Ora che si sono spenti i riflettori sulle Olimpiadi di Londra, si può fare qualche considerazione sui risultati complessivi. Sebbene di questi tempi l’Eurozona dia di sé un’immagine pericolante, è interessante confrontare i risultati ottenuti dal complesso dei 17 Paesi che hanno scelto di legarsi con una moneta unica. Si tratta di un’area comparabile con i due principali dominatori di queste Olimpiadi: gli Usa e la Cin.
Con 104 medaglie gli USA (46 ori), e 88 la Cina (38 ori), sono queste le due potenze più medagliate. La Russia, con le sue 82 medaglie (solo 24 ori), è stata distanziata, venendo sorpassata in termini di ori anche dalla Gran Bretagna (ben 29, su un totale di 65 medaglie), che pure, come sostengono il nostro Cammarelle e molti altri atleti non britannici, qualche aiutino l’avrebbe avuto.
I numeri ci dicono che l’Eurozona raccoglie 330 milioni di abitanti, del tutto paragonabile con gli USA (314 milioni) anche se meno di un quarto dei 1.342 milioni di abitanti che vanta la Cina. In termini di Pil, a valori di mercato non aggiustati per la parità dei poteri d’acquisto, l’Eurozona si colloca a circa 13 trilioni di dollari, contro i 15 degli Usa e i 7 della Cina. Si tratta quindi di tre aree abbastanza comparabili.
E il confronto conferma che l’Eurozona nel suo insieme non sfigura per niente. Anzi, con 168 medaglie complessive, surclassa sia gli Usa che la Cina, sebbene appena 41 di quelle medaglie siano del metallo più prezioso. Quindi, in termini di ori, l’Eurozona s’inchina agli USA e supera la Cina solo di poco. Ma i confronti, per essere più precisi, si sa, vanno fatti rapportandoci a qualche cosa.
Se calcoliamo il numero di medaglie per 100 milioni di abitanti, l’Eurozona risulta stratosferica, toccando il numero di 51,0, ben maggiore delle 33,2 degli Usa e ancor più delle 6,6 della Cina. E anche il numero di medaglie per trilione di dollari di Pil è assai confortante: 12,7 per l’Eurozona, contro 12,1 per la Cina e appena 6,9 per gli Usa (vedi grafico).
Questa immagine di forza dell’Eurozona si indebolisce un po’ se anziché guardare al totale delle medaglie conquistate ci si concentra sulle sole medaglie d’oro. In questo caso, l’Eurozona si colloca al di sotto degli Usa, ancorché ben al di sopra della Cina se ci rapportiamo alla popolazione (rispettivamente 12,4 medaglie d’oro per 100 milioni di abitanti per l’Eurozona, 14,7 per gli USA e 2,8 per la Cina) e, pur superando marginalmente gli Usa, molto al di sotto della Cina in termini di Pil (rispettivamente 3,1, 3,0 e 5,2 medaglie d’oro per trilione di Pil).
Un altro aspetto già notato per l’Eurozona è la bassa proporzione di medaglie d’oro in rapporto alle medaglie totali, una sorta di “sindrome del secondo” (o del terzo). In effetti, la percentuale è del 27,0 per l’Eurozona, contro il 43,2 della Cina e il 44,2 degli Usa. Tra le tre posizioni disponibili sul podio, l’Eurozona sembra avere una spiccata propensione all’argento (37,8 per cento, contro 30,7 per la Cina e 27,9 per gli Usa) e, sia pur un po’ di meno, al bronzo (35,1 per cento contro 27,9 per gli USA e 26,1 per la Cina).
Ma come si sono comportati i vari membri dell’Eurozona? Si ottengono indicazioni parzialmente difformi a seconda che guardiamo al numero di medaglie totali per 100 milioni di abitanti ovvero per trilione di Pil. Consideriamo solo i cinque Paesi più grandi: Francia, Germania, Italia, Olanda e Spagna. È l’Olanda a risultare astronomica con le sue 119,8 medaglie per 100 milioni di abitanti. Tra gli altri vi è una certa supremazia della Germania (54,1) rispetto alla Francia (51,8) e ancor più all’Italia (45,8), ma la più distaccata è la Spagna (solo 36,2).
Però, se confrontiamo i cinque Paesi rapportando le medaglie al PIL l’immagine che emerge è diversa. A parte l’eccellenza dell’Olanda, che risulta confermata con 23,8 medaglie per trilione di PIL, Germania e Francia sono sostanzialmente alla pari (12,3 e 12,2), l’Italia è leggermente migliore (12,7) e anche la Spagna (11,4), pur essendo ancora ultima, non è poi così distante (Fig. 5).
E cosa si può dire dei cinque Paesi in termini di “sindrome del secondo” (o del terzo)? La figura 6 riporta le percentuali di medaglie d’oro, d’argento e di bronzo sul totale per ciascuno dei Paesi considerati. In effetti, ci sono indicazioni interessanti. Mentre la percentuale di ori è vicina a 1/3 per Francia (32,4) e Olanda (30,0) e solo di poco inferiore per l’Italia (28,6), essa si colloca a 25,0 per la Germania e addirittura a 17,6 per la Spagna.
In conclusione, l’Eurozona è una realtà eccezionale anche nello sport. L’unica pecca, a volerne trovare una, è quella che abbiamo definito “sindrome del secondo”. Naturalmente, si è ben consci che questa sindrome dipende da tanti fattori. Però, visto che c’è stato bisogno del “fiscal compact”, del “growth compact” e del “banking compact”, non è che ci servirebbe anche uno “sport compact”