Non ci sono solo Bolt e la Giamaica a stupire in questi Giochi. A tenere testa alle superpotenze Usa, Cina e Russia, oltre alla padrona di casa Gran Bretagna vincitrice di 3 ori in una sera, c’è un’intera area del pianeta, a metà tra Stati Uniti e Sudamerica e proprio intorno all’isola che ha dato i natali ai fenomeni della velocità, che rischia seriamente di spostare la geografia dell’atletica leggera.
Anzi, lo sta già facendo, nella velocità ma non solo: arrivano dal Mar dei Caraibi, e dai suoi microscopici Stati e isolette, ben 11 medaglie finora, di cui 4 d’oro, che proiettano virtualmente questo piccolo angolo di pianeta addirittura al primo posto del medagliere dell’atletica. Davanti agli Stati Uniti fermi a 9 (2 ori) e a Russia e Cina, con solo un oro a testa.
Passi per gli ormai acclarati (e non è finita qui) trionfi giamaicani, e per il gran ritorno del dominicano Felix Sanchez, già olimpionico ad Atene 2004 nei 400 metri ostacoli, il “Caribe” sta scrivendo qui a Londra, proprio a casa dei suoi principali colonizzatori, una vera e propria pagina di storia. La finale dei 400 piani, oltre a vedere sul podio l’altro dominicano Linguelin Santos (secondo) e il 20enne di Trinidad e Tobago Jehue Gordon (terzo), ha realizzato il sogno del Paese più piccolo ad aver vinto una medaglia alle Olimpiadi: Grenada, 109mila abitanti in soli 344 km quadrati, si è vestita d’oro grazie all’impresa del giovanissimo Kirani James, 19 anni appena e autore di un ottimo 43”94.
Tripletta caraibica, ma non è tutto. E non solo nella velocità. In precedenza, nella 20 km di marcia Erick Barrondo dal Guatemala aveva conquistato una storica medaglia d’argento, la prima medaglia alle Olimpiadi per il suo Paese. Anche Cuba, in attesa di pugili e saltatori, ha portato il suo contributo alla causa con un altro argento nel salto con l’asta femminile, grazie a Yarisley Silva capace di fare meglio della campionessa in carica, la russa Elena Isinbaeva, solo terza. E sempre nella serata magica di Sanchez c’è stata un’altra storica prima volta: Javier Culson, bronzo nei 400 ostacoli, ha regalato a Portorico la prima medaglia olimpica.
L’isola caraibica, da sempre sotto una particolare forma di protettorato degli Stati Uniti, ha finalmente avuto il suo momento di gloria. E con lei, dalla Giamaica al Guatemala, anche altri Stati del Centro America. Isolette e Paesi, chi assetato di rivincita chi meno, che messi insieme probabilmente non raggiungono la popolazione di New York, ma che corrono (finora) molto più veloce di un’intera nazione da oltre 300 milioni di abitanti. Davide contro Golia: non solo partecipando, ma anche vincendo. Chissà come sarebbe contento De Coubertin.