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Open Fiber, accordo con le banche per 3,2 miliardi di finanziamento: la rete unica più vicina

Questo accordo, che combina sia il recupero di vecchi finanziamenti che l’ottenimento di nuove risorse, è indispensabile per il suo nuovo piano industriale e per proteggere il valore del patrimonio, in vista di possibili fusioni con Netco

Open Fiber, accordo con le banche per 3,2 miliardi di finanziamento: la rete unica più vicina

Open Fiber ha raggiunto un accordo con le banche per un finanziamento di oltre 3 miliardi di euro. Questo accordo, che comprende il recupero di vecchi finanziamenti e l’ottenimento di nuove risorse, è essenziale per dare vita al nuovo piano industriale dell’azienda. Inoltre, esso è strategico per preservare il valore del suo patrimonio, elemento fondamentale in vista delle possibili trattative con Kkr per una fusione con Netco, ora che il fondo Usa ha ottenuto il via libera Ue all’acquisto della rete di Telecom.

Accordo Open Fiber-banche: come funziona?

L’accordo si articola in due fasi distintive. Nella prima fase, si procederà al recupero delle vecchie linee di finanziamento congelate, per un totale di 870 milioni di euro. Questa cifra sarà affiancata da una tranche di aumento di capitale, precedentemente approvata dall’assemblea ma mai versata dai soci, per circa 350 milioni. In questa fase, la suddivisione dei fondi si attesta molto vicino al precedente schema, con il 70% proveniente dalle banche e il restante 30% a carico dei soci Cdp e Macquarie. Lo sblocco immediato di queste risorse è cruciale per garantire la necessaria liquidità a Open Fiber.

La seconda fase, altrettanto significativa, è stata oggetto di intense trattative negli ultimi mesi. Si tratta dell’ottenimento di nuove risorse per un totale di circa 2 miliardi di euro. Gli istituti finanziari dovrebbero contribuire con nuovi finanziamenti che copriranno circa il 55% di questa cifra, pari a circa 1,1 miliardi di euro. Dall’altra parte, i soci si impegneranno a versare circa 900 milioni di euro come nuovo aumento di capitale. La suddivisione dell’equity rispecchierà naturalmente la struttura societaria attuale, con il 60% in mano a Cdp (equivalente a circa 540 milioni di euro) e il 40% a Macquarie (circa 360 milioni di euro). L’attuazione di questa fase è prevista entro luglio.

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