Open Fiber è a un passo dalla conclusione del negoziato con le banche sul rifinanziamento dei vecchi debiti verso i creditori finanziari: una somma che supera i 7 miliardi di euro e che è legata al project financing (ne sono stati utilizzati circa 5 miliardi) sottoscritto con un pool di 32 istituti di credito. In prima fila ci sono i principali gruppi bancari italiani: Intesa Sanpaolo, Unicredit, Ing, Bnp Paribas, Credit Agricole, Santander e Banco Bpm. Un nodo da sciogliere anche in vista delle nozze con NetCo – l’area che racchiude l’asset di rete fissa, le attività wholesale domestiche e quelle internazionali di Sparkle – dato che le banche vorranno sapere dove il progetto andrà a parare dopo l’ok di Tim all’offerta di Kkr.
Open Fiber: con le banche trattativa verso la conclusione
La società wholesale, come sappiamo, da tempo ha avviato la trattativa finanziaria con le banche. Il neoamministratore delegato di Open Fiber – controllata per il 60% da Cassa Depositi e Prestiti e partecipata per il restante 40% da Macquarie – Giuseppe Gola, insieme con l’advisor Lazar, ha ripreso in mano il dossier lasciato dall’ex ad Mario Rossetti. Secondo quanto riportato dal Sole 24 Ore, le trattative con le banche sarebbero ormai arrivate alla fase conclusiva. Gli istituti di credito avrebbe infatti individuato l’advisor “unico” industriale per supportare le interlocuzioni con OF. La scelta sarebbe ricaduta sul gruppo di esperti di Analysys Mason, azienda specializzata nel settore Tmt (Technology, Media & Telecomunnications).
La società però ha esigenze aggiuntive fino a 2 miliardi
A questo punto manca solo la nomina di un advisor finanziario che supporti il pool di banche nelle trattative con OF e gli azionisti di quest’ultima. A rendere importante la svolta con le banche sono le nuove esigenze di capitale di Open Fiber che, secondo le indiscrezioni, potrebbero arrivare fino a 2 miliardi di euro in più. Secondo il quotidiano finanziario a questa maggiore richiesta di capitale le banche potrebbero rispondere con la richiesta di coinvolgere direttamente gli azionisti con un aumento di capitale e l’iniezione di nuove risorse.
La questione è delicata e si incrocia con l’apertura del Governo alle richieste della società guidata da Gola. Lo scorso agosto, Rossetti (ha lasciato a settembre), in una intervista al Sole 24 Ore, aveva dichiarato di aver aperto un tavolo con il Mimit per il riequilibrio economico finanziario delle aree bianche, quelle a fallimento di mercato, dove la società pur avendo cablato tante abitazioni è in ritardo sulla tempistica inizialmente prevista. La ragione è che, a causa di errori sui dati alla base del bando, il cablaggio nelle aree bianche ha richiesto la realizzazione di circa 14mila chilometri di fibra in più che, insieme ai rincari, ha provocato una massiccia ondata di costi aggiuntivi per 850 milioni.
Le altre richieste di Open Fiber: l’anticipo sul Pnrr
In ballo c’è anche la richiesta di anticipo del 30% delle somme aggiudicate a valere su gare Pnnr e un allungamento della concessione (da 20 a 30 anni) sulla rete in costruzione, appaltata dalla società del Mise, Infratel, incaricata di gestire i bandi per la banda larga e ultralarga in Italia. I riflettori sono tutti puntati sul Cda della società pubblica previsto per venerdì 24 novembre. E proprio in quell’occasione Infratel sarà chiamata a deliberare sulle richieste di anticipazioni che per OF si attesterebbero a 540 milioni.