L’Assemblea Generale del’Onu riconosce alla Palestina il ruolo di “Stato osservatore”, nonostante l’opposizione di Stati Uniti e Israele. Dal 1974 la Palestina era già “osservatore permanente” all’Onu come “entità”, ma ora è diventato “osservatore permanente” in qualità di “Stato non membro”.
La risoluzione è passata con 138 voti a favore, 9 contrari e 41 astensioni. La richiesta all’Assemblea Generale era stata annunciata a inizio settimana dal presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen, con l’ambizione di compiere un primo passo verso la creazione di uno Stato lungo i confini del 1967. A pochi giorni dalle tensioni violente esplose intorno alla Striscia di Gaza, l’occasione ufficiale della richiesta è stata il 65esimo anniversario dell’approvazione dell`Onu del Piano di partizione della Palestina (29 novembre 1947). L’Assemblea Generale non è il primo organo dell’Onu ad aver riconosciuto la Palestina: già l’Unesco, lo scorso settembre, aveva votato a favore.
Il nuovo status della Palestina è arrivato a tre condizioni, secondo quanto riportato dal New York Times: primo, non chiedere l’intervento della Corte penale internazionale; secondo, dichiarare che la strada verso il riconoscimento dello Stato palestinese passa attraverso il processo di pace; terzo, l’impegno ad affrontare un negoziato con Israele senza alcuna condizione.
L’Anp non ha però accolto, almeno ufficialmente, nessuna di queste condizioni. E non a caso il governo di Londra ha optato per l’astensione: “Non hanno accettato le assicurazioni che avevamo suggerito”, ha detto il ministro degli Esteri britannico William Hague. E di voto “controproducente” hanno parlato l’ambasciatrice americana all’Onu Susan Rice e il segretario di Stato Hillary Clinton. Per Washington, il passo compiuto ieri all’Onu crea “nuovi ostacoli sul cammino della pace”.
Molto stizzito anche il commento di Israele: il riconoscimento della Palestina come Stato osservatore non membro dlel’Onu “allontana la pace”, ha detto l’ambasciatore dello stato ebraico alle Nazioni Unite, Ron Prosor.
Confermato, d’altra parte, il sì dell’Italia: davanti all’Assemblea generale, l’ambasciatore Cesare Maria Ragaglini, ha spiegato che l’Italia ha deciso di votare a favore “alla luce dell’approccio costruttivo del presidente dell’Autorità Palestinese Abu Mazen sulla ripresa senza condizione dei negoziati”.