Rete unica delle tlc oppure no, Open Fiber, la società guidata da Elisabetta Ripa e controllata fifty-fifty dall’Enel e dalla Cassa Depositi e Prestiti (Cdp) che sta collocando la fibra ottica per la rete a banda larga ultraveloce in tutta Italia, fa gola. In mattinata hanno cominciato a circolare alcune indiscrezioni secondo cui il fondo australiano di private equity Macquarie, che ben conosce l’Italia e che sta studiando anche la partita che si svolge attorno ad Autostrade per l’Italia, sarebbe pronto ad avanzare un’offerta all’Enel per rilevare la quota del 50% di Open Fiber.
Qualche ora dopo è arrivata la conferma della società guidata da Francesco Starace. Attraverso una nota, Enel fa sapere che:
“In relazione ad alcune indiscrezioni comparse in data odierna sugli organi di stampa Enel informa che il Consiglio di Amministrazione della Società, nella seduta del 10 giugno 2020, ha ricevuto un’informativa in merito ad un’offerta non vincolante presentata da parte di Macquarie Infrastructure Real Asset avente ad oggetto l’acquisizione, in tutto o in parte, del 50% del capitale di Open Fiber posseduto da Enel. In tale sede, il Consiglio di Amministrazione ha preso atto dell’informativa ricevuta, rimanendo in attesa di essere aggiornato circa i successivi sviluppi”.
La mossa di Macquarie non rappresenta proprio una sorpresa, non solo per le potenzialità che Open Fiber ha – soprattutto se si troverà un accordo con Tim per la realizzazione se non di una società unica della rete per lo meno di una rete unica che aiuti a colmare i ritardi dell’Italia, oggi al 17esimo posto in Europa per connettività – ma anche per un’altra ragione.
Non è sfuggita a nessuno la novità degli ultimi tempi di Macquarie, che in Italia già si avvaleva della collaborazione di Fulvio Conti, già Ad di Enel e presidente di Telecom Italia, che di recente ha arruolato un altro advisor di grande esperienza come Claudio Costamagna, già banchiere d’affari in Goldman Sachs e negli ultimi anni presidente di Cassa Depositi e Prestiti. Un paio di settimane fa Costamagna è diventato consulente di Macquarie per studiare la possibilità di entrare in campo nel complicatissimo rebus sul futuro di Autostrade, che il Governo vorrebbe sfilare ai Benetton e il cui destino si deciderà entro il mese di giugno.
Ma ora la partita si allarga e gli australiani, che hanno a disposizione una liquidità di almeno 7 miliardi per investimenti in infrastrutture in Europa, alzano la posta con un’offerta per il 50% di Open Fiber, il cui valore era stato stimato tra i 3 e il 6 miliardi di euro per tutta la società. A questo punto l’Ad di Enel, Francesco Starace, dovrà decidere se restare in Open Fiber o vendere la sua quota ricavandone una ricca plusvalenza. E se dovesse optare per questa seconda opzione i primi a festeggiare sarebbero gli australiani di Macquarie e i loro advisor ma anche il Governo italiano che non ha mai fatto mistero di puntare sulla rete unica per Internet ma che finora non è mai riuscito a centrare l’obiettivo. Se sarà o no la volta buona lo scopriremo presto.
Intanto Open Fiber ha commentato l’accordo con Sky Italia, che debutterà come operatore mobile appoggiandosi proprio alla rete in fibra ottica della società guidata da Elisabetta Ripa. “Stiamo collaborando molto bene insieme – ha detto la manager – e sono sicura che l’esperienza che sta lanciando Maximo Ibarra sarà un successo. La partnership con una realtà di primo piano come Sky è un grande riconoscimento dell’efficace strategia industriale che Open Fiber sta perseguendo e del suo ruolo sempre più rilevante nel panorama nazionale e internazionale delle telecomunicazioni. L’ingresso di un nuovo attore nel mercato delle telecomunicazioni conferma, infatti, i vantaggi che il modello wholesale only di Open Fiber offre, garantendo parità di accesso alla rete a tutti gli operatori interessati”.
(Ultimo aggiornamento: ore 15.01 del 16 giugno)