Si parte piano, come da previsioni. Impregilo +0,05%, a quota 3,994 euro, resta sui valori della vigilia, in prossimità del prezzo d’Opa, segno evidente che il mercato non si attende colpi di scena dall’offerta pubblica volontaria (importo massimo teorico i 1,130 miliardi) che ha preso il via stamane.
Eppure resta un interrogativo: Beniamino Gavio accetterà l’offerta del “nemico” Pietro Salini? Non è questione secondaria, visto che il prospetto informativo dell’Opa informa che se Igli non aderisse all’offerta pubblica, la fusione tra il costruttore romano e il general contractor non si farà. Di qui l’attesa per le decisioni del gruppo piemontese: Gavio può optare per il ricco dividendo da circa 1,5 euro per azione destinato a i soci che non aderiscono all’offerta. Oppure accettare il prezzo di 4 euro previsto dall’Opa.
Per ora dal quartier generale di Gavio da Tortona non giungono segnali: prima occorre analizzare fino all’ultimo dettaglio le 170 pagine del prospetto dell’Opa. E’ probabile che la decisione sia comunicata solo in prossimità della data di scadenza, fissata per il 12 aprile.
In sintesi: se Gavio aderisce all’Opa esce dalla partita con un discreto surplus finanziario dato che il gruppo ha in carico 80 milioni di azioni Impregilo a 3,65 euro e 40 milioni a 3 euro netti. L’avventura potrebbe dunque chiudersi con un surplus di quasi 70 milioni.
Altrimenti Gavio può decidere di soprassedere e di incassare il ricco dividendo da quasi 1,5 euro per azione promesso da Impregilo dopo la vendita di Ecorodovias, mantenendo la quota del 29% in Impregilo.
Infine, potrebbe anche lanciare la contro-Opa, ipotesi a cui il mercato non crede , per più ragioni. Primo, perché Gavio ci ha rinunciato già in estate, ritenendo troppo cara la società a questi prezzi (anche su consiglio di Mediobanca). Secondo, perché dopo la cessione di Ecorodovias, l’appeal per Impregilo agli occhi di Gavio è senz’altro diminuito. I bookmakers, a questo punto, danno per probabile l’adesione di Gavio all’Opa.
Ma che farà, al contrario, Pietro Salini? Nel caso Gavio non aderisca all’Opa “il titolo subirebbe una grave riduzione di liquidità – ha detto lo stesso Salini in un’intervista al Sole 24 Ore – e potrebbero anche crearsi le condizioni per la sospensione della quotazione o il delisting”. Le due società, dunque, dovrebbero procedere separate ma sotto un unico tetto, forti di una situazione finanziaria sostenibile. Meglio per Salini, però, il successo dell’Opa, anticamera della fusione “che è il nostro obiettivo” preceduta, entro giugno, dalla restituzione del prestito ricevuto da Banca Imi e da Natixis per finanziare l’Opa (1,4 miliardi).
Quali prospettive avrà il nuovo campione nazionale? Il limite, almeno per ora, è la concentrazione del business solo nelle grandi opere, mentre la tendenza attuale, è di conglobare anche l’elemento delle concessioni per rendere più stabile la redditività (Astaldi, in conformità con questa linea si è appena aggiudicata un lotto dell’autostrada turca). La gestione Per contro, la fusione darà la possibilità a Salini, che oggi opera in molte aree a rischio come l’Africa e l’Europa dell’Est, di avere accesso ai mercati delle Americhe e dell’Australia con un raggio di attività che copre più di una cinquantina di Paesi.