Domenica 20 e lunedì 21 maggio, in 118 Comuni italiani, poco più di 4 milioni di cittadini saranno chiamati alle urne per scegliere, tramite ballottaggio, uno dei due candidati sindaci che hanno ottenuto il maggior numero di voti al primo turno. I seggi saranno aperti domenica tra le 8 e le 22 e lunedì tra le 7 e le 15, termine dopo il quale inizierà lo scrutinio.
Il primo turno ha già provveduto a fornire alcune indicazioni sull’attuale sentimento politico degli italiani, con il Pdl che zoppica vistosamente, la Lega che cerca in qualche modo di passare la nottata e il Pd che sostiene sempre il candidato sbagliato, ma che in fondo dimostra una discreta tenuta, oltre al boom del Movimento 5 stelle.
Ulteriori indicazioni le fornirà questo secondo turno, in particolare nei 19 capoluoghi ancora in ballo, tra cui spiccano, per dimensioni ed importanza strategica, Genova, L’Aquila, Parma e Palermo.
GENOVA– Qui la situazione sembra essere piuttosto delineata. Il candidato della sinistra Marco Doria, sostenuto da Sel e uscito vincitore dalle primarie del Pd, impostate dai vertici del partito col consueto autolesionismo, ha ottenuto, infatti, una larghissima maggioranza (il 48,5%) già al primo turno e non dovrebbe temere, dunque, la disperata ricorsa di Enrico Musso del Terzo Polo, che si è attestato sul 14,8%.
Sarà importante, comunque, dando come cosa fatta la vittoria di Doria, valutarne l’entità, in attesa di capire se e come i risultati delle primarie del centrosinistra, non solo a Genova, potranno cambiare qualche equilibrio interno alla coalizione. Un folto astensionismo potrebbe infatti delegittimare il suo successo, così come un margine troppo risicato rispetto al suo avversario.
L’AQUILA– La sfida, nel capoluogo abruzzese, dovrebbe invece essere più serrata. Il sindaco Cialente del Pd, che ha dovuto affrontare il terremoto e le prime ricostruzioni, con tutto quello che ciò, politicamente, può comportare, ha chiuso il primo turno con il 40% delle preferenze e dovrà vedersela con Giorgio De Matteis, sostenuto dall’Udc, che ha ottenuto il 29,1% dei voti, ma che potrà, con tutta probabilità, contare sull’8,2% che nel primo turno era andato al candito del Pdl Properzi.
PALERMO– Quello del Pd, nel capoluogo siciliano, ha tutta l’epitome del suicidio perfetto. Le primarie hanno sancito che tra il candidato scelto dai vertici del partito, Rita Borsellino, e quello voluto dalla sua anima siciliana, Fabrizio Ferrandelli, fosse quest’ultimo a vincere, con tanto di coda al veleno riguardo a presunti brogli.
A quel punto Leoluca Orlando, che aveva sostenuto la Borsellino, ha deciso, per usare un espressione dai rimandi vagamente luttuosi, di scendere in campo, con l’Italia dei valori, ottenendo il 47% al primo turno. I quasi trenta punti percentuali che lo distanziano proprio da Ferrandelli sono un margine di enorme sicurezza, a cui si aggiunge il sostegno di buona parte del Pdl che, dal canto suo, vista lo sfascio della propria credibilità operato dalla gestione Cammarata, ha dimostrato, candidando Massimo Costa, di non volerci neanche provare.
Dopo De Magistris a Napoli, l’Idv si avvia, dunque, ad avere un suo sindaco in un’altra delle grandi città del Sud Italia.
PARMA– Anche qui il centrodestra, travolto dagli scandali e dagli arresti dell’amministrazione Vignali, aveva ben poche chanches, ma la vera notizia è un’altra, il fatto, cioè, che ad avversare il candidato del centrosinistra Bernazzoli, che ha chiuso il primo turno con il 39,5% delle preferenze, sia il grillino Federico Pizzarotti, che ha totalizzato il 19,5% dei voti e che ha evitato, dando seguito nei fatti al diktat del capo, qualsiasi faccia a faccia sui programmi col suo rivale.
Secondo alcuni sondaggi Pizzarotti, che ha ricevuto anche l’appoggio del Pdl, potrebbe addirittura vincere, al secondo turno, regalando al movimento di Beppe Grillo il primo sindaco in un capoluogo di provincia.