops.

Ma non è finita: in contrasto con quanto riportato nel documento di offerta, il Cda di Ubi “non ha considerato, tra i metodi di valutazione, l’utilizzo dei prezzi di Borsa, nonostante Intesa Sanpaolo e Ubi Banca siano società quotate con una liquidità tali da consentire la formazione dei prezzi sulla base delle ampie informazioni disponibili sulle prospettive di crescita, sul profilo di rischio e sulla generazione di utile e non ha evidenziato in maniera chiara il premio implicito riconosciuto nell’offerta sulle quotazioni di mercato delle azioni di Ubi Banca sui vari orizzonti temporali tipicamente presi a riferimento”.

Oggi in apertura il titolo di Intesa guadagna il 2%, a 1,7806 euro. Ubi, invece, viaggia in rialzo del 2,2%, a 3,141 euro.

Resta sullo sfondo l’incognita del giudizio Antitrust, che arriverà il 25 luglio e rappresenta l’ultimo via libera istituzionale necessario a dare efficacia all’offerta.

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