Condividi

Oggi la caldissima assemblea della Bpm: Giarda e Lonardi si sfidano alla Fiera di Milano

Convocata per oggi l’assise della Banca Popolare di Milano – Soci chiamati a votare sulla nomina del consiglio di sorveglianza – Due gli sfidanti: Giarda, supportato dai sindacati; Lonardi, storico rappresentante dei soci non dipendenti – Lotta su indipendenza e redditività – Bonomi punta solo a due posti ma può giocarsi il veto sul consigliere delegato

Oggi la caldissima assemblea della Bpm: Giarda e Lonardi si sfidano alla Fiera di Milano

Stesso set, la Fiera di Milano. Nuovo atto. Per una delle saghe più estenuanti di Piazza Affari. Lo sanno bene i piccoli soci della Bpm in questi anni chiamati più e più volte in assise per possibili fusioni, disfide al vertice, scontri sulla governance. E che oggi si trovano a prendere parte al duello di Natale tra i protagonisti Piero Giarda e Piero Lonardi, con un ruolo da comparsa per Andrea Bonomi e la sua Investindustrial, per quasi due anni alla guida della banca e che dopo aver fallito nel progetto di trasformazione in Spa oggi si è sfilato dalla mischia per il vertice e con la lista 1 punta ai due posti per gli investitori istituzionali (salvo porsi come interlocutore privilegiato per la lista vincitrice con il potere di veto sulla scelta dei nomi per il nuovo cdg).

Il dilemma è sempre quello: cambiare pelle a una delle banche più immobili del sistema italiano. Dopo la crisi, gli scandali, i problemi di governance, un aumento di capitale e un piano industriale in stand by, da qualche parte, ormai, bisogna andare. Tant’è che alla fine, sotto il pressing della Banca d’Italia, della vigilanza, delle indagini e del mercato, si è autosciolto nel 2012 pure il parlamentino delle sigle sindacali, l’associazione Amici della Bpm, che per molti anni ha fatto la parte del leone a Piazza Meda e che non a caso intercettava il 90% delle promozioni nella banca, secondo quanto è emerso lo scorso ottobre da un dispositivo con cui la Consob ha comunicato una multa da 570mila. Il problema però è dove andare. Un braccio di ferro tra le varie anime della banca (i soci dipendenti, i pensionati, gli azionisti istituzionali, i soci non dipendenti) che corre sul filo del voto capitario tipico delle popolari, complicato dalle norme sulle deleghe (cinque per socio) e dal divieto di introdurre il voto a distanza (qui il rinnovamento è stato spedito al mittente proprio nell’ultima assemblea). D’altra parte anche Bankitalia sta ormai per esaurire la pazienza. Tant’è che nelle settimane passate, nella corsa alla formazione delle liste (da cui si è sfilata quella del tandem Mincione-Dini) per la nomina del Cds dimessosi in anticipo, via Nazionale era tornata a intimare che le forze in campo prendessero le distanze da quello che resta dell’Associazione Amici che ancora, attraverso i suoi uomini storici, aveva il potere di influenzare il voto in assemblea. Siamo all’ultimo atto “in indipendenza”?

Da un lato c’è la lista di Piero Giarda professore della Cattolica, candidato alla presidenza del Consiglio di sorveglianza dai sindacati nazionali, che ha messo al centro della sua proposta la redditività, unica strada per, nelle sue parole, “conquistarsi la certezza di rimanere da sola e non perdere il suo Dna di popolare”. Dall’altro Piero Lonardi, che ha passato anni dalla parte dei soci non dipendenti la cui lista è spuntata inaspettatamente dopo il ritiro del tandem Dini-Mincione, che spinge sul concetto di indipendenza, mettendo in guardia dai rischi di una vittoria del concorrente Giarda (che ha più volte respinto le accuse), e attacca i sindacati che “hanno fatto solo i loro interessi e sono tra i maggiori responsabili della situazione in cui versa oggi Bpm”. Avanti soci.

Commenta