“Penso che Telecom abbia bisogno di capire quale direzione intenda individuare e percorrere, ci vuole chiarezza“. L’amministratore delegato di Open Fiber, Elisabetta Ripa, che viene proprio dal gruppo Telecom Italia, parla chiaro durante l’audizione alla Camera nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulle nuove tecnologie delle telecomunicazioni, con particolare riguardo alla transizione verso il 5G ed alla gestione dei big data. L’ipotesi di realizzare la rete unita con Tim in teoria è possibile, ma occorrono dei punti saldi.
“Per noi – ha proseguito Ripa a margine dell’audizione – la situazione è diversa. Il nostro piano è noto e i nostri azionisti sono allineati, non è così per Telecom”. “Diamogli il tempo”, ha aggiunto Ripa.
Il riferimento è ai continui scontri tra Vivendi, socio di maggioranza di Tim, e il Fondo Elliott, che al momento controlla il consiglio con 6 consiglieri contro 5. La battaglia è rimandata al 29 marzo, giorno in cui si terrà l’assemblea che, oltre ad analizzare il bilancio, si occuperà delle richieste del socio francese. Il colosso guidato da Vincent Bolloré, lo scorso 14 dicembre, ha chiesto di convocare un’assemblea per l’incarico ai revisori, ma soprattutto per la revocare i 5 consiglieri in quota Elliott (Fulvio Conti, Alfredo Altavilla, Massimo Ferrari , Dante Roscini e Paola Giannotti de Ponti) e la nomina parallela di Franco Bernabè, Rob van der Valk, Flavia Mazzarella, Gabriele Galateri e Francesco Vatalaro.
Tornando alla creazione di una rete unica tra Tim e Open Fiber per la fibra, ipotesi lanciata dal vicepremier Luigi Di Maio e che ha anche ricevuto l’endorsement del ministro dell’Economia, Giovanni Tria, “l’importante – secondo Ripa – è avere ben chiaro l’obiettivo che sta a cuore a tutti, cioè non duplicare gli investimenti. Ma se è vero questo, l’unico operatore che sta realizzando investimenti è Open Fiber, quindi il rischio duplicazione è un rischio prospettico”. “In questo momento – ha continuato la manager – non ci troviamo a competere con nessuno. Nel 40% del territorio c’è il modello di rete unica. Nelle aree metropolitane c’è teoricamente competizione,”
“In prospettiva – ha concluso Ripa – dipenderà da cosa deciderà di fare Telecom Italia”. Inoltre “Open Fiber è disponibile a ipotizzare coinvestimenti e cooperazione con tutti i soggetti ivi compreso l’incumbent”, cioè appunto Tim. Nell’immediato “forme di collaborazione consentirebbero di realizzare più velocemente la digitalizzazione rete ed evitare la duplicazione degli investimenti”, ha aggiunto Ripa.
Le parole dell’amministratore delegato sono state confermate anche dal presidente di Open Fiber, Franco Bassanini: “Il progetto di rete unica presuppone che ci sia un accordo tra la grande maggioranza di azionisti di Tim da un lato e di Open Fiber dall’altro”, ma attualmente gli azionisti di Tim non sono molto allineati su questo.
“Open Fiber, dal canto suo, sta costruendo la propria rete in maniera “double face”, in modo tale cioè da essere usata sia per l’ftth (la fibra fino alla casa, ndr) sia per il 5G “seguendo le raccomandazione della Ue”, ha sottolineato Bassanini. Tutto ciò è “tanto più significativo in un Paese con limiti elettromagnetici bassi”, ha aggiunto. Riguardo ai limiti, Bassanini ha spiegato che sarebbe “ragionevole alzarli, il problema è di quanto”.