Open Fiber risponde alle indiscrezioni di stampa relative alla lettera ricevuta da Infratel sui presunti ritardi nella realizzazione delle infrastrutture per la banda ultralarga che, secondo quanto scritto dal Fatto Quotidiano, potrebbero portare a una possibile revoca delle concessioni.
Attraverso una nota, la società ribadisce nuovamente di essere “pienamente in linea con il piano di realizzazione della rete in fibra ottica formalmente condiviso con Infratel e ciò nonostante il perdurare dell’emergenza sanitaria”.
Secondo quanto previsto, conferma Open Fiber, il 92% delle unità immobiliari sarà completato entro il 2022 in 16 regioni, mentre “l’attività prevista per il 2023 è dunque residuale rispetto alla totalità del progetto”. L’azienda segnala inoltre come negli ultimi 6 mesi “l’avanzamento dell’infrastruttura realizzata da OF” sia triplicato rispetto al 2019.
“I ritardi cui Infratel fa riferimento nella lettera ad OF sono innanzitutto relativi al numero dei progetti esecutivi consegnati – si legge nella nota -. Effettivamente, si è registrato un rallentamento nella consegna dei progetti, che è però una conseguenza diretta e ineludibile di quanto concordato quest’anno con Infratel in merito alla soglia di permessi necessaria a corredo del progetto esecutivo, che è stata innalzata dal 70% al 90%”.
Il rallentamento però, viene sottolineato, non incide sui target di piano “in quanto il numero dei progetti esecutivi ad oggi già approvati permette a OF di proseguire il progetto secondo i tempi previsti”.
“Si ricorda infine che sui circa 2,8 miliardi di euro di valore del Grande Piano BUL circa 1,6 miliardi sono a carico dello Stato, mentre 1,2 miliardi sono a carico di Open Fiber che – in base ai requisiti della gara Infratel – ha offerto di farsi carico di tale somma prevedendo di recuperarla dai flussi di cassa della concessione ventennale”, conclude l’azienda.
Sulla questione è intervenuto anche il deputato di Italia Viva, Michele Anzaldi che, attraverso un post su Facebook, chiede alla Consob di indagare. ”La Consob accenda un faro sulle indiscrezioni attribuite al Mise e riportate su alcuni quotidiani che parlano di possibile revoca delle concessioni a Open Fiber in merito ai ritardi sulla realizzazione della rete in fibra.” “Si tratta di una notizia che rischia di creare un grave danno ad un’azienda pubblica, la cui proprietà è di un’azienda quotata come Enel e di Cdp. Il rischio è che ci rimettano i cittadini due volte, sia per lo stop agli investimenti sulla fibra sia per il danno ad un’azienda pubblica”, continua Anzaldi.
“Il Fatto quotidiano scrive che dietro le contestazioni ci sarebbe il tentativo di ridurre il valore di Open Fiber in vista dell’eventuale fusione con Fibercop, l’azienda appena creata da Tim in vista della cosiddetta Rete Unica. Quindi una società pubblica, Infratel, si presterebbe a danneggiare un’azienda pubblica come Open Fiber per favorire un’operazione voluta e caldeggiata da un’azienda privata come Tim? È urgente che venga fatta chiarezza”, conclude il parlamentare.