Ad oggi sono oltre 130 le città in cui Open Fiber commercializza i propri servizi e circa 6 milioni le famiglie e le imprese che possono già beneficiare di una rete interamente in fibra ottica. Sono stati investiti oltre 3 miliardi di euro a beneficio del Paese, con l’obiettivo di recuperare il ritardo nello sviluppo delle reti di telecomunicazioni, che posiziona l’Italia agli ultimi posti delle classifiche internazionali. E’ con questo comunicato che Open Fiber ha voluto rispondere a Luigi Gubitosi, Ad di Telecom Italia, il quale aveva affermato nel corso di un convegno a Roma:
“Dai dati pubblici, da ultima un’audizione parlamentare di alcuni giorni fa, sembra emergere che proprio in quelle aree in cui si voleva recuperare un ritardo, il ritardo nella riduzione del digital divide è invece aumentato, nonostante i fondi pubblici destinati a tali interventi sono oltre 1,5 miliardi di euro”.
Parlando dell’integrazione tra Tim e Open Fiber Gubitosi ha poi aggiunto che “ha senso e andrebbe perseguita, ma se questo obiettivo non fosse condiviso sarà comunque Tim a farsi carico di questa sfida cruciale per il Paese”. Per poi concludere che“i tentativi di modello Wholesale only si sono rivelati tutti esperienze di scarsa efficacia per la reale diffusione del FTTH e in larga parte di portata molto limitata rispetto ai modelli – largamente prevalenti in tutto il mondo – di operatore di rete verticalmente integrato”.
In definitiva “non è più tempo di dibattiti infiniti e ipotesi fantasiose. Ora è tempo di risultati concreti – aggiunge l’ad di Tim – Ovviamente la soluzione non può essere la creazione di un operatore disintegrato, eliminando esperienze competenze e sinergie, inseguendo sistemi e modelli peculiari che non hanno riscontrato successo in nessuna parte del mondo”
Parole che, naturalmente, hanno suscitato la reazione di Open Fiber che sottolinea di “essere risultata aggiudicataria dei tre bandi di gara del Ministero dello Sviluppo Economico per la realizzazione della rete pubblica nelle aree in cui gli altri operatori hanno dichiarato di non essere interessati ad investire. Sono oltre 2 mila i Comuni in cui i lavori sono stati avviati, circa 450 quelli con i lavori completati e oltre 2 milioni le unità immobiliari connesse, malgrado i 13 ricorsi Tim che hanno bloccato per mesi l’avvio del progetto”.
“L’ingresso sul mercato di Open Fiber – conclude il comunicato – con l’obiettivo di realizzare una rete nazionale in fibra ottica, in linea con le agende digitali italiana ed europea, ha fin dall’inizio generato un’accesa concorrenza da parte di Telecom Italia, che ha evidente interesse a preservare il valore delle proprie infrastrutture in rame e la sua posizione dominante.”
A sua volta Gubitosi ha parlato per rispondere – a distanza – alle parole del presidente di Open Fiber Franco Bassanini che il giorno prima aveva difeso il modello wholesale only. Insomma, i duellanti riprendono il duello. Il che non esclude, come succede in ogni trattativa e come è già successo nel passato delle tlc italiane, che le schermaglie siano funzionali proprio alla trattativa per una rete unica integrata verticalmente. Anche se per ora le posizioni sembrano allontanarsi.