È estate. L’estate di un anno olimpico. Questa volta, ed è la terza, tocca a Londra. Tutto è pronto (o quasi) e, tra qualche giorno, circa 17.000 atleti di 205 nazioni si riuniranno al cospetto della Regina Elisabetta II per competere in 38 discipline (trovate un po’ di dati qui).
Cosa c’entra parlare di Olimpiadi su un blog economico-finanziario? Beh, il fatto che l’economia tragga un beneficio, almeno temporaneo, dai giochi olimpici è noto. Gli economisti si aspettano, infatti, che il PIL UK faccia un rimbalzino nel terzo quarto, proprio grazie a questa manifestazione.
Ma proviamo a fare un altro ragionamento. Possono i Giochi, o meglio le vittorie, avere anche una spiegazione economica?
Sembrerebbe di sì. Ho trovato un’interessante ricerca del team che si occupa di Economics, FI/FX & Commodity Research di UniCredit che, per alleggerire un po’ le pene sui mercati finanziari, ha deciso di “modellizzare” i risultati olimpici e produrre delle previsioni per il medagliere di Londra 2012. La ricerca è molto ampia e si basa su una lunga serie di paper che non cito, ma che sarò lieta di indicare a chi vuole approfondire (mandateci una mail a ilblog@adviseonly.com).
La ricerca parte da un campione di 130 Paesi (per riuscire ad analizzare un numero di eventi statisticamente rilevante) e osserva gli anni che vanno dal 1952 (Helsinki) al 2008 (Pechino).
Non si tratta di capire quali atleti siano più forti: in questo caso le determinanti prime del successo sono madre natura, la fatica, l’impegno e purtroppo a volte l’utilizzo di “integratori” non ortodossi. L’obiettivo della ricerca è prevedere quali Paesi faranno man bassa delle medaglie e perché.
Tassonomia del vincitore: le variabili esplicative
Oltre alle caratteristiche del DNA degli abitanti di un Paese, alla base del successo nei Giochi Estivi ci sono anche fattori sociali, finanziari ed economici. Le variabili più importanti identificate dal team di Unicredit sono molteplici.
- La dimensione della popolazione: la probabilità di avere più talenti in un Paese è più alta se il numero di persone è più elevato, ma ci sono delle eccezioni; per i Paesi più poveri la relazione tra medaglie olimpiche e popolazione è decisamente debole.
- Le risorse finanziarie, o meglio il PIL pro capite o le spese governative dedicate allo sport: cure mediche, strutture sportive d’avanguardia, fondi per gli allenamenti, per il mantenimento degli atleti e del loro entourage, ecc… sono molto importanti per “coltivare e far crescere” i talenti di una Nazione; i Paesi più poveri, sebbene molto più popolosi e dunque potenzialmente più ricchi di atleti dotati, spesso non si possono permettere di mantenere le infrastrutture per selezionare e far sbocciare i probabili futuri “ori” olimpici, tendendo a dedicarsi ad un numero limitato di discipline e, tra le tante, scelgono quelle meno costose1
- Effetto “playstation”: si nota un legame progressivamente decrescente oltre certi livelli di reddito; i giovani di Paesi più ricchi sono distratti da attività casalinghe e meno faticose dell’esercizio fisico.
- Vantaggio del Paese ospitante “home bias”: se da un lato la pressione psicologica dovrebbe pesare maggiormente sugli atleti che “giocano in casa”, dall’altro l’entusiasmo ed il maggior supporto dei tifosi è un fattore statisticamente molto importante nella spiegazione ex post dell’attribuzione delle medaglie.
- Economie di mercato pianificato centralmente: gli ex baluardi del Comunismo hanno raccolto nella storia delle passate Olimpiadi un grande numero di medaglie; senza far andare la mente alle povere atlete barbute della ex Germania Est, l’idea sottostante alla capacità esplicativa di questa variabile è che un successo sportivo davanti al Mondo incrementa il prestigio internazionale e consolida la fiducia dei cittadini verso il Governo centrale, facendo sì che gli investimenti stanziati per lo sport in questi Paesi siano stati sempre molto elevati.
- Persistenza: i successi olimpici non sono meteore, spesso una Nazione che produce molti atleti d’élite in un’edizione dei Giochi rimane in testa alla classifica anche nella successiva; da un lato è ovvio che un giovane atleta abbia performance di altissimo livello per un periodo che copre almeno due edizioni, poi molti giovani sono affascinati dal successo nelle discipline olimpiche e si appassionano, ampliando così il bacino di potenziali talenti, ed infine gli investimenti nello sport hanno la coda lunga, producono cioè risultati nel medio termine.
Il modello ed i risultati
Il modello di Unicredit considera 6 variabili per regredire e spiegare la quota di medaglie olimpiche attribuita ad un Paese, e stima l’equazione sul campione citato. Le variabili, come spiegato in precedenza sono: popolazione, PIL pro capite, quota di medaglie nelle precedenti edizioni, Paese ospitante / prossimo Paese ospitante, economia controllata.
I risultati della regressione mostrano come un incremento dell’1% della popolazione o del GDP contribuiscono ad incrementare rispettivamente dello 0,3% e dello 0,4% lo share di medaglie, con una significatività molto elevata. Il fatto di essere un Paese ospitante, o di aver guadagnato un ampio numero di medaglie in passato hanno un ampio potere esplicativo dello share di medaglie vinte.
Londra 2012
Dunque, sulla base degli ultimi dati disponibili per popolazione, pare che la distribuzione delle medaglie non sarà troppo dissimile rispetto ai risultati di Pechino 2008, con la Cina che dovrebbe classificarsi ancora seconda dietro agli Stati Uniti. Interessante l’incremento del medagliere per la Gran Bretagna che, soprattutto grazie allo status di Paese ospitante, potrebbe guadagnare 21 medaglie in più rispetto alla passata edizione.; in ultimo il Brasile che, grazie alla situazione macroeconomica e al fatto che sarà il prossimo Paese ad ospitare i Giochi, si vede attribuire dal modello ben 28 medaglie in più.
Beh che dire, ci ritroviamo per verificare il potere predittivo del modello ma intanto godiamoci l’estate ed i Giochi….. ma come sempre Forza Azzurri!!!