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Olio: il Lazio avanza nel panorama delle eccellenze nazionali

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Il Lazio enogastronomico rialza la testa. E si pone sempre più a livello di altre regione italiane più quotate e blasonate dal punto di vista alimentare come Toscana e Piemonte. Dopo il vino, con casi di eccellenza qualitativa come  quelle delle aziende vitivinicole  di Castel de Paolis , Santarelli e Cantine Sant’Andrea, per fare qualche esempio, anche il Lazio oleico emerge con produzioni di tutto rispetto e con novità aziendali.

La produzione dell’Olio Extravergine di Oliva nel Lazio ha origini antichissime: dagli etruschi che piantarono le prime piante d’olivo nella Tuscia agli antichi romani che ne svilupparono la coltivazione e la produzione dell’Olio Extra Vergine di Oliva nella Sabina a nord di Roma e nella Ciociaria a sud di Roma. Attualmente l’Olio Extra Vergine di Oliva nel Lazio viene prodotto in oltre 350 frantoi con delle eccellenze che hanno ottenuto riconoscimenti e premi in tutto il mondo.

Sono due i grandi segmenti da tenere a mente – ha scritto Michela Becchi sul Gambero Rosso – quando si parla di olio laziale: Nord e Sud di Roma. A Sud, c’è la Dop Colline Pontine, nella provincia di Latina, dove la cultivar protagonista è l’itrana, caratterizzata dal sentore netto e deciso di pomodoro con la sua foglia, erbe aromatiche e una sferzante nota di mela verde. Nella parte settentrionale, invece, culla dell’olivicoltura della Roma Antica e fra le prime are dell’Italia centrale a conoscere l’ulivo, due denominazioni: Dop Sabina e Dop Tuscia. Nel rietino, sono la carboncella dalle nuance di erbe aromatiche, mandorla e carciofo, il balsamico frantoio e la raja, tutta erba tagliata e mandorla amara, a farle da padrone. Nel viterbese, regina indiscussa è la caninese, con sentori vegetali, amara e piccante, insieme alla rosciola. Varietà a parte, il Lazio continua a confermarsi una regione sempre più interessante, anche se la produttività dell’ultimo anno si è rivelata piuttosto varia e scostante: inarrestabile la crescita delle Colline Pontine, superiori anche per l’ottimo rapporto qualità/prezzo, non sono da meno le eccellenze nelle altre due zone, dove però si è registrato un incremento qualitativo meno marcato.

Nell’ambito di una nuova presenza protagonista dell’olioextravergine d’oliva del Lazio nel panorama olivicolo nazionale, va segnalato il caso delle Antiche Terre Pacella, azienda olivicola della Ciociaria che da alcuni anni si impone ai critici di apprezzate guide di settore. Nel 2019 l’impresa di Sgurgola (Frosinone)  fa il  bis con il massimo riconoscimento assegnato dalla Guida Oli del Gambero Rosso conquistando le Tre Foglie dopo quelle ricevute nel 2018.  L’azienda, presente per il 2019 anche nella guida oli di Slow Food e in quella “Ai Sapori e Ai Piaceri Ciociaria 2019” de la Repubblica. È in procinto di diventare presidio Slow Food.

L’azienda Antiche Terre Pacella (www.oliomontilepini.it), con una superficie olivata alle pendici dei Monti Lepini (versione ciociara della catena montuosa laziale a cavallo tra Frosinone, Latina e Roma) e il claim Il Made in è assicurato produce extravergine 100% made in Italy mediante la raccolta delle varietà Itrana, Leccino, Rosciola, Frantoio, Moraiolo.

Il prodotto oleico Antiche Terre Pacella è articolato in un multicultivar ed in un “Itrana 100%”. Le produzioni oleiche, da certificazione di analisi di laboratorio, hanno un valore dell’acidità inferiore allo 0,8%, parametro che consente di rientrare nella classificazione dell’extravergine. Il prodotto è ottenuto con una spremitura a freddo, in modo da garantire intatto il valore organolettico e nutritivo. E’ di densità media, più o meno velato, di colore giallo verde, con profumo intenso di oliva. Il sapore è fruttato medio con una trama aromatica caratterizzata da energetiche mance di pomodoro leggermente maturo ed erbe aromatiche. L’abbinamento perfetto è con la caprese. Quanto invece ai numeri di produzione la nuova campagna olearia 2018-19, nonostante e difficoltà registrate a livello nazionale, è stata di qualità eccellente  con caratteristiche organolettiche di tutto rispetto al contrario dell’andamento di raccolta nel resto d’ Italia.
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