L’onda delle liberalizzazioni e privatizzazioni iniziate dopo la caduta del Muro di Berlino potrebbe infrangersi sulle elezioni parlamentari polacche del 9 ottobre. Dall’assetto governativo che uscirà dalle urne dipenderà infatti la spinta liberista che l’attuale premier Donald Tusk, leader del partito di centro destra Piattaforma Civica, ha voluto imprimere all’economia polacca.
Fino a una settimana fa la campagna elettorale a Varsavia pareva monotona. Adesso i sondaggi danno il partito di Tusk in vantaggio con una forchetta compresa tra il 15 e l’1 per cento (dipende dalla percentuale di indecisi rilevati) sul principale partito d’opposizione, i conservatori di stampo cattolico di Giustizia e Libertà, guidati da Jaroslaw Kaczynsky (fratello dell’ex presidente Lech, morto nell’incidente aereo di Smolensk in Russia). La vittoria di Piattaforma civica non è comunque messa in discussione, e Tusk è in predicato di diventare il primo premier a servire il paese per due mandati consecutivi. Ma la coalizione che si formerà dopo il voto avrà un impatto sull’unico paese dell’Unione Europea che ha evitato la recessione in tempi di crisi, e che nel 2011 crescerà al ritmo del 4 per cento (1,2 punti in più della Germania).
“L’opzione migliore – commenta Serena Giusti, ricercatrice dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale di Milano – sarebbe continuare l’alleanza di governo con il Partito del popolo, che, seppure si possa definire conservatore, rimane attento ai temi sociali, e quindi, ad esempio, vedo comunque difficile una radicale riforma delle pensioni. Una coalizione con altre formazioni di sinistra, invece, pone qualche interrogativo in più. Un’intesa con l’Alleanza della sinistra democratica (Sld) è infatti più rischiosa e suo giovane leader, Grzegorz Napieralsky, non ha tenuto finora posizioni concilianti”.
ECONOMIA
Nel 2010 la crescita del paese (3,8 per cento, inferiore solo alla Slovacchia) si è sostenuta per il 50 per cento grazie alla domanda interna, e non c’è motivo di dubitare che la tendenza termini a breve: il Pil pro capite è in crescita e il mercato non è saturo. Uno dei feudi della delocalizzazione europea per eccellenza, ha scalato le classifiche per investimenti diretti esteri, arrivando sesta nella classifica mondiale per attrattività, secondo le statistiche delle Nazioni Unite. (E i campionati europei di calcio 2012, organizzati con l’Ucraina, faranno da ulteriore volano soprattutto alle infrastrutture.) Le esportazioni, dopo una frenata nel 2009, hanno recuperato lo scorso anno registrando un incremento del 10 per cento (il 26 per cento dell’export è diretto in Germania). In questo senso, la forte integrazione con le aziende tedesche e una possibile ricaduta dell’economia leader dell’area euro potrebbe colpire anche Varsavia: i problemi dei vicini europei sono infatti il principale elemento d’incertezza che incombe sul futuro polacco, tant’è che le stime per il 2012 prevedono un rallentamento del ciclo. I conti pubblici fuori controllo di paesi come Grecia, Italia e Irlanda, però, contrastano con la solidità delle finanze pubbliche dell’ex economia sovietica, che registra un debito pubblico al 60 per cento del Pil: inferiore a Germania e Francia. Il deficit, seppure più ridotto di quello inglese, rappresenta invece una delle sfide della compagine di governo, che punta con ottimismo ad arrivare sotto il 3 per cento a fine anno. Altro punto di forza, sottolineato dal premier Tusk, è la capacità di mettere a frutto gli 81,2 miliardi in finanziamenti europei confluiti nelle casse di stato dal 2007 al 2013.
MONETA
“E’ difficile immaginare che la Polonia si unirà all’euro nei prossimi anni. E’ certo che i paesi della moneta unica devono affrontare e superare alcuni dei problemi che attraversano prima che noi polacchi prendiamo questa decisione”. La dichiarazione, che pare una sentenza, è del ministro delle Finanze, Jacek Rostowski. Nel dibattito nazionale la questione dell’ingresso nella moneta unica si è infatti volatilizzata ed è “improbabile che il governo decida di entrare nell’European exchange-rate Mechanism (Erm II; l’ancoraggio al tasso di cambio della valuta nazionale con l’euro) nella migliore delle ipotesi nel 2014-15”, come scrivono gli analisti dell’Economist Intelligence Unit. La preoccupazione degli economisti deriva semmai dalla debolezza della moneta polacca. Da maggio lo zloty si è deprezzato sia contro il Franco Svizzero (16 per cento), valuta rifugio durante i periodi di volatilità sui mercati e in cui sono denominati la gran parte dei mutui in Polonia, sia contro l’euro (5 per cento). Ma è una condizione che non sembra destinata a durare: “In questo frangente – annota nell’outlook di settembre Marcin Mrowiec, capo economista di Bank Pekao (gruppo UniCredit) – è importante notare i fattori che giocano contro un ulteriore indebolimento dello zloty. […] Uno zloty debole stimolerà l’economia, attenuando le preoccupazioni bilancio dello Stato. In secondo luogo, agli attuali livelli lo zloty non rispecchia i fondamentali dell’economia”.
BANCHE
Il sistema bancario della regione centro europea non ha risentito di una vera e propria stretta del credito nell’ultimo biennio, ma alcuni attori principali del mercato sono entrati in difficoltà. Questo ha accelerato in Polonia quello che si prospetta il risiko bancario più interessante d’Europa. Dopo le più recenti acquisizioni della spagnola Banco Santander di Bank Zachodni e di RBI su Polbank, si profila l’ingresso di altri attori internazionali, soprattutto grazie agli spazi lasciati liberi dalle banche più deboli, come quelle portoghesi. La francese Bnp Paribas e le polacche Pko e Pekao, facente parte di UniCredit Group, che detiene il 12,7 per cento delle quote del mercato nazionale, avrebbero già fatto le loro offerte per la portoghese Bank Millennium. Secondo la Reuters, altre sei banche sarebbero interessate. Tra queste anche Intesa Sanpaolo, non ancora presente in Polonia. Voci di mercato raccolte da First Online vogliono l’istituto guidato da Corrado Passera a un buon punto sulla trattativa “con il 20-30 per cento della possibilità”, spiegano fonti bancarie esterne a Intesa, di concludere positivamente la trattativa.