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Oggi il “decreto del fare”: bollette elettriche meno care e più credito alle imprese

Il Consiglio dei ministri approva oggi il “decreto del fare”: taglio alle bollette elettriche, più credito alle imprese che investono, semplificazioni burocratiche – Per le pratiche in ritardo lo Stato risarcirà fino a 4mila euro – Sfoltimento delle norme – In bilico la decisione sul commissariamento degli enti locali – Verso nil rinvio dell’Iva

Oggi il “decreto del fare”: bollette elettriche meno care e più credito alle imprese

Oggi è il giorno del “decreto del fare”, che nel pomeriggio arriva al Consiglio dei ministri. Un decreto, il primo di un certo spessore al vaglio del Governo Letta che si propone di rilanciare la crescita e, nello stesso momento, di snellire alcune procedure burocratiche. I punti principali son il deciso taglio alle bollette elettriche e la concessione di maggiori linee di credito alle aziende per investire.

Per quanto riguarda le bollette, la notizia è stata anticipata ieri dal ministro per lo Sviluppo economico Zanonato. Il decreto prevede il taglio da 500 milioni all’anno per le bollette elettriche di cittadini e aziende, “riducendo oneri impropri e rendite” (250 milioni dalla riformulazione delle tariffe Cip6 in base al prezzo del gas, più basso, e altri 250 dal taglio degli incentivi al biocombustibile).

Per quanto riguarda le aziende, invece, e in particolar modo le piccole e medie imprese, il decreto punta, come detto, ad “allentare le difficili condizioni di accesso al credito”, potenziando il fondo centrale di garanzia, in modo da riattivare un canale di finanza agevolata. Si potrà, a questo punto, attivare credito aggiuntivo per circa 50 miliardi in tre anni. Inoltre, grazie alla provvista della Cassa depositi e prestiti, il Governo intende mettere a disposizione 5 miliardi di euro a tassi dimezzati per gli acquisti di macchinari.

Infine le semplificazioni: si va dal tutor d’impresa allo sportello unico per l’edilizia, passando per il Durc che varrà 180 giorni e acquisito d’ufficio dall’amministrazione pubblica, mentre il certificato di sana e robusta costituzione sparirà dalla mggior parte degli ambiti (impieghi sia pubblici che privati), consentendo un enorme risparmio di “carte”.

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