Girandola di incontri tra oggi e domani per Telecom Italia per sbrogliare il nodo Brasile, che attraverso Tim Brasil rappresenta uno dei più importanti motori di crescita del gruppo. Oggi è in agenda un faccia a faccia tra i vertici della controllata Brasiliana e l’Anatel, l’Autorità di vigilanza. Domani la patata bollente verrà gestita direttamente dal presidente di Telecom Italia, Franco Bernabè che incontrerà il presidente dell’Anatel, João Batista de Resende, e il ministro delle Comunicazioni Paulo Bernardo.
Sul tavolo i piani brasiliani di Telecom. L’Anatel chiede infatti a Tim Brasil (ma anche ad altri operatori Claro e Oi) di migliorare il network dopo problemi legati ai servizi sulla rete e reclami dei clienti monitorati per oltre un anno, che l’Autority ha imputato a mancanza di investimenti. “Una base clienti in crescita deve essere accompagnata da più investimenti”, ha detto de Resende. Per questo motivo settimana scorsa ha deciso di bloccare, a decorrere da ieri e fino alla presentazione del piano, la vendita di nuovi piani tariffari idi Tim Brasil in 19 (ma non San Paolo) su 27 Stati del Paese sudamericano (così come ha bloccato le vendite in alcuni stati degli altri due operatori, cinque Oi e tre Claro). Dal canto suo Tim Brasil ha sottolineato che negli ultimi quattro anni ha investito nella rete circa 3 miliardi di reais l’anno e che nei prossimi tre anni ha già previsto investimenti per 9 miliardi di real. Inoltre ha fatto notare di essere l’unica a vendere telefonini “sbloccati”, cioè non obbligatoriamente legati a un operatore, segno che i clienti scelgono di restare con Tim.
Ieri sera il Tribunale di Brasilia ha respinto il ricorso di Tim Brasil contro la decisione dell’Anatel. “Negli ultimi due anni, il peggioramento della qualità dei servizi di telefonia mobile nel paese è evidente e risaputo – ha detto il giudice federale Tales Krauss Queiroz – Non c’è nulla di illegale nella condotta dell’agenzia di vigilanza, la sospensione delle vendite è proporzionale al problema sollevato”. Certo, nella sentenza viene attribuita anche al “potere politico la sua parte di colpa” per l’eccesso di burocrazia che ha rallentato la crescita della rete e si chiede quindi una “soluzione di compromesso, intermedia ed equilibrata che metta insieme gli obiettivi economici delle società di tlc con le aspirazioni dei consumatori” a un servizio di qualità. Così per gli analisti è probabile che Telecom Italia arrivi a una soluzione di compromesso, anticipando parte del piano di investimenti triennali da 3 miliardi di reais l’anno. I mercati sono in attesa dell’esito della partita e il titolo Telecom Italia viaggia prudente in calo dello -1,36% (-2,10% il Ftse Mib).