Babbo Natale non è in vena di regali, in questo venerdì 17 che vede le Borse europee chiudere in rosso (seppur lontano dai minimi di seduta), nel “giorno delle 4 streghe”, così chiamato perché scadono contemporaneamente i future sugli indici, i future sulle azioni, le opzioni sugli indici e le opzioni sulle azioni. Una situazione che aumenta il grado di volatilità, già sostenuto.
L’opening bell è stonata anche a Wall Street, con il settore finanziario ed energetico in netto calo. Oggi arretra soprattutto il Dow Jones (-1,1%), mentre il Nasdaq, penalizzato nei giorni scorsi da una rotazione sui titoli, è sulla parità.
Piazza Affari perde lo 0,64% e riavvolge il nastro fino a 26.611 punti, appesantita da Diasorin -10,83%, letteralmente travolta dalle vendite dopo la presentazione del nuovo piano industriale al 2025. È in verde invece il secondario, dopo le tensioni di ieri a seguito delle decisioni della Bce. Lo spread tra Btp 10 anni e Bund di pari durata scende (-2,37%) a 129 punti base e il rendimento del titolo tricolore arretra a +0,91% (invariato il Bund a +0,38%).
Nell’azionario della zona euro il clima è simile o peggiore a quello milanese: Amsterdam -1,27%; Parigi -1,12%; Madrid -0,82%; Francoforte -0,67%. Fuori dall’area della moneta unica si salva Londra, +0,09%, nonostante la difficile fase politica del premier Boris Johnson.
BANCHE CENTRALI, OMICRON EVERGRANDE: ALCUNI BUONI MOTIVI PER FARE CASSA
Le ragioni di apprensione sui mercati non mancano, mentre ci si avvia verso le festività natalizie e dopo i lauti guadagni messi a segno dagli investitori nei mesi scorsi.
In particolare, le banche centrali hanno cominciato a cambiare passo, anche se si stanno muovendo in ordine sparso. Fed e Bce sembrano compatte nella scelta di mettere fine agli stimoli pandemici, ma divise sulla previsione di un rialzo dei tassi, che dovrebbero essere tre negli Usa il prossimo anno, a partire da maggio, mentre in Europa un rialzo nel 2022 “sembra improbabile” seppur non impossibile.
Ad alimentare la volatilità, a parte il giorno delle 4 streghe, è poi la variante Omicron, sui cui si continua a sentire tutto e il contrario di tutto in quanto a gravità; in quanto a contagiosità invece pare che non ci siano dubbi e che la sua velocità sia supersonica. La mutazione è già dominante in Scozia, la Gran Bretagna aggiorna quotidianamente un record di contagi e la Danimarca per arginare la diffusione chiude cinema e teatri per vaccinati e no. In Italia da lunedì 4 regioni passano in zona gialla. Si dice che tre vaccini proteggano, eppure l’Unione Europea ha ordinato 180 milioni di dosi Pfizer specifici contro le varianti.
Brutte notizie sono arrivate poi in mattinata dal fronte asiatico, per il colosso immobiliare Evergrande. S&P Global Ratings ha dichiarato infatti insolvente la società, da tempo al centro dell’attenzione internazionale per il fortissimo indebitamento, che la mette a rischio default e che potrebbe avere un impatto rilevante sull’economia cinese. L’agenzia ha tagliato il rating a “default selettivo” per il mancato pagamento delle cedole entro la fine del periodo di grazia (a inizio dicembre), cosa che potrebbe innescare inadempienze incrociate sui 19,2 miliardi di dollari di debito. S&P ha anche ritirato il suo rating sul gruppo, su richiesta di Evergrande.
INFLAZIONE: MASSIMI STORICI A NOVEMBRE
L’inflazione continua a manifestarsi in tutta la sua forza nella zona euro, toccando a novembre i massimi storici, anche se oltre metà dell’incremento è dovuto ai prezzi energetici.
Eurostat conferma che l’inflazione nei 19 paesi dell’area è aumentata al 4,9% su base annuale, in linea con le precedenti stime. Su base mensile, l’espansione è stata rivista al ribasso allo 0,4% dallo 0,5%. Escludendo la componente volatile dei prezzi energetici e dei prodotti alimentari non processati – una misura definita dalla Bce anche come inflazione ‘core’ – i prezzi sono avanzati dello 0,1% su base mensile e del 2,6% su base annuale.
Il morale delle imprese tedesche intanto è calato per il sesto mese consecutivo, con la maggiore economia europea fiaccata dalle difficoltà negli approvvigionamenti e dalle restrizioni dovute al coronavirus, secondo quanto mostra un sondaggio pubblicato oggi.
L’istituto Ifo ha detto che il suo indice sul clima economico è calato a 94,7 dal dato rivisto di novembre di 96,6. Un sondaggio Reuters tra gli analisti aveva indicato un dato di dicembre di 95,3.
PETROLIO IN RIBASSO
Il ritorno in primo piano della pandemia frena il petrolio. Oggi sono in calo i future di Brent e Wti, rispettivamente dell’1,8% a 73,67 dollari al barile e dell’1,65% a 71,20 dollari al barile.
DOLLARO IN RIPRESA E ORO IN FRAZIONALE RIALZO
Dopo i recenti cali è in ripresa il dollaro, il cui indice sale dello 0,35%. Arretra l’euro, dopo la fiammata di ieri, a seguito delle decisioni della Bce. La moneta unica tratta in ribasso e il cambio si muove intorno a 1,273.
Si apprezza frazionalmente l’oro e lo spot gold si muove oltre 1803,30 dollari l’oncia.
RIALZI E RIBASSI A PIAZZA AFFARI
Il principale listino milanese si allontana nel finale dai minimi di seduta.
Tra i titoli in processo ci sono Amplifon +2,04% e Atlantia +1,14%.
Leonardo +0,96% si conferma in fase positiva nell’attesa della cessione delle controllate Oto Melara e Wass, grazie anche alla disponibilità del governo nel sostenere il coinvolgimento di Fincantieri (-3,11%) nell’acquisto degli asset.
RECUPERANO LE UTILITY: ENEL BRILLA
Poco mossa Telecom +0,16% nel giorno dell’addio dell’ex ad Luigi Giubitosi, che esce anche dal cda del gruppo. Il manager, scrive l’Ansa, ha trovato un accordo con la società che rispetta quanto previsto dal contratto, incluse le manleve, ma senza ‘maxi’ buone uscite (come ipotizzavano delle indiscrezioni nei giorni scorsi). Il passo indietro è maturato nello spirito della lettera con cui aveva spiegato la rinuncia alle deleghe da amministratore delegato e da direttore generale.
Sono miste le banche. Unicredit ritrova il segno più, e chiude con un rialzo dello 0,46%.
Affonda invece Intesa -1,65%.
Piatta Bper, -0,17%, all’indomani della riunione del Fitd che ha respinto la proposta avanzata dall’istituto emiliano per Carige perché la richiesta di una ricapitalizzazione preventiva da un miliardo non è conforme alle norme statutarie del Fondo. L’incertezza sul deal pesa maggiormente su Carige, -7,19%.
Timida Mps +0,13%, il cui cda dovrebbe aver esaminato il piano industriale da sottoporre al Mef prima di avviare le trattative con la Ue per la concessione di una proroga alla dismissione della quota del Tesoro.
Nella parte bassa del listino Diasorin archivia una seduta da dimenticare, con gli investitori in fuga per un piano industriale al 2025 che prevede una crescita dei ricavi nel 2022 più debole delle attese, a causa del forte calo del fatturato legato al business dei tamponi per il Covid, e obiettivi al 2025 di marginalità leggermente inferiori alle stime degli analisti.
Sono in profondo rosso anche Finecobank -3,92%; Prysmian -1,99%; Stellantis -2,61%; Exor -1,53%.