Cala il sipario sulle Olimpiadi di Tokyo 2020. Per la prima volta nella storia dei Giochi moderni, guerre a parte, le abbiamo aspettate per 5 anni e non 4: questo avvicina la prossima edizione di Parigi, che sarà solo tra tre anni, e soprattutto ha offerto una inedita quasi concomitanza con le Olimpiadi invernali, che per la prima volta si terranno nell’inverno immediatamente successivo a quelle estive. Per la precisione tra 6 mesi a Pechino, che diventerà la prima città della storia ad ospitare sia una edizione estiva (2008) che invernale. Ma prima bisogna fare i complimenti al Giappone: la pandemia ha rinviato di un anno l’evento sportivo più atteso del pianeta e ne ha complicato non poco l’organizzazione. Ma grazie ai vaccini e a un protocollo esemplare, il Covid non ha praticamente influito sul normale decorso delle gare. Sicuramente non ha condizionato la spedizione italiana, che ha raggiunto un risultato storico e forse irripetibile: l’unico caso di contagio tra gli atleti azzurri, quello di Bruno Rosetti nel canottaggio, non ha impedito alla sua imbarcazione di cogliere il bronzo e all’Italia di raggiungere il record di sempre di medaglie complessive.
Sono state alla fine 40: è la prima volta che raggiungiamo la soglia col “4” davanti e miglioriamo di ben 4 podi le fortunate ma lontanissime edizioni di Los Angeles 1932 e Roma 1960. Grazie a questa performance oltre le aspettative, l’Italia si è confermata nella top ten dello sport olimpico, come ormai avviene da lungo tempo. Abbiamo raggiunto anche la doppia cifra per quanto riguarda gli ori: 10, come non accadeva dall’edizione di Atene 2004, che seguiva Atlanta 96 e Sidney 2000 con 13 ori. Il record di primi posti rimane quello di Los Angeles 1984, che però – va ricordato – fu una delle Olimpiadi del boicottaggio, con tutto il blocco sovietico che rinunciò a partecipare, in piena Guerra Fredda. A Tokyo invece la competizione era massima, e più globale che mai: sono andati a medaglia 94 Paesi, c’è anche stata la prima medaglia della storia per Turkmenistan, San Marino (addirittura tre, come l’Argentina) e Burkina Faso. Sette Paesi hanno migliorato il loro record di medaglie: oltre all’Italia, anche Brasile, Taipei, Nuova Zelanda, Giappone, Turchia e soprattutto Olanda, che irrompe nella top ten, all’interno della quale è il Paese migliore in proporzione al numero dei suoi abitanti, appena 17 milioni. Ottima anche l’Australia che finisce quinta con 17 ori su 25 milioni di abitanti.
La migliore spedizione europea è però quella della Gran Bretagna, che accarezza il podio con 22 ori e 65 medaglie totali, mentre rispetto al passato e alle aspettative deludono Francia e soprattutto Germania: i transalpini hanno chiuso con gli stessi ori nostri ma 7 medaglie in meno, mentre la delegazione della prima economia europea si è fermata a 37 podi, ma veniva dai 42 di Rio 2016, con ben 7 ori in più conquistati. Il medagliere viene vinto, stavolta in extremis, per la settima edizione consecutiva dagli Stati Uniti, che bruciano la Cina per un oro. Gli States salgono a 1.061 ori sommando tutte le edizioni olimpiche: il numero più alto di tutti, l’unico Paese di cui è risuonato l’inno per più di 1.000 volte dal 1896. Risultato eccellente nonostante il mezzo flop dell’atletica, soprattutto nella velocità maschile, dove l’oro individuale dei 100 metri manca da Atene 2004 e quello della staffetta 4×100 addirittura da Sidney 2000. Stavolta le due gare più importanti dei Giochi le ha vinte l’Italia, contro ogni pronostico, grazie all’exploit di Marcell Jacobs, che si è ripetuto con la staffetta insieme ai compagni Lorenzo Patta, Fausto Desalu e Filippo Tortu. L’Italia non era mai andata così bene nell’atletica leggera: 5 medaglie, tutte d’oro, secondo posto nel medagliere di specialità dietro agli Usa e davanti a Kenya e Giamaica.
Da Rio 2016 l’atletica tornò addirittura senza nemmeno una medaglia, mentre a Londra 2012 ci fu solo un bronzo. L’ultimo oro risaliva al 2008 con Alex Schwazer nella marcia 50 km. Stavolta la marcia ne ha portati ben due, la 20 km maschile con Massimo Stano e quella femminile con Antonella Palmisano. E poi l’oro nel salto in alto di Gianmarco Tamberi, primo italiano dai tempi di Sara Simeoni, che lo vinse a Mosca 1980. La grande soddisfazione dell’Italia è stata proprio questa: oltre al record numerico di medaglie, siamo stati finalmente protagonisti nelle gare importanti, compreso il nuoto che ha portato 6 medaglie, anche se senza nessun oro. Sono andate invece meno bene le discipline storiche come la scherma (comunque 5 podi ma senza ori, non capitava dal 1980) e il tiro. A Rio metà delle medaglie d’oro (4 su 8) arrivarono solo dal tiro, una disciplina rispettabile ma senza dubbio “minore” rispetto all’atletica, che invece a Tokyo ha a sua volta contribuito alla metà degli ori totali azzurri (5 su 10): una bella differenza, come biglietto da visita. I presupposti in parte c’erano, visto che la stessa spedizione dell’atletica era da record: 76 iscritti alle gare, mai così tanti, così come non erano mai stati così tanti, 385, i partecipanti italiani in tutte le discipline.
Con una gradita novità: la partecipazione femminile. Su 385 atleti iscritti in 36 discipline, 186 erano donne. La metà, così come le donne erano la metà dell’intero Villaggio Olimpico: il 49%, la percentuale più alta di sempre, meglio del 45% di Rio 2016 e imparagonabile col 2% di Parigi 1900 ma anche col 13% della precedente edizione disputata a Tokyo, nel 1964. Per l’Italia questa è stata anche l’Olimpiade delle donne: l’addio onorevole di Federica Pellegrini, che diventa membro Cio votata dagli atleti di tutto il mondo, ma soprattutto 16 medaglie, compresa quella storica di Irma Testa nel pugilato, prima italiana di sempre sul podio a cinque cerchi. Infine, l’Italia chiude Tokyo 2020 con un altro record: siccome lo sport è una professione, non va dimenticato l’aspetto economico e siamo proprio noi il Paese più generoso di tutti nel ricompensare gli atleti medagliati. In tutto, il Coni erogherà ai vincitori dei 10 ori, 10 argenti e 20 bronzi bonus per circa 9 milioni di dollari complessivi, superando persino gli Usa, che di ori ne hanno portati a casa il quadruplo e di medaglie totali quasi il triplo, ma ai loro eroi riconoscono “solo” 7,84 milioni di dollari. Poi c’è la Francia con un jackpot da 6,5 milioni, seguita da Ungheria, Giappone, Spagna.
L’assegno più alto per la singola medaglia d’oro lo staccava Singapore: 738.000 dollari. Altri Paesi invece, tra cui la Cina, non comunicano i bonus, mentre altri ancora non ne prevedono: tra loro Gran Bretagna, Nuova Zelanda, Norvegia e Svezia. Ma evidentemente gli stimoli arrivano lo stesso, visti i risultati eccellenti.