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OpenAI in fibrillazione: ondata di dimissioni ai vertici e cambio di governance da no-profit a società di lucro

Imagoeconomica

Continuano gli addii in casa OpenAI, l’azienda che ha rivoluzionato il panorama tecnologico con ChatGPT. Mira Murati, la chief technology officer, ha deciso di lasciare l’azienda, aggiungendo un altro capitolo a una serie di significativi cambiamenti interni, che hanno già visto il ritiro di altri dirigenti di alto profilo, come i fondatori Ilya Sutskever e John Schulman. Murati, che aveva anche ricoperto temporaneamente il ruolo di amministratore delegato durante il tentativo di “golpe” contro Sam Altman, ha comunicato la sua decisione ai dipendenti con un messaggio che recita: “Dopo molta riflessione, ho preso la difficile decisione di lasciare OpenAI”. A poche ore dall’annuncio dell’uscita di Murati, anche il responsabile della ricerca Bob McGrew e il vicepresidente della ricerca Barret Zoph hanno rassegnato le dimissioni

Ma le novità non finiscono qui: OpenAI sta preparando una ristrutturazione ambiziosa che prevede un passaggio a una struttura a scopo di lucro, distaccandosi dal controllo del consiglio di amministrazione no-profit. Questo passo, riportato da Reuters, non solo mira a rendere l’azienda più attrattiva per gli investitori, ma anche a rivoluzionare la gestione dei rischi legati all’intelligenza artificiale.

Open Ai riorganizza il team: ecco le nuove nomine

Per gestire il periodo di transizione, il numero uno di Open Ai ha annunciato una serie di promozioni e nuovi ruoli all’interno dell’azienda. Mark Chen è stato nominato vicepresidente della ricerca e lavorerà insieme a Jakub Pachocki, che assume il ruolo di capo scienziato. Matt Knight, già responsabile della sicurezza, diventerà il responsabile della sicurezza informatica, mentre Kevin Weil e Srinivas Narayanan continueranno a guidare il team applicato, dedicandosi a portare la tecnologia di OpenAI ai clienti aziendali e privati. Infine, Josh Achiam, scienziato ricercatore, assumerà il nuovo ruolo di responsabile dell’allineamento della missione, collaborando per garantire il successo degli obiettivi aziendali.

Il ceo Sam Altman riceverà azioni in OpenAI per la prima volta

La parte no-profit di OpenAI rimarrà attiva, mantenendo una quota minoritaria nella nuova entità a scopo di lucro. Ma la vera novità riguarda Sam Altman, secondo Reuters cita fonti anonime, che affermano che parte del nuovo piano prevede di fornire per la prima volta al ceo una partecipazione azionaria, che Bloomberg riporta al 7 %. Con la nuova struttura, OpenAI potrebbe raggiungere una valutazione di oltre 150 miliardi di dollari, rimuovendo i limiti sui ritorni per gli investitori e segnando così un significativo cambio di passo.

Secondo le fonti di Reuters, un portavoce dell’azienda ha confermato: “Restiamo concentrati sulla creazione di un’IA che benefici tutti. Stiamo collaborando con il nostro consiglio per assicurarci di essere nella migliore posizione per realizzare la nostra missione”. In questo contesto, la parte no-profit continua a giocare un ruolo fondamentale nel perseguire gli obiettivi di OpenAI.

Governance in trasformazione: i cambiamenti che scuotono OpenAI

La ristrutturazione in corso non è solo una questione di numeri; è una vera e propria rivoluzione nella governance dell’azienda. Con l’addio di Mira Murati, degli altri due manager, il congedo del presidente Greg Brockman e l’abbandono dell’ex capo scienziato Ilya Sutskever, l’azienda sta vivendo un momento di profonda trasformazione. I dettagli sulla nuova struttura sono ancora da definire, e l’attesa cresce mentre OpenAI collabora con avvocati e azionisti per delineare il futuro.

Fondata nel 2015 come organizzazione di ricerca no-profit, OpenAI ha creato nel 2019 la sua filiale a scopo di lucro, OpenAI LP, raccogliendo investimenti da colossi come Microsoft. Tuttavia, il vero boom è arrivato con il lancio di ChatGPT nel 2022, che ha attirato oltre 200 milioni di utenti attivi settimanali, rendendo OpenAI una delle aziende più valutate nel settore dell’IA.

La governance attuale, che assegna il controllo della filiale profit alla parte no-profit, era pensata per garantire uno sviluppo sicuro dell’intelligenza artificiale. Tuttavia, questo modello ha suscitato polemiche, culminate nell’estromissione temporanea di Sam Altman e in una causa legale da parte del cofondatore Elon Musk.

Ora, sotto la presidenza di Bret Taylor, ex co-ceo di Salesforce, il consiglio di OpenAI si rinnova. Qualsiasi modifica alla struttura aziendale richiederà l’approvazione del consiglio no-profit, composto da nove membri.

Verso una nuova era: OpenAI abbandona il modello no-profit?

Se il controllo no-profit verrà rimosso, OpenAI potrà operare come una startup tradizionale, un cambiamento che gli investitori potrebbero accogliere con favore, considerando i miliardi già investiti nell’azienda. Tuttavia, sorgono interrogativi sulla capacità del laboratorio di mantenere una governance adeguata nella ricerca di un’intelligenza artificiale generale (AGI), specialmente dopo aver sciolto il team dedicato alla supervisione dei rischi a lungo termine.

Sarà interessante vedere, spiega Reuters, come si concretizzeranno le nuove direzioni. La nuova struttura potrebbe assomigliare a quella dei suoi concorrenti, come Anthropic e xAI di Elon Musk, registrati come società benefit e impegnati nella responsabilità sociale oltre che nei profitti.

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Categories: Economia e Imprese