Il modello di innovazione individuato dall’economista californiano Henry Chesbrough che va sotto il nome di “Open Innovation” e che corrisponde ad un modello per cui le aziende possono ricorrere a risorse provenienti dall’esterno come startup, università o altre aziende non necessariamente collegate alla filiera, è diventato un corso di studi alla Luiss. La cattedra, fortemente voluta da Fabrizio Di Amato, presidente e azionista di maggioranza del Gruppo Maire Tecnimont e da Andrea Prencipe, Rettore della Luiss, è stata assegnata proprio al professor Henry Chesbrough che è anche direttore del centro Garwood per l’innovazione aziendale presso l’Università della California a Berkeley.
A finanziare la cattedra è sempre il gruppo Maire Tecnimont, multinazionale con un DNA altamente tecnologico. Attualmente leader in ambito internazionale nell’ingegneria impiantistica, principalmente nel settore degli idrocarburi (petrolchimico, fertilizzanti, oil & gas refining). Si tratta di un’azienda quotata alla Borsa di Milano dal 2007, con più di 1.500 brevetti alle spalle nei vari settori di riferimento. Il gruppo è in crescita in termini di dimensioni e risultati. Impiega circa 9.300 professionisti in oltre 45 paesi attraverso 50 società operative.
L’Open Innovation ha rivoluzionato il mondo del business contemporaneo aprendo a partner esterni. Un metodo di sviluppo aziendale che con questa unione di risorse mira a promuovere idee innovative con il supporto della tecnologia. La differenza rispetto al passato è il coinvolgimento attivo del team di interni ed esterni nel processo di sviluppo che, con questa contaminazione continua tra diverse realtà professionali, riesce a dar vita a progetti di successo.
A spiegare bene questa differenza, ci ha pensato il Rettore della Luiss Prencipe che, il giorno dell’inaugurazione della cattedra, si è soffermato proprio sull’elemento di differenziazione fondamentale tra l’Open Innovation e altre forme di collaborazione per l’innovazione, ovvero “la ricerca di partnership non ovvie che possano quindi offrire conoscenze, idee, competenze, informazioni non convenzionali, inaspettate, impensate ed a volte impensabili”. Si tratta insomma di una scommessa sull’eclettismo, sulla trasparenza, sulla condivisione e sugli aspetti multidisciplinari della ricerca.
Il valore del progetto va oltre gli obiettivi del mero insegnamento. È infatti in cantiere un progetto di ricerca sull’analisi dei principi alla base della disciplina. Le aziende con questa formazione specifica avranno la possibilità di perseguire obiettivi cruciali in ambito sociale, economico e di sostenibilità ambientale. L’Open Innovation ha mutato radicalmente anche il metodo di acquisizione delle conoscenze essenziali. Le parole del Prof. Chesbrough ne sono una testimonianza: “l’innovazione aziendale deve far tesoro in maniera sistematica di collaborazioni, idee e risorse esterne rispetto al perimetro societario classicamente inteso. Dalle start-up al mercato globale delle idee e dei brevetti, questo modello illustra meglio dei precedenti perché un’azienda non abbia più bisogno di controllare, quasi di possedere, i processi di innovazione dall’inizio alla fine”.