E’ una soluzione praticabile, quella dei Brady bond. Ma non voglio togliere la paternità dell’idea a Luigi Spaventa che ne ha parlato già nel 2008, nel bel mezzo della crisi di Lehman Brothers”. E’ difficile che il professor Spaventa si senta scippato dal collega Marco Onado, già commissario della Consob e tra i padri del testo unico della finanza. Anche perché, ahimè, mille giorni dopo lo scoppio della crisi finanziaria Usa, la novità più rilevante è che l’emergenza si è spostata dall’America verso Est, nella periferia di Eurolandia; in Grecia, in particolare, dove i debiti hanno assunto dimensioni, quasi ingovernabili. “Sì, è vero – commenta Onado – i dati della Grecia sono davvero spaventosi. Inutile illudersi: non riusciranno mai a rientrare”. Non è una prospettiva allegra. Non ci resta che sperare in un intervento da fuori. Tipo quello promesso dai cinesi per il prestito al Portogallo. Non è così? “L’interesse dei cinesi è rassicurante. Ma non sposta i termini del problema, rappresentato dalla sempre minor sostenibilità del debito pubblico in Grecia, Irlanda, Portogallo. Poi la Spagna e, seppur a distanza, la stessa Italia. Dobbiamo partire da questo punto: riuscirà la Grecia a far fronte ai suoi impegni? La risposta è scontata, E’ molto difficile, quasi impossibile”.
La scossa potrebbe venire dalle privatizzazioni. O no?
Si fa presto a dire che va privatizzato il Pireo. Ma bisogna saperlo collocare ad un prezzo conveniente. E non va dimenticato che, una volta ceduto un bene, rinuncio ai redditi futuri che ne posso ricavare.
Le privatizzazioni, insomma, vanno fatte ma non risolveranno il problema. E’ così?
La mia sensazione è che, finora, si sia badato soprattutto a guadagnare tempo. Come, del resto, si tende a fare sempre di fronte ad un debito di difficile riscossione. Ma così il problema rischia di aggravarsi. Perciò s’impone la necessità, sempre più urgente, di trovare una soluzione drastica. Ma, condizione ancor più importante, che sia in grado di garantire la sopravvivenza dell’euro.
Sembra la quadratura del cerchio..,
Si tratta di trovare il punto di equilibrio tra il massimo che il debitore può dare e il massimo che il creditore, in questo caso le banche francesi e tedesche, può concedere. Qui può tornare preziosa l’esperienza dei Brady bond; l’obiettivo è di fornire carta buona, cioè titoli spendibili, alle banche. In cambio beninteso di titoli meno buoni ma ceduti ad un prezzo di mercato assai inferiore al valore facciale. Insomma, da una parte si forniscono i mezzi per ripartire con titoli degni di credito, dall’altro si certifica l’esistenza di una perdita sopportabile.
Sembra facile. Ma sorge un’obiezione: in questo modo si premia l’azzardo morale, con il risultato che l’emergenza si ripeterà da qualche altra parte. O no?
In questo caso deve prevalere il realismo della politica. Del resto, siamo seri: neanche De Sade potrebbe chiedere di più ai greci.
Altra obiezione: chi ci garantisce che il problema non si ripresenti eguale dopo pochi anni?
La realtà è che l’Europa si sta dotando solo ora dei meccanismi necessari per il buon funzionamento del sistema. Buon senso avrebbe voluto che i controlli sul deficit e le sanzioni in caso di inadempienza venissero fissate prima dell’avvio dell’euro. Ma le vie della politica non sempre contemplano il buon senso. Detto ciò, meglio tardi che mai.
Purché ci sia il consenso necessario.
Bisogna saper vender l’idea ai tedeschi. Ma non sarà facil, ne convengo. Rispetto ai Brady bond la situazione è più complessa sul piano politico. Allora il piano faceva capo allo stesso Brady, segretario al Tesoro Usa, chiamato ad afforntare un problema di crediti nei confronti dell’America Latina che riguadava quasi sltano banche Usa. Qui, al contrario, è necessario che l’iniziativa venga presa da un’istituzione comune con un prestigio sufficiente.
Non sarà facile raggiungere l’obiettivo.
Occorre far capire all’opinione pubblica che i vantaggi garantiti in questi 13 anni dall’euro sono stati straordinari.
Anche per la Grecia?
Certamente. Il ritorno alla dracma sarebbe una tragedia. Non ha senso l’esempio dell’Argentina. Per un Paese come la Grecia la prospettiva sarebbe una profonda caduta del reddito. Al contrario, dotare i mercati di strumenti finanziari solidi, a tripla A per intenderci, è l’unica possibilità per rimettere in moto un processo virtuoso di investimenti e, di conseguenza di crescita. Come conviene a tutti.