Mario Rossetti lascia la guida di Open Fiber. Il Consiglio di amministrazione della società controllata da Cdp (60%) e Macquarie (40%) è stato convocato oggi, mercoledì 27 settembre, per formalizzare l’uscita dell’ad Mario Rossetti dalla società che gestisce la rete in fibra ottica più estesa d’Italia. Giovedì 28, invece, si riunirà il Cda di Cdp, che dovrebbe indicare al posto di Rossetti – il cui mandato in realtà sarebbe scaduto in primavera – l’ex ad di Acea Giuseppe Gola, con un lungo passato nelle tlc da Enel fino ad Ipse per arrivare a Wind. Nei giorni scorsi, nella rosa dei nomi figuravano anche Federico Protto e Riccardo Ruggiero, entrambi con competenze tecniche del settore, ma Gola resta il favorito.
Open Fiber sotto la guida di Rossetti
Il passo indietro del manager, alla guida di Open Fiber poco meno di due anni, sarebbe stato deciso in maniere consensuale. E soprattutto non sarebbe dettato da una perdita di fiducia da parte degli azionisti, ma dalle sfide dettate dal nuovo piano industriale previsto entro novembre, al momento il più complesso per l’azienda, e dalla possibile fusione con Netco una volta scorporata da Tim.
Non sono mancate però pressioni politiche. Il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri aveva sottolineato più volte i ritardi accumulati dall’azienda e anche Alessio Butti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio per l’Innovazione, era stato alquanto polemico sulla possibilità per l’azienda di raggiungere gli obiettivi. In realtà, guardando i numeri, la posa della fibra sotto la gestione Rossetti è proseguita in modo molto più rapido rispetto agli anni passati.
Ad oggi, Open Fiber ha realizzato oltre 70 mila chilometri di fibra, il 76% di quanto previsto dal piano e ha chiuso il primo semestre dell’anno con ricavi in crescita del 28%, pari a 267,5 milioni e un Ebitda di 102,7 milioni (+33%). In soli due anni, il manager avrebbe messo a terra gli stessi chilometri di rete realizzati nei quattro anni precedenti, con una considerevole accelerazione nell’ultimo anno. Numeri che sono stati riconosciuti e apprezzati da azionisti e ministero dell’Economia, a cui fa capo il controllo di Cdp, ma a quanto pare non sufficienti per conservargli il posto.
Open Fiber: i nodi da sciogliere
Open Fiber però ha diverse gatte da pelare. Gola dovrà completare il nuovo piano industriale, già impostato nelle linee guida, per non parlare del rifinanziamento – lo scorso marzo la società ha approvato un aumento di capitale da 375 milioni – che si è reso necessario anche per i maggiori costi avuti per la copertura delle aree bianche e sarà strettamente legato al nuovo piano. L’aumento dei costi e i ricavi (seppur in crescita) inferiori alle attese hanno costretto i soci di OF a metter mano al portafogli, nonché a scrivere lo scorso giugno una lettera di richiesta di aiuto al Tesoro e alle istituzioni italiane. Non solo. In ballo c’è il negoziato con Infratel e Mimit sull’anticipo del 20% sui progetti del Pnrr, circa 360 milioni: risorse, che insieme ai 375 milioni dell’aumento di capitale (ancora non ultimato), serviranno ad andare avanti con i lavori e a rifinanziare nuove condizioni con le banche creditrici.
Sullo sfondo rimane Tim, con la riunione in programma oggi e che sarà chiamato a deliberare sulla richiesta di Kkr di prorogare la scadenza per presentare l’offerta vincolante al 15 ottobre.